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“Voglio far conoscere la beat box al mondo”. Giuseppe Cuna, in arte Azel, protagonista del TEDxCesena 2018

L'evento si è tenuto sabato 10 novembre a Cesena Fiera

“Voglio far conoscere la beat box al mondo”. Giuseppe Cuna, in arte Azel, protagonista del TEDxCesena 2018

Creare una relazione tra la musica melodica e la beat box, arte vocale che consiste nella capacità di riprodurre tutti i suoni di una batteria e di altri strumenti attraverso l'utilizzo della bocca e della voce. È questo l’obiettivo di Giuseppe Cuna, in arte Azel, diciottenne di Bulgarnò che al TEDxCesena 2018, evento non profit organizzato sabato 10 novembre alla Fiera di Cesena e pensato per la promozione di idee innovative, si è esibito davanti a una platea di oltre 450 persone per 15 minuti.

“L'esibizione è andata molto bene – dice il giovane cesenate – è stata un’esperienza più che unica. Non avevo mai provato a spiegare in maniera così approfondita e a tanta gente ciò che faccio elaborando concetti di equilibrio in relazione alla musica”. Il tema di questa terza edizione del format californiano portato a Cesena da Maurizio Berti e che la prossima primavera vedrà il primo ‘TedxYouth’ italiano organizzato dagli studenti del liceo “Righi”, è stato proprio l’equilibrio. “Non bisogna estraniarsi dalle novità”, esorta lo studente dell’istituto “Blaise-Pascal” anche campione nazionale 2017 di Human Beat Box. “Non si vive di schemi preimpostati. Magari possiamo rifletterci su ma non dobbiamo mai disprezzare a prescindere ciò che ignoriamo perché le novità fanno il nostro bene”.

Un punto di vista che ben si relaziona alle ambizioni del giovane talento. “Vorrei fare della beatboxing la mia professione: non so se dopo la maturità mi iscriverò a ingegneria informatica perché ho diversi progetti in mente”. Un pozzo di idee e di originalità ‘Azel’ che ha iniziato a praticare quest’affascinante arte vocale all’età di 10 anni dopo aver visto un filmato su Youtube di uno dei principali esponenti mondiali di questa disciplina. Quali i progetti? Sostituire la musica e renderla umana. “Oggi ancora non lo è”, dice. “Ho bisogno – prosegue – di qualcosa di più semplice come un microfono che riesca a modulare in suoni le sequenze che escono dalla mia bocca. Poi devo rendere la beat box popolare al livello delle altre culture musicali”.

Insomma, se adesso tutte le energie sono da custodire per l’esame di Stato, dalla prossima estate il beatboxer cesenate dovrà capire cosa fare nella sua vita. Una cosa è certa: “quando sono Azel – confessa – sto bene e mi sento libero”.

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