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Emergenza sanitaria

"Ripristinare la didattica in presenza anche alle scuole superiori"

La lettera dei genitori rappresentanti in Consiglio di istituto al liceo "Righi"

"Ripristinare la didattica in presenza anche alle scuole superiori"

“La didattica a distanza non è accettabile, chiediamo misure diverse dal 3 dicembre”. La richiesta viene dai genitori rappresentanti in Consiglio di istituto al Liceo Righi, Caterina Molari, Enrico Benagli, Andrea Pressiani e Ombretta Portolani, che hanno scritto al presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al ministro dell’Istruzione Lucia Azzolina, al presidente della Regione Emilia Romagna Stefano Bonaccini, all’assessore regionale alla Scuola, Università, Ricerca, Agenda digitale Paola Salomoni e ai Sindaci di Cesena Enzo Lattuca e di Bagno di Romagna Marco Baccini.

 

 

“Consapevoli della criticità della situazione legata alla diffusione del Covid-19 e della difficoltà di chi deve prendere decisioni in un periodo così delicato – si legge nella missiva, pervenuta per conoscenza alla nostra redazione - esprimiamo la nostra preoccupazione, come rappresentanti dei genitori nel Consiglio d’istituto del liceo scientifico A. Righi di Cesena e Bagno di Romagna, in merito alla scelta della didattica a distanza al 100 per cento fino al 3 dicembre, come previsto dall’ultimo DPCM.

 

Riteniamo fondamentale affermare alcuni punti chiave per invitare voi, rappresentanti delle istituzioni, dal livello locale a quello regionale e nazionale, a fare tutto quanto necessario per garantire il ritorno dei ragazzi a scuola a svolgere la didattica in presenza”.

 

I quattro rappresentanti spiegano quindi le ragioni della richiesta. “L’unica vera scuola è la scuola in presenza. L’intero processo educativo e formativo si basa sul rapporto personale tra docente e studente e tra studenti stessi e la didattica a distanza non può sostituirlo in alcun modo. Numerosi autorevoli educatori, psicologi, studiosi dell’apprendimento stanno prendendo netta posizione contro la didattica a distanza prolungata sottolineando la gravità delle sue conseguenze, per cui è indispensabile porre fine al più presto a questa modalità. Il contagio è soprattutto fuori dalla scuola. Se buona parte del problema della diffusione del contagio è legato ai trasporti, come in tanti hanno sottolineato, la soluzione non è chiudere la scuola, ma potenziare i trasporti. Andava fatto molto prima, ma almeno ora, sul nostro territorio, sono state messe a punto soluzioni di potenziamento con l'aiuto di mezzi privati. Purtroppo questo è avvenuto poco prima della chiusura delle scuole. Dobbiamo insistere sulla mobilità alternativa, invitando tutti gli studenti che abitano a meno di 3 km di distanza ad andare a scuola a piedi o in bicicletta. Siamo convinti che entro il 3 dicembre si possano trovare risorse e modalità per risolvere il problema trasporti, eventualmente anche ricorrendo ad orari diversi o didattica in presenza al 50 per cento, ma senza il bisogno di rinunciarvi completamente. Per quanto riguarda la diffusione del contagio all'interno dell'attività scolastica, che dai dati sembra essere più basso, siamo sicuri che i nostri ragazzi sarebbero i primi ad accettare e rispettare norme anche più stringenti pur di tornare alla didattica in presenza, come l'uso di mascherina durante tutte le lezioni o maggiore controllo e sanzioni verso comportamenti scorretti.

La sperimentazione della didattica in presenza almeno per il 25 per cento è stata una soluzione “tampone” che almeno permetteva di passare un giorno a scuola ogni 4 per guardarsi, interagire, sottoporsi alle prove scritte, utilizzare i laboratori. La scuola ha fatto la sua parte per adattarsi, ma non vi è stato neppure il tempo di verificare l'efficacia di questa soluzione. Occorrerebbe quindi prendere in considerazione il ritorno in presenza almeno al 50 per cento dell’orario.

 

La didattica in presenza è talmente importante e ricca di valore, anche per la scuola secondaria, che non possiamo accettare che si rinunci completamente ad essa, nonostante la situazione di grave pandemia che stiamo attraversando.

La scuola stessa è il fondamentale elemento di sviluppo di un paese e non è un caso se altri paesi europei egualmente colpiti dalla pandemia non abbiano chiuso le scuole, nella consapevolezza del grave danno economico ed educativo dovuto alla perdita dell’apprendimento.

Con questa lettera siamo certi di interpretare il pensiero di tanti genitori, docenti, studenti, che desiderano il ritorno a scuola al più presto".

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