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Dengue. L’infettivologo Cauda: “Nessun allarme, ma sorveglianza e attenzione”

Allo stato attuale non costituisce un’emergenza. Per il docente di malattie infettive all’Università Campus Biomedico di Roma, non c’è motivo di allarme, ma la parola d’ordine è sorveglianza e attenzione

Foto Siciliani-Gennari/SIR

Allo stato attuale non costituisce un’emergenza. Non c’è motivo di allarme, ma la parola d’ordine è sorveglianza e attenzione. Roberto Cauda, docente di malattie infettive al Campus Biomedico di Roma, smorza i toni sui possibili effetti della Dengue nel nostro Paese ma invita alla vigilanza. Secondo la Paho (Panamerican health organization), l’infezione ha fatto registrare 3,5 milioni di contagi in 18 Paesi del continente americano e oltre mille decessi nei primi tre mesi dell’anno, in particolare in Brasile, Argentina e Paraguay. In Italia, dopo la prima nel mese di febbraio, è stata diffusa a metà marzo una seconda circolare del ministero della Salute, firmata dal direttore generale della Prevenzione, Francesco Vaia, che assicura: “In Italia non c’è alcun allarme Dengue”, tuttavia “abbiamo il dovere di prevenire ed evitare che l’Aedes aegypti, maggiore responsabile della trasmissione della malattia Dengue, possa attecchire”. Di qui l’indicazione alle Regioni di attivare “azioni di controllo nei punti di ingresso del Paese, in particolare sugli aeromobili e sulle navi che arrivano dalle aree ad alta incidenza o a rischio, secondo l’elenco delle agenzie sanitarie internazionali” e, dove necessario, mettere in campo “adeguate azioni di profilassi quali ad esempio la disinsettazione e la disinfestazione”.

La Dengue non si trasmette da uomo a uomo, ma soltanto attraverso una puntura di zanzara. Oltre all’Aedes aegypti, afferma Cauda, sembra che anche “l’Aedes albopictus, o zanzara tigre, presente alle nostre latitudini, sia in grado di trasmettere la Dengue. Del resto ne abbiamo avuto un assaggio con i 362 casi dell’anno scorso, 82 dei quali autoctoni, ossia di persone che non avevano effettuato viaggi in zone endemiche. Questo perché la zanzara tigre, pungendo una persona affetta da Dengue, diventa infettiva e può a sua volta infettare tutte le persone che pungerà”. Si tratta anche di una questione di numeri, spiega l’esperto: “Non c’è al momento un numero tale di persone provenienti da aree endemiche da rappresentare un’emergenza. Un rischio che potrebbe tuttavia aumentare con l’inizio della bella stagione e l’aumento dei viaggi”.

Quali i sintomi cui fare attenzione?
Nella maggior parte dei casi la malattia è asintomatica o paucisintomatica, ma nel 20 per cento dei casi può anche manifestarsi con febbre, irritazione della pelle, nausea, dolori articolari e muscolari.

Che cosa fare in caso di sospetta infezione?
Quando si sospetta un caso di Dengue occorre anzitutto formulare la diagnosi attraverso un semplice esame del sangue. Una volta stabilito che si è verificato un contagio, il soggetto va tenuto in isolamento e protetto con zanzariere e repellenti sulla cute, misure peraltro consigliabili a tutti per proteggersi dalle punture. A differenza delle Anopheles della malaria che hanno una preferenza specifica per l’alba e il crepuscolo, l’Aedes aegypti e l’Aedes albopictus possono trasmettere il virus nell’arco delle 24 ore.

Quanti sono i ceppi della Dengue?
Quattro: Deng 1-2-3-4, diversi tra loro. Il rischio non è tanto nella prima infezione, che in genere decorre in forma asintomatica o paucisintomatica, o tutt’al più come un’influenza. Le forme gravi, potenzialmente mortali, nella prima infezione sono molto rare, meno dell’1 per cento. L’infezione legata a uno di questi sierotipi protegge solo da quello. Una seconda infezione dovuta a un ceppo diverso su base immunologica potrebbe, ma non sempre, determinare forme emorragiche, molto più gravi rispetto alla prima infezione.

Esiste a oggi una terapia specifica?
Non ancora.

E un vaccino?
Ne esistono due: uno americano e uno europeo. Quest’ultimo, approvato a fine 2022 dalla Commissione europea e a febbraio 2023 in Italia, ha una buona protezione verso i quattro sierotipi, forse un po’ meno verso Deng 3, e può essere somministrato anche in età pediatrica dai quattro anni in su, indipendentemente dalla pregressa infezione. Tuttavia, non trattandosi di una malattia che si trasmette per via respiratoria come il Covid-19, la vaccinazione contro la Dengue è consigliata solo a chi progetta un viaggio in Brasile o nei Paesi caraibici.

Come proteggersi allora dal contagio?
Andando verso l’estate consiglio zanzariere alle finestre, aria condizionata, repellenti cutanei. Occorre evitare ristagni d’acqua, ad esempio nei sottovasi. E poi procedere a disinfestazioni periodiche dei siti di proliferazione per eliminare le larve. Insomma, nessun allarme, ma molta vigilanza e attenzione.

Qualche tempo fa è stato lanciato l’allarme su un’ipotetica Malattia X e su nuovi possibili virus. C’è da preoccuparsi?
È giusto che l'Oms ponga l’accento su possibili nuove pandemie per non farsi cogliere impreparati, anche se è chiaro che affinché si sviluppi una pandemia occorre un virus facilmente trasmissibile e con capacità di eludere, almeno in parte, i vaccini. La X Disease, o Malattia X, è in realtà una malattia ipotetica: ci attendavamo una pandemia influenzale, la H1N1, che non si è verificata; abbiamo avuto una pandemia da Sars-Cov-2 che non ci aspettavamo. Ora dobbiamo tener presente altri tipi di virus. Ad esempio gli Arbovirus e la Dengue, anche se a oggi non sussistono le caratteristiche per un’epidemia. In altre parole, anche qui niente allarmismi, ma occorre monitorare con attenzione i patogeni in circolazione.

    

Fonte: Sir
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