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Il tribunale di Bologna ha accolto il ricorso di sei richiedenti asilo. Ora è possibile la loro iscrizione all'anagrafe

Il Comune autorizzerà l’iscrizione nel registro della popolazione residente di tutti i cittadini stranieri richiedenti asilo e/o protezione sussidiaria

Foto archivio agensir.it

Il Comune di Cesena autorizzerà l’iscrizione nel registro della popolazione residente di tutti i cittadini stranieri richiedenti asilo e/o protezione sussidiaria. È quanto disposto oggi con una delibera di Giunta dopo che il Tribunale di Bologna ha accolto il ricorso di sei richiedenti asilo, i quali si erano visti negare la richiesta di iscrizione nei registri anagrafici dal Comune di Cesena secondo quanto stabilito dal Decreto Sicurezza, entrato in vigore nell’ottobre 2018. Stando infatti al Decreto, il permesso per richiesta di asilo e/o protezione sussidiaria non costituisce titolo per l’iscrizione anagrafica. Sulla base della normativa introdotta, lo Sportello Facile e i Servizi Demografici del Comune di Cesena avevano rigettato le domande di iscrizione anagrafica presentate da sette richiedenti stranieri. Di questi, in sei hanno fatto ricorso al Tribunale di Bologna ottenendo un esito positivo e dunque l’immediata iscrizione anagrafica. Per questa ragione, dal momento che sono in giacenza presso gli stessi uffici comunali altre domande di uguale natura e considerato l’orientamento del Tribunale, il Comune di Cesena autorizzerà l’iscrizione nel registro della popolazione residente di tutti i cittadini stranieri richiedenti asilo e/o protezione sussidiaria. 

“Con la delibera approvata oggi – commenta il sindaco Enzo Lattuca – prendiamo atto che il Tribunale di Bologna ha più volte interpretato la norma del Decreto Salvini concedendo la possibilità ai richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe. Dal momento che la direzione intrapresa dal Tribunale è questa, riteniamo sia corretto rispettarla abbattendo in questo modo i costi economici a carico del Comune per quanto riguarda gli aspetti gestionali-amministrativi, i costi nel costituirsi in giudizio oltre alle possibile richieste di risarcimento del danno che in futuro si potranno verificare mentre l’accoglimento delle domande, in adesione ai principi giurisprudenziali eviterebbero un inutile contenzioso, in attesa che la Corte Costituzionale si pronunci definitivamente sulla norma richiamata”. 

Si ricorda che attualmente sussiste una questione di legittimità costituzionale della norma sopra richiamata sollevata dal Tribunale di Ancona proprio perché le disposizioni del Decreto Sicurezza appaiono non coerenti con l’ordinamento giuridico italiano e con gli stessi principi costituzionali.

 

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