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emergenza sanitaria e ambiente

Gli effetti del lockdown sulla qualità dell'aria. Nel bacino padano a marzo giù gli inquinanti

Presentati oggi i risultati dell’analisi del progetto europeo Life Prepair. Per gli assessori all'ambiente delle Regioni del nord Italia "serve andare avanti con l’analisi dei dati sui mesi successivi di aprile e maggio per disporre del quadro complessivo della situazione”

Colline del Rubicone (foto Matteo Venturi)

Inquinamento atmosferico in calo nelle regioni del Bacino padano a marzo, nel periodo iniziale di applicazione del lockdown. È quanto emerge dalla prima valutazione dei dati sugli effetti della crisi sanitaria causata dal Covid-19. Le misure di contenimento adottate hanno generato una condizione inedita per quanto riguarda le concentrazioni di diversi inquinanti su tutto il territorio del bacino, in relazione sia alla variazione delle emissioni sia alle condizioni meteorologiche.

Il punto della situazione è stato fatto oggi in occasione della presentazione in videoconferenza dei risultati dell’analisi Life Prepair sull’andamento della qualità dell’aria nelle settimane di emergenza Coronavirus e l’inquinamento atmosferico nel bacino padano.

Il progetto europeo è coordinato dalla Regione Emilia-Romagna e conta 17 partner tra cui le Regioni Veneto, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia-Giulia con le relative Agenzie regionali per la protezione ambientale, la Provincia autonoma di Trento, Arpa Valle d’Aosta, i Comuni di Milano, Torino e Bologna, la società Art-ER (Attrattività, ricerca e territorio dell'Emilia-Romagna), la Fondazione Lombardia Ambiente e l’Agenzia per l’Ambiente della Slovenia.

Sui dati illustrati intervengono, con una nota comune, gli assessori regionali all’ambiente: Irene Priolo (Emilia-Romagna), Gianpaolo Bottacin (Veneto), Raffaele Cattaneo (Lombardia) e Matteo Marnati (Piemonte).

“Il primo report condotto dal progetto Prepair - affermano - evidenzia ancora una volta la complessa dinamica del particolato e delle relazioni tra emissioni, trasporto e diffusione degli inquinanti, processi fisico-chimici che determinano la formazione di particolato secondario, ossia della parte più rilevante delle polveri sottili (pm10). Una dinamica fortemente influenzata dalle condizioni meteorologiche. Come è noto, le principali criticità sulla qualità dell’aria nel bacino padano riguardano il superamento del valore giornaliero di pm10 e del limite annuale di biossido di azoto. Ora - proseguono i rappresentanti delle quattro Regioni - serve andare avanti con l’analisi dei dati sui mesi successivi di aprile e maggio per disporre del quadro complessivo della situazione”.

“La riduzione del 40 per cento sull’intera pianura padana delle emissioni di Nox (ossidi di azoto e loro miscele) accompagnata da una riduzione del 14 per cento delle emissioni di particolato primario è un risultato importante ma non del tutto sufficiente, nelle condizioni meteorologiche di stagnazione tipiche della pianura padana, a garantire il rispetto dei valori limite fissati dalle norme europee - sottolineano all'unisono gli assessori -. Questi primi risultati confermano comunque la validità della strategia dei Piani aria regionali incentrata su interventi plurisettoriali, che intervengono simultaneamente su più categorie di inquinanti”.

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