Psicologia quotidiana
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"L’età straniera"

Il suicidio di un ragazzo è una disfatta incontrovertibile. È un fallimento di una intera comunità. La comunità cesenate ha risposto con grande partecipazione e coinvolgimento emotivo volto a “riparare”, a “ricostruire” ciò che questa azione ha frantumato

È di qualche giorno fa la notizia straziante di un ragazzo di 18 anni che si è lanciato contro un treno in corsa nella stazione di Cesena. Il suicidio di un ragazzo è una disfatta incontrovertibile. È un fallimento di una intera comunità. La comunità cesenate ha risposto con grande partecipazione e coinvolgimento emotivo volto a “riparare”, a “ricostruire” ciò che questa azione ha frantumato. La catena umana pensata e realizzata dalla famiglia di Antonio è un gesto commovente, simbolo di ciò che è necessario compiere internamente per poter sanare questo squarcio di dolore in chi rimane.

Molte, troppe giovani vite terminano in un suicidio. Molte altre esitano in tentativi non riusciti. Questi ragazzi appaiono ai clinici che li prendono in cura, come assorbiti in una dimensione atemporale, condensata di emozioni aggrovigliate e ragioni indecifrabili. Shneidman, considerato il padre della suicidologia, sostiene che le cause possano essere molteplici: sociali, familiari, interpersonali. Tuttavia, l’atto suicidario si compie solo quando l’individuo viene sopraffatto da un dolore psichico così intenso, risolvibile, secondo il suo punto di vista, ponendo fine alla propria esistenza.

Questo tormento psicologico definito come “Psychache” racchiude un profondo senso di disperazione, di sconfitta, vergogna. L’adolescente coinvolto in questa dolorosa spirale emotiva ha come obiettivo arrestare il flusso della sofferenza, eliminare il tormento interno.

Cosa si può fare? Sebbene le evidenze scientifiche sostengano che l’atto suicidario non sia ad oggi prevedibile con un grado di certezza tale da poter disporre di metodi di comprovata efficacia per poterlo prevenire, noi adulti possiamo cercare di comprendere meglio questa “età straniera” - come ben definita dalla scrittrice Marina Mander nel suo ultimo romanzo. Possiamo cercare di acquisire una maggiore conoscenza mantenendo nello stesso tempo una idea consapevole di limite e impotenza. L’adolescenza è effettivamente una fase “straniera” della vita che costringe al confronto con parti sconosciute di sé, ancora in crescita. La caratteristica del processo evolutivo dell’adolescente è l’intermittenza. Vi è l’alternarsi di ritirate e successi, di slanci e distruttività, di balzi in avanti e regressioni. Noi adulti siamo un punto di riferimento autorevole, imprescindibile che permette all’adolescente il difficile processo di soggettivazione. Come sosteneva lo psichiatra professor Gherardo Amedei «Un individuo inizia a esistere quando vede che è visto vedere».

Mander, M. (2019) “L’età straniera”. Marsilio, Venezia

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