Psicologia quotidiana
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Il perturbante piacere di leggere

I romanzi, come d'altronde i film, sono sogni di cui il lettore è il sognatore

In questo periodo in cui si sta svolgendo una vita sempre più regolare - ma le previsioni sul prossimo futuro non sono rosee - forte è il desiderio di farci trasportare dalle accoglienti onde estive del piacere.

Tra le tante attività da svolgere in vacanza, una delle più frequenti e appaganti, è la lettura.

I romanzi, come d'altronde i film, sono sogni di cui il lettore è il sognatore.

Sono delle rappresentazioni di scenari interni, delineano quel sottile diaframma che mantiene la differenza tra realtà e fantasia e, nello stesso tempo, consentono l’immersione nel proprio mondo interno.

Nelle immagini che lo scrittore propone possiamo trovare qualcosa di nostro.

Quando un libro riesce a catturare la nostra attenzione è perché l’inconscio coglie un vissuto emotivo che ci riguarda, un “conosciuto non pensato”.

Questo genera una esperienza perturbante perché ci permette di andare verso un qualcosa di non ancora esplorato che, proprio perché separato dalla realtà, viene vissuto in forma attenuata, facendo prevalere dentro di sé l’aspetto esplorativo e di desiderio.

Inoltre, il piacere che deriva dalla lettura ha a che fare con il constatare di non aver perso la capacità di sentirsi affettivamente in contatto con se stessi, concedendosi la possibilità di cogliere aspetti rimossi o negati; di riscrivere brani della propria storia passata dotandole di una spinta rappresentativa nuova.

Come diceva Proust: «Ogni lettore, quando legge, legge se stesso. L'opera dello scrittore è soltanto una specie di strumento ottico che egli offre al lettore per permettergli di discernere quello che, senza libro, non avrebbe forse visto in se stesso».

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