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Carlo Molari, il teologo della relazione

Un recente convegno a Bologna, promosso dalla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna su proposta del cardinale Zuppi, ha ripercorso il suo pensiero a due anni dalla morte

nella foto un momento del convegno

È stato emozionante partecipare, il 19 febbraio scorso a Bologna, al convegno dal titolo “Il pensiero di Carlo Molari a due anni dalla sua scomparsa”, promosso dalla Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna su proposta dello stesso cardinale Matteo Maria Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, in collaborazione con le Paoline di Bologna.

Sarà perché porto il suo cognome (era il fratello di mio babbo Paolo), sarà perché tra i partecipanti qualcuno mi ha avvicinato con affetto per dirmi: “tuo zio mi ha davvero cambiato la vita”, sarà perché Vito Mancuso, che era molto amico di mio zio, lo aveva definito “il più grande teologo italiano vivente”. Fatto sta che mi è sembrato giusto e naturale partecipare con mia mamma all’incontro in ricordo di don Carlo Molari, teologo cesenate che ci ha lasciato il 19 febbraio 2022.

La Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna ha organizzato il convegno per presentare i temi centrali del suo insegnamento (le dinamiche della vita spirituale e di fede e le relative motivazioni di carattere concettuale e teorico), così come sviluppati in alcuni volumi recentemente pubblicati per i tipi di Gabrielli editori di Verona (anch’essi presenti all’evento): “Il cammino spirituale del cristiano. La sequela di Cristo nel nuovo orizzonte planetario” (2020), “Quando Dio viene nasce un uomo. Con lo sguardo fisso su Gesù: i Vangeli del Natale” (2023), “Amare fino a morirne. Con lo sguardo fisso su Gesù: i Vangeli della Pasqua” (2024), opere che contengono riflessioni di Carlo Molari ancorate alla Scrittura, che approfondiscono e ampliano la trattazione del suo pensiero.

Per chi non “mastica” teologia come me, non è stato facile cogliere ogni singola riflessione proposta, ma di certo è stato affascinante ascoltare gli approfondimenti sul pensiero di mio zio, che proverò a condividere in sintesi (ben consapevole della mia pochezza e della sicura imprecisione nel riportare le riflessioni teologiche presentate). 

Il convegno, moderato da Federico Badiali, vice preside della Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna, si è aperto con l’intervento di Paolo Boschini, docente di Filosofia presso la stessa facoltà teologica, che ha sottolineato l’importanza della relazione, a tutti i livelli, nel pensiero di don Carlo: “Molari propone un nuovo orizzonte interpretativo di tipo evolutivo, non più statico ma dinamico, che però non porta al relativismo, ma al ‘relazionismo’, parola coniata dal filosofo e sociologo Karl Mannheim, che coglie e valorizza la struttura dialogante dell'essere umano. Per Molari la verità non sta dietro di noi, come qualcosa da recuperare: la verità sta davanti a noi. La verità è in prospettiva: ognuno vede il mondo e lo comunica con il suo punto di vista; ognuno di noi ha un frammento del divino, e dialogando con gli altri possiamo costruire una immagine più completa di questo divino. La creazione è continua: Dio agisce attraverso le creature e vuole che noi diventiamo co-creatori. Molari vede un Dio che è tanto più Dio quanto più eleva l'autonomia dell'essere umano: il creatore non è un intruso che interviene nel mondo, la creazione è una relazione continua, che esalta sia il creatore sia l'attività delle creature”. 

È poi intervenuto il cesenate Valentino Maraldi, docente di Teologia sistematica presso l’Istituto superiore di Scienze religiose di Bolzano e anche curatore della biblioteca di don Carlo Molari che i suoi eredi hanno donato alla Basilica del Monte di Cesena. Maraldi, prendendo spunto dai capitoli finali del libro “Il cammino spirituale del cristiano. La sequela di Cristo nel nuovo orizzonte planetario”, che può essere considerato la “summa” del pensiero teologico e spirituale di don Carlo, ha riflettuto sulla dimensione del tempo nella creazione: “Molari si pone in linea con il teologo francese Pierre Teilhard de Chardin, che affermava ‘Dio non fa, egli fa sì che le cose si facciano’; allo stesso modo, Molari afferma: ‘Dio non fa, Dio offre alle cose di farsi’. L’uomo è chiamato a partecipare all’azione creatrice di Dio, ma mentre per Dio la creazione è eterna, per la creatura è importante la dimensione del tempo: il tempo è il grembo fecondo dell'azione creatrice.” 

Pierluigi Cabri, docente di Teologia sistematica all’’Istituto superiore di Scienze religiose dell’Emilia, si è soffermato sulla spiritualità in don Carlo, partendo da una affermazione di Enzo Biagi, che poco prima di morire rispose, a chi gli chiedeva qual era la parola più significativa dei nostri tempi, che di certo era “spiritualità”. “Leggere o ascoltare don Carlo Molari di certo non comportava il rischio noia o appiattimento: è come le onde del mare, portano sempre a riva ma sono tutte diverse l’una dall’altra. Don Carlo invita ad immergersi nella storia, a vivere profondamente il proprio tempo, con lo sguardo sempre fisso su Gesù, anch’esso profondamente immerso nel suo tempo. Colgo cinque elementi principali nella proposta spirituale di don Carlo: innanzitutto il silenzio, come dimensione per respirare istante per istante lungo tutta la nostra vita; in secondo luogo il dinamismo, poiché il lavoro interiore può mettere in moto dinamiche spirituali nuove nel mondo; in terzo luogo la consapevolezza di essere creature: noi non siamo fonte della nostra realtà, dobbiamo rimanere in relazione continua con il creatore; in quarto luogo l'attitudine di accoglienza, di interiorizzazione della forza che ci investe, la comunione, la responsabilità reciproca l’uno verso l’altro; infine la preghiera: non per chiedere a Dio di operare al nostro posto, ma per avere la forza noi stessi di operare”. 

Ha chiuso il convegno Francesco Nicastro, curatore della “trilogia” dei libri di don Carlo Molari pubblicata da Gabrielli, vera anima e propulsore dell’incontro e della divulgazione del pensiero di mio zio, di cui è stato discepolo e amico. Nicastro, ingegnere in pensione, ha dedicato gli ultimi 10 anni della sua vita a registrare, trascrivere ed elaborare i corsi di esercizi spirituali e gli interventi di Don Carlo Molari, ponendo le basi per l’approfondimento e per la divulgazione del suo pensiero. Nel suo intervento ha scelto di dar voce a Molari leggendo alcuni passaggi significativi delle sue omelie, raccolte e trascritte negli anni dai suoi discepoli di Roma, in maniera appassionata e competente, soffermandosi in particolare sull’importanza del perdono: “Il perdono è un atto di misericordia, è cioè un atto di amore gratuito, una offerta di vita che consente a chi ha sbagliato di ricominciare. Perdonare significa donare energia ai propri fratelli”. 

La registrazione dell’intero convegno dedicato a don Carlo Molari, svoltasi lunedì 19 febbraio nei locali della Facoltà teologica nel Convento di San Domenico, è disponibile su youtube a questo link

(sul canale della Facoltà Teologica dell'Emilia-Romagna Fter).

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