Cesena
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"La fantasia non va in quarantena: ogni giorno una storia". I tre gufi

Fiabe e favole a cura degli alunni della classe 1as del Liceo Monti. Oggi è la volta di Sara Zanelli

Di Sara Zanelli

Proseguiamo oggi con la seconda pubblicazione di alcune favole che ci accompagneranno per qualche tempo. Sono state scritte in questo periodo di quarantena dagli studenti della classe 1as del liceo Monti, coordinati dalla professoressa Alessandra Tesei.

Il testo di oggi, dal titolo "i tre gufi", è a cura di Sara Zanelli. 

C’erano una volta tre gufi che abitavano da sempre nel bosco che circonda la rocca della città di Cesena: il Gufo Reale con il manto lucente;  il Gufo Lanterna capace con i suoi grandi occhi di illuminare anche di notte tutta Cesena ed infine il Gufo Coltello in grado di tagliare con uno solo dei suoi artigli il tronco di una grande quercia.

I tre gufi erano i guardiani di Cesena e sorvegliavano la città dall’albero più alto del parco della Rocca. Erano molto restii a farsi vedere dagli umani che ogni giorno vedevano passeggiare sotto di loro e rimanevano all’ombra del ramo più alto della loro casa.

Un giorno, un bambino curioso riuscì ad arrampicarsi fino alla cima proprio dell’albero dei gufi, ma non si spaventò per la loro presenza, anzi, li salutò cordialmente e si presentò porgendo loro la mano. I gufi non erano mai stati avvicinati con tanta gentilezza e tanto meno salutati da nessun umano. Così da quel giorno decisero di diventare amici di quel bambino per loro speciale e unico. Tutti i giorni i gufi e il bambino si incontravano e passavano ore spensierate a giocare insieme fra gli alberi.

Era un lunedì mattina e i gufi come al solito si misero ad aspettare il loro piccolo amico, ma le ore passavano e lui non arrivava. Decisero di volare oltre il parco, fino a Piazza del Popolo, ma stranamente non videro nessuno. Non c’era il mercato cittadino colorato e festante. I negozi erano chiusi e neppure un passante che camminasse un po’ annoiato calpestando quegli antichi ciottoli.

I gufi preoccupati volteggiarono a lungo sopra le strette vie del centro cittadino alla ricerca di una risposta, ma trovarono solo un giornale sul quale era stampato a caratteri cubitali: “Il Coronavirus nato in Cina è arrivato anche in Italia. Per ordinanza governativa da oggi la città verrà chiusa. #iorestatoacasa.”

Il Gufo Coltello, un po’ perplesso, chiese cosa fosse il “Coronavirus” e il Gufo Reale rispose che aveva letto, sbirciando nel giornale di un vecchio signore che si era seduto sulla panchina sotto il loro albero, di una malattia chiamata Covid-19 molto pericolosa, causata da un virus, partito probabilmente da Wuhan, una grande città della Cina. Il Gufo Reale proseguì spiegando che l’unico modo per fermare il contagio era restare a casa e che le persone dovevano evitare di toccarsi e anzi rimanere lontane le une dalle altre.

I gufi tornarono sconsolati al loro nido, ma dopo qualche giorno sentirono forte la mancanza del loro amico e, preoccupati che si fosse ammalato, decisero di andare a cercarlo.

Volarono di casa in casa finché lo trovarono in una piccola casetta gialla steso sotto le coperte con la fronte madida di sudore e gli occhi socchiusi. Il Gufo Lanterna disse: “Non sembra avere un bell’aspetto, dobbiamo aiutarlo”. Allora tutti insieme si misero a battere con gran forza il becco sul vetro della finestra. Il padre del bambino, che lavorava come giardiniere all’interno della Rocca, riconobbe i tre animali e li fece entrare.

La famiglia fece capire ai tre Gufi che il bambino era malato di Covid-19, ma che a Cesena era esaurito il vaccino per curarlo. L’unico modo per salvarlo era recarsi nella città più vicina che ancora ne aveva, Bologna. Purtroppo tutta la città di Cesena era in quarantena e nessuno poteva entrare o uscire. Solo le autorità sanitarie potevano procurarselo ma in tanti ne avevano bisogno.

I gufi senza pensarci due volte intrapresero il viaggio per trovare la medicina che avrebbe potuto salvare il loro amico.

Viaggiarono senza fermarsi per un intero giorno e un’intera notte sorvolando città deserte, autostrade vuote, colline desolate. Il Gufo Reale con il suo spiccato senso dell’orientamento guidava il gruppo, il Gufo Lanterna illuminava il percorso anche nella notte più buia e il Gufo Coltello con i suoi potenti artigli eliminava qualunque ostacolo si trovasse sulla loro rotta. Finalmente la squadra arrivò a Bologna e raggiunse il policlinico Sant'Orsola. Individuato il reparto Covid-19, i gufi batterono con il loro forte becco alle finestre dell’ospedale. Un medico si accorse di loro, li fece entrare e gli ascoltò. Anche lui in quei giorni aveva viaggiato senza sosta tra le stanze del reparto per aiutare tutti gli ammalati, tra cui anche dei bambini. Anche lui aveva dei piccoli che non lo vedevano da giorni. Conosceva bene il dolore dei genitori. I tre eroi si misero immediatamente in viaggio portando ben salda fra i loro artigli la preziosa bottiglietta.

Con il loro gesto generoso i tre gufi salvarono non solo il loro amico umano, ma anche tanti altri abitanti della città che si erano ammalati e che non potevano essere curati.

Presto la città uscì dalla quarantena e la vita tornò lentamente alla normalità.

Qualcosa però era cambiato. Da quel momento i tre gufi non ebbero più paura degli umani e spesso si avvicinavano ai cittadini che venivano a visitarli nel parco della Rocca accarezzandoli con le loro grandi ali, ma il loro umano preferito rimase il piccolo bambino che aveva insegnato loro, con la sua gentilezza, a fidarsi degli uomini. 

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