Roma
A cinque anni di distanza dal suo più grande successo (“Gravity”), il regista messicano torna a Venezia con un film che solo in apparenza risulta più facile rispetto al precedente. Certo, affermare che un film basato sui ricordi della propria giovinezza sia più complicato della messa in scena di un naufragio nell’orbita terrestre appare esagerato anche perché il primo riusciva a coniugare la verosimiglianza degli effetti speciali a un ritratto a tutto tondo dei suoi personaggi.
È peraltro vero che anche “Roma” racconta in qualche modo la metabolizzazione di un lutto, quello del regista bambino e dei suoi fratelli nei confronti del padre medico che li ha abbandonati, come pure quello di un intero Paese - il Messico - che nell’estate del ’71 si trovò a piangere la morte di alcuni studenti uccisi dalla polizia mentre manifestavano il proprio dissenso verso la politica repressiva del governo.
La trama: il film racconta un anno turbolento della vita di una famiglia borghese nella Città del Messico degli anni ’70, attraverso le vicende della domestica Cleo (Yalitza Aparicio) e della sua collaboratrice Adela (Nancy García García), entrambi di discendenza mixteca, che lavorano per una piccola famiglia borghese nel quartiere Roma a Città del Messico.
Una famiglia guidata da Sofia (Marina de Tavira), madre di quattro figli, che deve fare i conti con l’assenza del marito, mentre Cleo affronta una notizia devastante che rischia di distrarla dal prendersi cura dei bambini di Sofia, che lei ama come se fossero i propri.
Il progetto è stato cullato a lungo. Resta lontanissimo dai milionari effetti speciali di “Gravity”, ma regala anche agli occhi (e al cuore) un Cuarón straordinariamente inatteso e autobiografico. Il regista pesca dalla sua biografia e riesce a innescare un racconto di meravigliosa ode al matriarcato, commovente ritratto di una famiglia che prova a resistere alle turbolenze interne ed esterne che la travolgono, affidandosi ciecamente alle sue donne. Una nonna, una moglie, una domestica.
Il regista messicano osserva la quotidianità di questo nucleo familiare in cui solo apparentemente non succede niente, concentrando le proprie attenzioni su piccoli e grandi avvenimenti che semplicemente sprigionano la vita, in tutte le sue drammatiche contraddizioni. Gli uomini cedono come vermi un passo dopo l’altro, sono bugiardi e violenti, tradiscono affetti e promesse. Le donne no. Le donne reggono. E, anche di fronte alla morte, cullano speranze e attese. Da vedere.
Diretto da: Alfonso Cuaròn
In programmazione: Multisala Eliseo (Cesena)