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emergenza sanitaria e saggezza popolare

Coronavirus. #iorestoacasa nella poesia in dialetto di Giuliano Biguzzi

La lirica è stata composta in questi giorni di emergenza sanitaria. La saggezza che traspare è notevole e la poniamo all'attenzione dei nostri lettori

La foto è stata scattata la sera di domenica 15 marzo, in piazza della libertà

Pubblichiamo qui sotto la poesia che il lettore Giuliano Biguzzi ha inviato in redazione.

La lirica è stata composta in questi giorni di emergenza sanitaria. La saggezza che traspare è notevole e la poniamo all'attenzione dei nostri lettori.

La poesia è pubblicata a pagina dell'edizione cartacea del giornale in edicola da oggi. 

MÈ A STAGH A CA

Primavira maledèta

t a m é pórt ‘na bèl disdeta

in ste brót domela e vent

la paura la fa i zent

pr’ evitè la pandemìa

mè a stagh, cius in ca mia.

Cius in ca senza scapè

a n fagh ètar che magnè

o gamb lèrghi int e diven

par un pó u s i sta ben

ma e trop l’ arschèlda e cul

pézẓ canè magnè fasul.

Impalè a guardè ad fora

u n gn’ è inciun ch’ camena o córa

par la strèda u n s ved un chen

mutur, chèmiun, baruzen,

sóra i cóp u s sent ad brót

e ciacaréd di pasarót

grèzia a e mond ch’ u s è farmè

l’è un piasei stè ad ascultè.

Par ẓziré  in biciclèta

bsogna t epa la bulèta

duc l’è scrét du t e d andè

e e parchè s a j vét a fè.

A finés cun la murèla

“La natura la s ribèla”.

A j ò pront la rumanzina:

no zirénd brusénd benzina

a ciapem cvel ch’ s aspitèva

du pizun cun una fèva

-bluchè e virus finalment-

-la cvis-cion dl’ incvinament-.

S u n s decid ad dèj un taj

e nost cór, e pórta guai

parchè e m vést che e basta un bdoc

par pighìs e méts in znoc.

Ò decisṣ ch’ a m stagh a ca,

ch’ j à d avé j aspitarà

e se e virus u m atróva

e vó dì che u n gn’ azóva.

Giuliano Biguzzi

14 marzo 2020

Di seguito la traduzione in italiano dei versi di Biguzzi che non trovano la stessa forza della lirica composta in dialetto.

 

Primavera maledetta / mi hai portato una bella disdetta / in questo brutto duemilaventi / la paura fa i cento / per evitare la pandemia / io resto, chiuso in casa mia. / Chiuso in casa senza uscire / non faccio altro che mangiare / oppure a gambe larghe nel divano / per un po’ ci si sto bene / ma il troppo fa riscaldare il sedere / peggio che mangiar fagioli. // Impalato guardo fuori /  non vedo nessuno a passeggio o a correre / per la strada non c’è un cane / né motori, autocarri, o carretti, / sul tetto si sente il forte / cinguettio dei passeri / grazie al mondo che si è fermato / è un piacere starli ad ascoltare. / Per girare in bicicletta / bisogna avere l’autocertificazione / dove è scritto l’itinerario / il motivo per cui ti sposti. // Finisco con la morale / “La natura si ribella”. / Ecco la romanzina: / non girando non si brucia benzina / così prendiamo al volo / due piccioni con una fava / -fermiamo il virus- / -e non inquiniamo-. / Se non si decide drasticamente / il nostro correre, ci porta solo guai / perché abbiamo visto che basta un invisibile pidocchio / a piegarci e metterci in ginocchio. // Ho deciso che resto a casa, / chi deve avere qualcosa aspetterà / e se beccherò il virus / vuol dire che non è giovato a niente.

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Coronavirus. #iorestoacasa nella poesia in dialetto di Giuliano Biguzzi
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