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Un mollusco non così raro

Un "eccezionale rinvenimento" segnalato dalla stampa locale è in realtà una specie già conosciuta per l’Alto Adriatico fin dal 1600. Lo chiarisce la struttura oceanografica Daphne 

foto: Arpae-Daphne da riprese con Rov nel 2018

Nei giorni scorsi la stampa locale ha riportato la notizia di un eccezionale rinvenimento, da parte di un subacqueo, di un mollusco sui fondali fangosi antistanti Riccione. La notizia è poi rimbalzata sui social, raggiungendo una grande diffusione, anche nazionale.

In verità, la struttura oceanografica Daphne di Arpae, rende noto che l’organismo segnalato è una specie già conosciuta per l’Alto Adriatico, la cui presenza è testimoniata dalla bibliografia scientifica. Già citato nel 1600 come “satiro marino” nel Lido di Venezia, viene segnalato con una certa frequenza in Adriatico.

Nel corso delle attività che la struttura oceanografica di Cesenatico conduce annualmente, sono stati riportati numerosi avvistamenti del mollusco tramite riprese subacquee effettuate con il Rov (Remote observation vehicle) su ampie zone lungo tutta l’area di competenza regionale (vedi foto).

Anche nell’ambito della pesca a strascico, date le sue dimensioni, viene frequentemente e involontariamente pescato, pur non avendo un valore commerciale.

Il suo nome scientifico è Tethys fimbria ed è il nudibranco più grande del Mediterraneo, in quanto può raggiungere i 30 centimetri. Di colore bianco-grigio con margine nero, è dotato di un largo velo orale munito di tentacoli usati per predare piccoli crostacei e altri invertebrati. Tipico di fondi mobili, si riproduce nel periodo invernale.

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