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emergenza sanitaria e socio-economica

Coronavirus. Fase 2. Uil chiede alla Regione "più attenzione per la Romagna"

L'allarme del sindacato: "Sistema in forte affanno"

foto Sandra e Urbano (Cesena)

Le Camere sindacali territoriali Uil di Cesena, Forlì, Ravenna, Rimini in una nota congiunta "esprimono grande preoccupazione per i gravissimi danni sul sistema sociale ed economico procurati dall’emergenza Covid e grande vicinanza alle famiglie che hanno perso i propri cari. Convivere con il virus, in attesa della cura -scrivono - ha significato e significherà cambiare molte abitudini nella vita quotidiana e nel lavoro. Per ringraziare veramente gli operatori della sanità pubblica e sostenerli in una battaglia ancora molto lunga, occorre rifinanziare con decisione il sistema sanitario pubblico e rinnovare i contratti collettivi nazionali di lavoro, di tutti i lavoratori pubblici e privati. Come sindacati abbiamo messo la salute al primo posto, perché senza la sicurezza sanitaria non vi potrà essere una ripresa economica solida e di qualità".

"Nella “fase due” di ripartenza - prosegue la nota - le imprudenze e le cattive abitudini di un lavoro da anni precarizzato, non potranno avere alcuna giustificazione politica. Occorre un nuovo modello di sviluppo, finanziando solo le imprese che garantiscono occupazione di qualità, sbloccando gli investimenti, finanziando misure di sostegno al reddito organiche per tutti i lavoratori, rendendo rapidi i pagamenti degli ammortizzatori e infine adottando misure strutturali di sostegno alle famiglie e alla genitorialità".

I sindacati si dicono "particolarmente preoccupati per un sistema Romagna in forte affanno. La nostra Regione ha un consolidato tessuto economico e sociale, con una rete di relazioni fra soggetti istituzionali e associativi, rappresentata dal Patto per il lavoro, fortemente voluto dal presidente Bonaccini. Questo sistema - a giudizio della Uil - ha già vistose crepe nella redistribuzione delle risorse fra le persone e fra i territori, con sofferenze sempre più marcate in Romagna. La ripartenza, in assenza di una visione innovativa che coniughi, sviluppo, sicurezza, qualità del lavoro e rispetto dei diritti, rischia di fare saltare in modo irreparabile sviluppo e coesione. Il tema è la qualità del lavoro accanto alla quantità, e il rilancio dello Stato sociale. Ci attendiamo un rilancio della dimensione romagnola, sulla consolidata capacità emiliana di fare sistema. Due sub regioni, distinte, tanto per citare un dato, nel più basso valore dei redditi medi dei cittadini Romagnoli rispetto a quelli Emiliani. È evidente una carenza qualitativa e quantitativa infrastrutturale e una mancata prospettiva progettuale, soprattutto nei collegamenti viari, su strada e su rotaia, fra Comuni, fra entroterra, costa, porti e aeroporti. Le politiche di area vasta hanno prodotto in Romagna alcune gestioni funzionali: acque, trasporti, sanità, ma si registrano lacune. Ad esempio - prosegue la Uil - l’Ausl di Romagna, a nostro avviso, oltre che sottofinanziata sulla base della popolazione, rimane una grande incompiuta, con processi organizzativi squilibrati fra territori, problemi organizzativi e di accreditamento, che sono peggiorati in questa grave crisi sanitaria, accanto alla ingiustificabile totale mancanza di rapporti fra vertici Ausl e organizzazioni di rappresentanza".

"La Romagna - proseguono le Camere sindacali - sconta nelle mancate politiche di sviluppo, la storica divisione fra i Sindaci dei quattro Comuni principali Forlì, Cesena, Ravenna e Rimini, finendo così per perdere una strategica visione di sviluppo di area vasta, tesa a contrattare unitariamente maggiori risorse. La visione “Bologna-centrica” di Governo degli interessi regionali, alla lunga presenterà un prezzo politico, oltre a rappresentare una concezione “miope” dal punto di vista strategico per lo sviluppo dell’intera Regione. L’economia arranca nella Romagna: la meccanica, la manifattura, la chimica, la siderurgia e l’agricoltura sono in difficoltà, ma il prezzo più alto di questa pandemia lo pagherà il turismo, che importa persone e relazioni, le più devastate dal Covid, dunque occorre quindi sostenere l’industria del turismo, ossatura della Romagna".

"Questioni vitali", che la Uil sottopone al presidente della Regione Bonaccini, e alla politica nel suo insieme, chiedendo "con forza un'attenzione radicalmente diversa alla Romagna".

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