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Brexit: il sogno dell’Impero tra utopia e realtà

Ieri sera in Malatestiana la conferenza sul tema della questione britannica e i suoi risvolti per l’Europa, a cura dell’associazione culturale Geopolis e tratti dal nuovo numero della rivista italiana di geopolitica “Limes”.

Brexit: il sogno dell’Impero tra utopia e realtà

Dopo aver spaziato dall’America al Medio Oriente, affrontando i temi caldi della geopolitica internazionale e le sue conseguenze per l’Italia e la Romagna, prendendo spunto dal nuovo numero della rivista di geopolitica “Limes”, si è svolto ieri sera, mercoledì 12 giugno, nell’Aula Magna della Biblioteca Malatestiana l’ultimo appuntamento prima della pausa estiva incentrato su "Brexit e la questione britannica".

Argomento di certo complesso e spinoso che Federico Petroni, responsabile del “Limes Club” di Bologna e consigliere redazionale del periodico, insieme a Fabrizio Maronta, autore e responsabile delle relazioni internazionali della rivista, hanno presentato da più angolazioni, cercando con intelligenza di illustrare le motivazioni più recondite che hanno portato alla decisione di uscire dall’Europa.
Un atto violento insito nella natura di un popolo che, usando le parole dei relatori: “sta facendo di tutto per evitare il declino anche a costo di una guerra civile”, come nello scontro politico sulla gestione del confine tra Irlanda e Irlanda del Nord.
Partendo dal nome stesso della nazione, Regno Unito, si è ripercorsa la storia di un regno ed un impero che, dissolto formalmente dopo la seconda guerra mondiale, ora tanto unito non sembra più se non nel ricordo e nell’imprinting di una generazione che sogna di tornare ad essere vera potenza mondiale, superando le restrizioni e i compromessi legati al far parte della comunità europea.
Ecco quindi che il vincolo delle leggi e della burocrazia imposti da Bruxelles, unite alla libera circolazione di persone – o, meglio, immigrati - e merci che implica l’adeguarsi ad un cambiamento nella concezione di identità nazionale, sono stati lo strumento e non il fine del Brexit, non a caso declinato al maschile dai relatori.
In risposta al secessionismo paventato dalla Scozia, alle possibili rivendicazioni del Galles e per consolidare la problematica Irlanda del Nord, la risposta del governo conservatore in carica è stata quella di trovare nell’Europa il nemico che non consente all’Inghilterra, centro e motore della ricchezza del paese, di esercitare una posizione predominante nella scacchiera mondiale proprio in virtù del vecchio ruolo di potenza imperiale e dei rapporti ancora esistenti con le ex-colonie.

La decisione se rimanere o lasciare ruoterà perciò tra l’effettiva persuasione nel perseguire il recupero di meccanismi e relazioni per riportare questa nazione ad essere un impero e le dinamiche socio-economiche con le altre nazioni dell’Unione Europea, Francia e Germania in primis, contrapposte alle ipotesi di alleanze con Stati Uniti e India per combattere lo sviluppo egemonico di Cina e Russia.    

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