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dolore e sconcerto in città

Sulla morte del giovane studente, la preghiera: "Signore, tu mi scruti e mi conosci"

L'intervento di don Paolo Pasolini, direttore dell'Ufficio diocesano di pastorale scolastica e universitaria. Il testo è anche sull'edizione cartacea del nostro giornale, in edicola da ieri, nelle due pagine dedicate al dialogo e al confronto dopo la tragedia accaduta venerdì della scorsa settimana

Nel foto, un momento dei funerali di ieri nella chiesa di San Domenico

Pubblichiamo l'intervento di don Paolo Pasolini, direttore dell'Ufficio diocesano di pastorale scolastica e universitaria. Il testo è anche sull'edizione cartacea del nostro giornale, in edicola da ieri, nelle due pagine dedicate al dialogo e al confronto dopo la tragedia accaduta venerdì della scorsa settimana.

Filosofi e pedagoghi. È quello che diventiamo d’improvviso noi adulti, e anche esperti di esistenza e raffinati guru, quando un adolescente fa sapere di esistere nel modo a lui più congeniale e diretto: togliendosi la vita. È un grido soffocato, un pugno battuto sul tavolo della vita, che Antonio ci ha trasmesso per gridare la sua voglia di vivere e per ribadire che la vita o la si vive a testa alta con coraggio o è meglio scomparire e gettarsi sotto il treno. Penso che non ci sia casa, famiglia, scuola, parrocchia, che in questo momento non stia tentando di darsi delle spiegazioni. Perché finché un gesto non è ben chiaro, non lo si può comprendere e quindi accettare fino in fondo. “Antonio l’ha fatto per la scuola, per una ex, per disperazione, per amore, perché si è rotto qualcosa in lui, perché perché perché…”

Ma la domanda più importante da farsi ora è: perché Antonio è venuto al mondo? Perché la sua vita? Noi continuiamo a chiederci il perché della sua morte, come mai non siamo interessati al perché della sua vita? Ci rendiamo conto che se non siamo capaci di dare una risposta alla domanda sulla vita, finiamo col dare ragione ad Antonio della sua azione? Se la vita stessa è un non senso, perché mai la morte dovrebbe averne uno? E perché mai l’azione di Antonio dovrebbe essere sbagliata, inaccettabile, dal momento che viviamo in un tempo in cui ci viene propinato come diritto civile quello di togliersi la vita, di togliere la vita al feto o al malato, qualora la vita si riveli sgradita o insopportabile? Come si può affrontare la vita in modo equilibrato e distaccato quando ti urla dentro il bisogno di trovare delle risposte che non trovi sui libri e nemmeno nelle uscite con gli amici? Come si può ridurre l’intelligenza umana a semplice capacità di elaborazione dei dati, mentre è la capacità di riflettere (intus legere) su se stessi e sulla realtà?

Tutta la realtà, infatti, chiede un compimento, rimanda a qualcosa, a Qualcuno che porti tutto a compimento. Gli insegnanti sanno che studiare la vita di un autore, per esempio di Alessandro Manzoni, ti permette di rispondere più compiutamente alla domanda “Chi sono io?”. Gli adolescenti hanno bisogno di adulti capaci di dare loro risposte autentiche, dal respiro ampio, dall’orizzonte infinito. È difficile, si dirà, affrontare il modo provocatorio degli adolescenti, spesso mascherato, ma sempre diretto e graffiante, che ti rovescia addosso il loro dolore senza tanti giri di parole e, spesso, senza parole ma con gesti eclatanti e incongruenti, che ti rivela la stima che hanno per te snobbandoti, che ti tiene a distanza come invito evidente ad avvicinarti a loro, che li lascia in mezzo al guado e in balìa della corrente, senza chiedere aiuto. Gli adolescenti chiedono attenzione, tanto quanto noi, meno capaci di noi di dissimulare i bisogni, più onesti di noi nel gridare la loro solitudine. Dovremmo recitare spesso il Salmo 138 (e insegnarlo ai nostri ragazzi), perché ci racconta chi siamo: “Signore, tu mi scruti e mi conosci,/ tu sai quando seggo e quando mi alzo./ Sei tu che hai creato le mie viscere / e mi hai tessuto nel seno di mia madre. / Non ti erano nascoste le mie ossa / quando venivo formato nel segreto, / intessuto nelle profondità della terra. / Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, / provami e conosci i miei pensieri: / vedi se percorro una via di menzogna / e guidami sulla via della vita”.

Ho pregato tanto (e continueremo tutti a farlo) per i genitori di Antonio, sempre teneri e premurosi con i loro figli, ora straziati dal dolore: perché il Signore doni loro la certezza del compimento in Cristo; per la dirigente e i docenti del liceo Classico, colpiti al cuore di educatori da questo gesto insano: rimangano fermi e saldi al loro posto, come sentinelle che annunciano il sorgere del sole; per i compagni di classe e di scuola, disorientati e ammutoliti di fronte all’abisso di male che si è spalancato sotto i loro piedi: prendano sul serio la vita e le sue sfide, cominciando a costruire una nuova civiltà fondata sulla verità e l’amore. “Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!” (Gv 16,33).

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