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Ridurre la plastica è possibile: i risultati del progetto Unibo sulle vaschette alimentari

L’iniziativa ha coinvolto prodotti Amadori e Apofruit, oltre a punti vendita Conad

Ridurre la plastica è possibile: i risultati del progetto Unibo sulle vaschette alimentari

Ridurre l’impatto della plastica senza eliminarla? È possibile grazie a uno approccio di filiera e alla partecipazione dei consumatori. Lo dimostrano i risultati del progetto ‘Ricircola’ dell’Università di Bologna che segue i principi di economia circolare.

L’iniziativa è nata da un’idea del Centro interdipartimentale di Ricerca industriale fonti rinnovabili ambiente, mare ed energia con l’obiettivo di migliorare la gestione delle vaschette alimentari in plastica a fine vita, e ha coinvolto anche il territorio di Cesena. La sperimentazione, svoltasi lo scorso autunno per una durata di due mesi, ha visto l’utilizzo di vaschette per i prodotti selezionati Amadori e Apofruit e distribuiti in tre punti vendita Conad della Romagna: La Filanda di Faenza, Case Finali di Cesena e Pinarella di Cervia.

I contenitori sono stati riconsegnati ai negozi grazie alla scelta responsabile dei consumatori (premiati da uno sconto di un euro per ogni cinque tornati indietro), e in seguito inviati all’impianto di riciclo del produttore stesso delle vaschette, con la collaborazione di Hera. La plastica Pet (polietilene tereftalato, materiale sicuro, non tossico, resistente, flessibile e completamente riciclabile) è stata così utilizzata per produrre nuove vaschette per alimenti.

Rispetto all’attuale gestione della plastica, il modello proposto da ‘Ricircola’ consente di aumentare  notevolmente l’efficienza di recupero, grazie alle modalità di raccolta e separazione del rifiuto.

“La proiezione dei risultati ottenuti considerando una durata dell’iniziativa di un anno mette in evidenza numeri che non lasciano di certo indifferenti ─ spiega Augusto Bianchini, professore associato dell’Unibo e referente scientifico del progetto ─. Infatti, il prolungamento del progetto su 12 mesi potrebbe determinare un aumento del +126 per cento della plastica riciclata, una riduzione del 57 per cento del rifiuto inviato in discarica e la sostituzione del 36 per cento di plastica vergine con plastica secondaria”.

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