Cesena
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L'analisi

La pandemia si combatte con la fiducia

Un'indagine di Confartigianato Cesena mette a fuoco come gli imprenditori stanno vivendo l'emergenza santaria.

Nella fotografia, da sinistra Michele Fabbri, al centro Stefano Bernacci, a destra Andrea Lascioli

Per rimarginare le ferite della pandemia bisognerà ripartire dalla fiducia. L’indicazione viene dai risultati dell’indagine Impresa, famiglia, scuola, commissionata da Confartigianato Cesena, in collaborazione con lo sponsor Michele Fabbri, consulente finanziario private in Cesena e il supporto dello psicologo Andrea Lascioli.

Attraverso un questionario sottoposto ai soci, il professor Lascioli ha dato un nome agli effetti dell’emergenza sanitaria non dal punto di vista dei numeri ma dal vissuto delle persone, in relazione a tre ambiti: l’impresa, la famiglia e la scuola.  Ne è scaturito un rischio di isolamento sociale dovuto allo scollamento tra la dimensione individuale e quella collettiva, la prima percepita come luogo sicuro, la seconda come fonte di sfiducia e incertezza. Le risposte hanno lasciato chiaramente emergere difficoltà e preoccupazione riguardo l’incertezza nei confronti di situazioni non controllabili direttamente dal proprio agire. Per quel che invece riguarda il proprio operato, pur nelle complesse difficoltà scaturite dalla pandemia e dalle emergenze ad essa correlate, economica e sociale, gli imprenditori artigiani sanno di poter confidare sulle proprie forze e sulla propria capacità di far fronte alle evenienze anche più impegnative. Ciò che preoccupa sono principalmente i fatti esterni, che non rientrano nel novero delle situazioni controllabili.

L’esempio più eclatante riguarda la sfera della scuola. Rispetto al fattore educativo l’imprenditore, come genitore, ha dato una valutazione positiva. Il giudizio positivo sulla scuola, ha precisato il professor Lascioli, non è stato scalfito dalle difficoltà organizzative familiari dovute al lockdown e alla conciliazione dei tempi famiglia-lavoro. La valutazione è crollata drasticamente quando il riferimento è stato fatto alla scuola come organizzazione.

Per tracciare le linee di sintesi dei risultati, sono stati estrapolati una cinquantina di questionari compilati da soci aventi criteri omogenei, tra i quali l’età (30-50), la presenza di figli  e  pari numero di maschi e femmine. “Perché Confartigianato si preoccupa così tanto della scuola? – ha sottolineato il segretario di Confartiginato, Stefano Bernacci -. Perché riteniamo che l’educazione sia un elemento di competitività del territorio”.

L’obiettivo dell’iniziativa, ha precisato il segretario, era indagare gli spazi in cui innestare iniziative per il 2021. Sulla base dei dati raccolti verranno promossi momenti formativi e di accompagnamento alle imprese per rafforzare la loro resilienza e favorire un atteggiamento produttivo per trasformare l’avversità della pandemia che si riflette nei vari settori del vissuto personale, in un’opportunità di crescita e consolidamento.

 “Dall’indagine è emerso chiaramente – ha sottolineato Bernacci – che la famiglia ha tenuto, nella famiglia ci si è però arroccati. È andata in crisi la comunità. Per i piccoli territori come i nostri dove il welfare sociale è distintivo, e la persona è un valore, è chiaro che bisogna intervenire con azioni che restituiscano fiducia nel contesto esterno, nella comunità. Azioni incentrate sulla costruzione di una fiducia condivisa  possono supportare le famiglie e contribuire al loro benessere”.

APPROFONDIMENTO

Gli indicatori non sono drammatici, ha detto il segretario di Confartigianato Cesena a margine della conferenza stampa di presentazione dell’indagine sul percepito dell’emergenza sanitaria. “A parte i settori che erano già in crisi da tempo, come il commercio, non abbiamo imprese che chiudono perché non ce la fanno, più di quanto non accadesse anche in passato. Aumentano invece le imprese con titolari di una certa età che, visto il contesto, decidono di smettere di lottare e tirano i remi in barca”.

“Il volano per la crescita – ha commentato Michele Fabbri – sarebbe che i problemi strutturali che in tempi ordinari ciascuno di noi ha affrontato facendo ricorso alle proprie risorse ed energie personali, e che la pandemia ha di fatto scoperchiato, venissero affrontati con spirito di innovazione, ristrutturazione e rilancio. Se il Recovery Fund venisse utilizzato con questi obiettivi, eviteremmo che qualcuno tirasse i remi in barca e partiremmo per una vera rinascita”.

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