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Il Covid nel mare di Fake news

Cercasi un vaccino per l'infodemia

Da quando è scoppiata l’emergenza sanitaria, 29 milioni di cittadini, ovvero un italiano su due, hanno trovato sul web e sui social network delle notizie che si sono poi rivelate false. A stilare il bilancio del primo anno di “infodemia”, l’ansiogena bulimia informativa che è dilagata assieme al Covid-19, è il Censis, in un rapporto condotto con Ital Communications appena dato alle stampe (digitali).

La pandemia rappresenta un caso esemplare di come la sovrabbondanza di comunicazione possa generare confusione, disinformazione e autentiche fake news. Forse mai come ora siamo immersi nelle notizie, le attendiamo, le condividiamo, le commentiamo. E il più delle volte senza domandarci da dove vengano né quanto siano attendibili.

Non a caso il primo capitolo del rapporto si intitola: “La pandemia: tanta comunicazione e tanta confusione”. Sulla quantità non ci sono dubbi: i dati rivelano che il 99,4 per cento delle persone adulte ha cercato informazioni sulla pandemia. Sulla qualità, invece, il giudizio è piuttosto negativo, tanto che il 49,7 per cento degli intervistati giudica confusa la comunicazione sul virus e il 34,7 per cento eccessiva.

Se i media, sia vecchi che nuovi, hanno fatto fatica a governare la barca nella bufera scoppiata improvvisa, è interessante vedere a chi si sono rivolti i cittadini per essere informati. Al primo posto troviamo tv, radio e giornali, seguiti a distanza dai canali ufficiali della Protezione civile, dell’Istituto superiore di sanità, del Ministero e delle Regioni, consultati da 26 milioni di persone. Venti milioni di italiani hanno dato fiducia ai social network, altri 5 milioni preferendo siti internet poco conosciuti o non ufficiali. Solo a questo punto entrano in classifica i medici di famiglia, consultati da un italiano su quattro. Seguono amici e parenti, i farmacisti di fiducia e gli insegnanti.

La scorpacciata di informazione vede consolidarsi il ruolo dei media tradizionali, ma conferma anche la tendenza a crearsi il proprio personale palinsesto comunicativo.

Un’informazione fatta di tanti messaggi brevi, spesso contraddittori e poco chiari, tanto da lasciare nell’incertezza su aspetti fondamentali come i tamponi e le modalità di contagio. E di lasciare campo libero al proliferare di bufale e fake news, agenti patogeni per cui vaccinarsi è altrettanto urgente.

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