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Il direttore Zanotti ai Lunedì culturali: "Non può esistere una verità oggettiva dei fatti. Meglio dichiarare il punto di vista da cui si scruta il mondo"

L'incontro si è tenuto ieri sera al museo della Marineria. "Scrivere online è come scrivere sulla pietra. Tutto rimane, per sempre", ha aggiunto il giornalista

Il direttore Zanotti ai Lunedì culturali: "Non può esistere una verità oggettiva dei fatti. Meglio dichiarare il punto di vista da cui si scruta...

Che cosa trasforma un fatto in una notizia? Quali sono le opportunità e i pericoli in cui possiamo incorrere quando ogni giorno fruiamo delle informazioni che troviamo in rete? Quali meccanismi e strategie persuasive mette in atto chi lavora nell’ambito della comunicazione ai tempi dei social e dei giornali online gratuiti? Qual è – o dovrebbe essere – l’obiettivo dell’informazione, di chi la produce e di chi ne fruisce, in quella parte di realtà eternamente in divenire ma «più duratura della pietra» che chiamiamo mondo digitale?

 

Ieri, nella seconda serata del ciclo dei lunedì culturali 2023 della parrocchia di San Giacomo apostolo di Cesenatico, presso il Museo della Marineria sul Portocanale, Francesco Zanotti, direttore del settimanale interdiocesano Corriere Cesenate, nel suo intervento Social davvero Sociali? davanti a un pubblico numeroso e attento ha cercato di fornire risposte a queste domande troppe volte sottovalutate o ignorate da chi non conosce i trucchi del mestiere e non vede dietro le quinte del fare informazione e del farla online.

 

Come mette subito in chiaro Zanotti, il mondo della rete e dei social – dove con ‘social’ non si intende solo quelle piattaforme popolate dai più giovani, come Instagram o TikTok, ma qualsiasi piattaforma che metta in comunicazione utenti online, come app di messaggistica (WhatsApp, Telegram), di riproduzione video (Youtube) e persino la versione online di una testata giornalistica, dove si possa commentare e condividere una notizia – è «un mondo reale, sebbene digitale, e non virtuale, del quale tutti, in modo più o meno consapevole, facciamo parte». Per questa ragione, è sbagliato pensare di esimersi dall’affrontarlo, magari con atteggiamento di disinteressata superiorità: «Internet amplifica, modifica e riempie la realtà, essendone parte integrate come prodotto dell’umanità. Dopotutto, come avete fatto a sapere dell’incontro di questa sera se non tramite la rete?».

 

Tramite l’iperconnessione della rete, tutti – boomer compresi – comunichiamo e ascoltiamo. Tuttavia, spesso ci dimentichiamo di cosa questo significhi e, soprattutto di come lo facciamo: «nella paradossale solitudine dell’utilizzo del nostro smartphone, ognuno di noi pensa di sapere già tutto; di avere ragione e di essere più furbo degli altri; di non poter essere ingannato o strumentalizzato dalla pervasività di ciò che gli arriva. E questo succede in modo particolare quando dalla rete tentiamo di conoscere il mondo; quando tramite i social ci informiamo di ciò che ci circonda».

 

In questo senso, è prima di tutto utile ricordare che la notizia – quando veritiera – deriva sempre dai fatti, ossia dagli accadimenti, dagli eventi, ma «non tutti i fatti diventano notizia.» Affinché un fatto diventi notizia deve avere «la forza di cambiare la realtà, come avviene due volte ogni anno con il cambio dell'ora legale». Questo significa che i vari media restituiscono sempre e inevitabilmente un aspetto per quantità parziale della realtà e, nel caso dell’informazione in rete, questa parzialità è spesso subordinata a meccanismi ancora poco chiari anche agli addetti ai lavori: «spesso anche le testate più importanti non riescono a prevedere quali fatti possano diventare in rete notizie importanti e ben recepite… non è sempre chiaro in che modo scatti il meccanismo e questo porta un grado d’imprevedibilità che influenza l’informazione stessa».

 

Ciò che tuttavia dovrebbe sempre guidare la notizia, secondo Zanotti, è la sua qualità, ossia la sua attendibilità. L’attendibilità delle notizie riportate è «guadagnata agli occhi del lettore» da parte della specifica testata tramite «l’autorevolezza e la stima che si crea in un lungo periodo di tempo, quando il giornale cerca sempre di non raccontare fake e di portare notizie che siano verificate». In altre parole, è il tipo di comportamento passato del giornale che deve guidare il lettore a fidarsi di ciò che legge e apprende tramite esso. In questo modo, il lettore si crea un «alleato» del quale, grazie alla permanenza dei dati in rete, può sempre controllare l’effettiva attendibilità, presente e passata: «la rete ormai è molto più duratura della carta… se questa permette l’oblio del deperimento materiale nel tempo, scrivere online è invece come scrivere sulla pietra: tutto resta e difficilmente viene cancellato».

 

La fiducia nel giornale non è però sufficiente. Ci sono strumenti e determinati espedienti, più o meno intenzionali, che vengono utilizzati anche in buona fede ogni volta che qualcuno scrive una notizia, redige o pubblica. Il lettore attento è importante che conosca questi stratagemmi utilizzati da chi governa i vari mezzi di informazione. Esempio emblematico di un espediente negativo è la tecnica del “panino” per riportare, senza che venga notata, un’opinione scomoda sulla quale si vuole sorvolare: «se metto tra due opinioni comode una scomoda, questa viene schiacciata e perde di forza e di valore agli occhi del lettore distratto». Hanno funzione retorica e persuasiva anche semplicemente la posizione in cui le notizie compaiono nella nostra bacheca online o nella fotocomposizione di un giornale: «una notizia in copertina o in terza pagina fa la differenza; come la fa se riportata nelle pagine pari o dispari…».

 

Il buon lettore deve saper riconoscere questi espedienti e cercare sempre di leggere tra le righe di ciò che viene scritto, in modo particolare quando della notizia si fruisce nella velocità della rete. «Ma, soprattutto – sottolinea Zanotti – il lettore deve ricordarsi che, anche volendo essere più obiettivo possibile, chi scrive non possiede e non potrà mai possedere la verità. Ogni notizia è necessariamente il prodotto di una particolare prospettiva e di un particolare punto di vista attraverso il quale si scruta il mondo. Se mentre parlo, l’immaginaria regia di una televisione mostra in controcampo un volto attento e concentrato di un uditore, sembrerà che ciò che sto dicendo sia importante e degno di essere ascoltato. Diversamente, se mostrasse un volto annoiato che sbadiglia, si avrebbe la percezione opposta. Lo stesso vale per la scrittura: ogni articolo può solo restituire una versione parziale della realtà, un determinato taglio di essa».

 

«La tensione del buon giornalista – conclude Zanotti – è di essere più obiettivo possibile, ma soprattutto di dichiarare esplicitamente il proprio punto di vista, le lenti con le quali guarda un determinato fatto, rendendole chiare ed esplicite a chi legge. Responsabilità del lettore è invece non lasciarsi influenzare in modo acritico dall’algoritmo che guida la diffusione delle notizie in rete; di non chiudersi in una singola prospettiva, di solito quella che più si addice alle proprie opinioni o pregiudizi, pensando che sia l’unica, che sia la Verità; pensando che, ancora una volta, aveva ragione… aveva già ragione».

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