Cesena
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Scuole superiori

Una giornata di studio al Liceo “Monti” di Cesena, per l'economia del futuro

Per aiutare gli studenti a superare l'esame di Stato e domani a cercarsi un lavoro, il liceo "Monti" oggi ha organizzato una giornata di studio per le classi dellindirizzo economico-sociale con l'econimista Stefano Zamagni

Una giornata di studio al Liceo “Monti” di Cesena, per l'economia del futuro

«Abbiamo cercato di fondere con questa scuola, il Liceo economico-sociale, economia ed umanesimo». Così il dirigente del Liceo “Monti” di Cesena, Giancarlo Domenichini, traccia il senso profondo del progetto educativo nato cinque anni fa all'interno del piano di studi del più antico liceo provinciale. «In altri Paesi europei questo liceo è una realtà da molti anni: addirittura in Francia è il liceo più seguito di tutti». Alla fine del percorso liceale, lo studente, prosegue il dirigente, potrà aspirare a diventare dirigente d'azienda, oppure giurista, magari nel campo tanto importante del Diritto internazionale. Il Liceo “Monti” vede giungere a conclusione il primo ciclo del corso di studio del Liceo economico-sociale, le prime quinte che sosterranno a giugno l'esame di Stato. Per aiutare gli studenti che, oltre che  superare l'esame di Stato, dovranno successivamente trovare un proprio cammino nel mondo del lavoro, è stata organizzata una giornata di studio svoltasi oggi, mercoledì 7 febbraio, che ha visto al mattino, per le classi del Liceo economico-sociale, la visione del documentario In the same boat, di Rudy Gnutti, sull'economia del futuro, con discussione fra insegnanti e studenti, e al pomeriggio un interessante dibattito (questo aperto al pubblico) che ha visto la partecipazione dell'economista Stefano Zamagni (L'economia civile) e due interventi di imprenditori del territorio cesenate, Bruno Piraccini e Massimiliano Montalti. L'iniziativa è stata possibile grazie all'operato della professoressa Mariella Pieri e del gruppo di docenti di Diritto ed economia (Franca Arcuri, Gioachino Colombrita, Stefano Scarpellini, Antonella Zampiga).

Il dibattito pomeridiano 

Di fronte a un nutrito pubblico, nel pomeriggio di mercoledì 7 febbraio s'è svolto il convegno dedicato all'economia del futuro. Dopo un saluto introduttivo del dirigente scolastico, Giancarlo Domenichini, che ha ringraziato l'operato dei docenti di Diritto per l'organizzazione del convegno, l'economista Stefano Zamagni ha esordito ringraziando a sua volta per l'occasione di confrontarsi su un tema di grande importanza di fronte a un pubblico formato da giovani, in particolare quegli studenti che si stanno preparando all'esame di Stato. «Quando si parla di paradigma, ha esordito l'economista, si parla di una realtà che si è trasformata nel tempo. Oggi, dopo il fallimento dell'economia marxiana – solo Corea del Nord e Cuba vedono oggi una gestione diretta dallo Stato – i due paradigmi economici vitali sono quelli dell'economia politica e dell'economia civile». Nell'economia politica, che fa riferimento alla polis greca, c'è un principio di esclusione: solo i cittadini (20-25% della popolazione ateniese) partecipava alle decisioni. La civitas romana, invece, non è escludente: purché si accettassero le regole dell'Impero, tutti potevano essere cittadini romani. Ne deriva quindi che nell'economia civile non ci sono esclusioni. Può sembrare paradossale, ma se ci fosse oggi una economia civile, la disoccupazione non esisterebbe. «Ecco alcune date – ha proseguito Zamagni – cominciamo col 1753: l'Università di Napoli istituisce la prima cattedra di Economia. Gli Italiani hanno dato vita al paradigma dell'economia civile. Nel 1776 in Scozia abbiamo Adam Smith, e da questo momento ci si concentra sull'economia politica perché l'Inghilterra ha esercitato l'egemonia politica, economia e culturale. Alla fine del XVIII secolo la dottrina politica inglese ha soffocato quella italiana».

In una relazione sintetica ma di grande efficacia Stefano Zamagni ha tratteggiato l'evoluzione dei concetti economici nell'età moderna e in particolare nell'età contemporanea: i concetti dell'economia non sono qualcosa di astratto ma di inserito nella vita di ogni persona, come drammaticamente è stato evidente per tutti dopo la grande crisi economia del 2008. Nei testi scolastici in uso ancora oggi non si parla, ha sottolineato Zamagni, di reciprocità: ancora un effetto dell'importanza del modello anglosassone. «Nel concetto di reciprocità c'è il concetto di dono, di gratuità: dare qualcosa non per un vantaggio economico, senza equivalenza ma con proporzionalità, e con piena libertà prima e dopo il rapporto di reciprocità». Il primo luogo in cui si attua la reciprocità è nella famiglia. Purtroppo ci sono famiglie in cui c'è un rapporto di scambio, ma quelle famiglie sono destinate alla rovina, perché non si può chiedere qualcosa in cambio della reciprocità. Nel mondo economico troviamo questo concetto all'interno delle società cooperative, particolarmente diffuse in Romagna, oppure nell'associazionismo. «Negli ultimi trent'anni assistiamo, soprattutto negli Stati uniti, ad un ritorno dell'economia civile. Perché? Oggi alcuni nodi strutturali dell'economia non possono essere sciolti dall'economia politica. In primo luogo, aumentano le disuguaglianze sociali, uno scandalo morale e un errore economico. Non è solo un problema etico, ma anche economico: oltre una certa soglia di disuguaglianza, l'economia si blocca. Addirittura dà forma a una lotta sociale, che può essere camuffata da ideologia religiosa, come succede oggi con i presunti terroristi islamici, che non nascono da un conflitto religioso, ma da conflitti economici». L'altro grande tema è l'ecologia: negli ultimi duecento anni l'economia politica ha attivamente devastato l'ambiente. Nel 1974 Richard Easterlin teorizzò il “paradosso della felicità”: in base a questo studio si evince che, pur aumentando il reddito, non necessariamente aumenta la felicità. Contrariamente a quello che affermavano gli economisti del passato, le cose danno utilità, mentre le persone danno la felicità. «Se diciamo alla gente che per essere felici bisogna avere sempre più soldi, stiamo operando un tradimento alle persone». Le parole d'ordine dell'economia del futuro dovranno quindi tornare ad essere quelle della Rivoluzione francese: libertà, uguaglianza, fraternità.

Dopo l'appassionato discorso di Stefano Zamagni, sono intervenuti Bruno Piraccini e Massimiliano Montalti. Piraccini ha ricordato l'inizio dell'avventura che ha portato negli anni a quel colosso che è oggi Orogel, attraverso l'esperienza del mondo cooperativo per permettere al consumatore di avere un buon prodotto e al produttore di guadagnare bene dal lavoro svolto. Oggi Orogel è la prima realtà italiana e si vanta di adoperare solo prodotto italiano, mantenendo intatto il valore nutrizionale di ortaggi e verdure. «Non bisogna solo guardare all'azienda, ma anche a ciò che sta accanto ad essa, ha detto Piraccini, in quanto se il produttore riesce a seguire i nostri consigli e ottiene un prodotto di qualità, abbiamo realizzato un prodotto qualitativamente alto e appagante per produttore e consumatore». Massimiliano Montalti della ditta Mwm ha raccontato la storia di una ditta nata mezzo secolo fa, giunta alla terza generazione. La ditta si occupa di logistica, la scienza che permette di fare arrivare la merce dal punto di partenza a quello di arrivo nel modo migliore e con maggiore soddisfazione per produttori e clienti. Infine Montalti ha invitato i numerosi studenti a diventare soprattutto imprenditori di se stessi nel corso della loro vita.

Durante l'ampia discussione finale, a seguito delle domande di docenti e studenti, fra gli altri temi Stefano Zamagni è intervenuto sulla recentissima scelta tedesca di fare diminuire, volontariamente, l'orario di lavoro. L'economista ha ricordato che nel 1930 John Maynard Keynes aveva già anticipato tutto questo, perché il progresso aumenta la produttività e perciò le ditte possono ridurre l'orario di lavoro. La domanda per l'Italia è: perché la produttività italiana dal 1980 è calata? Fino a quella data la produttività italiana era superiore a quella tedesca, poi la nazione si è frenata. Zamagni ha ricordato la necessità assoluta di studiare perennemente, per aggiornarsi e rinnovarsi: una pratica che per molti imprenditori è ancora sconosciuta. Una pratica, ha aggiunto Zamagni, che vale anche nella scuola: il dibattito costruttivo deve diventare sempre più una parte fondamentale dell'apprendimento.

 

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