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Migrazioni: don Colmegna (Casa della carità), “non possiamo stare zitti”. Riforma legge cittadinanza “non più rinviabile”

Legge sulla cittadinanza. Gli interventi di Fondazione casa della carità, Acli e Comunità di Sant'Egidio

Foto agensir.it

Non possiamo stare zitti: in questo Paese ci sono storie e pratiche di positività e solidarietà, tanta sapienza che si scontra con un impianto legislativo arretrato. Noi non siamo con gli slogan ‘accogliamoli tutti o nessuno’: in questo periodo di battaglia elettorale dobbiamo ridare urgenza, con pacatezza e mitezza, ad un fenomeno strutturale che non è un problema ma una risorsa se si affronta con capacità e intelligenza”. Così don Virginio Colmegna (nella foto), presidente della Fondazione Casa della carità, presentando alla stampa questa mattina a Roma, presso l’Istituto Sturzo, un documento programmatico sulle migrazioni sottoscritto da 18 tra enti e associazioni cattoliche. Soffermandosi sul primo punto, l’urgenza di una riforma della legge sulla cittadinanza, don Colmegna spiega: “Da troppi anni il nostro Paese non adegua la sua legislazione sull’acquisizione della cittadinanza al mutato contesto sociale e troppi cittadini di fatto non sono riconosciuti tali dall’ordinamento. Varare un provvedimento che sani queste contraddizioni non è più rimandabile”. “Vogliamo rilanciare la coesione sociale contro la banalizzazione e radicalizzazione dello scontro; le persone che accogliamo ci interpellano, non possiamo stare zitti”, ribadisce il sacerdote.

“Sollecitiamo i candidati ad andare oltre i programmi immediati e a guardare al futuro del Paese. Parliamo di circa 900mila ragazzi nati da genitori stranieri e cresciuti nel nostro Paese, italiani di fatto ma non di diritto, che vivono una cittadinanza dimezzata”. L’appello è di Antonio Russo, responsabile welfare Acli, intervenuto alla conferenza stampa di presentazione, oggi a Roma, del documento programmatico sulle migrazioni sottoscritto da 18 tra enti e associazioni cattoliche. Con riferimento alla richiesta di riforma della legge sulla cittadinanza, regolata dalla legge 5 febbraio 1992, n. 91, Russo sottolinea che si tratta di “una riforma urgente, che non può essere considerata alla stregua di altre riforme”. Dopo avere chiarito che la questione è diversa da quella dei rifugiati e richiedenti asilo, ha ripercorso l’iter del provvedimento sul cosiddetto ‘ius soli’ e ‘ius culturae’ approvato alla Camera ma non al Senato, affermando che “è una riforma anzitutto di civiltà”. Il diritto di cittadinanza – osserva – sta diventando nella discussione politica italiana un motivo di discriminazione, mentre il principio di cittadinanza avvia un processo di inclusione”. Di qui l’auspicio che il nuovo Parlamento “si impegni ad approvare la riforma recuperando il provvedimento approvato alla Camera e riducendo da 10 a 5 anni il periodo necessario alla naturalizzazione”.

“Oggi sono necessarie nuove modalità di ingresso in Italia”. Lo ha affermato questa mattina Daniela Pompei, responsabile immigrazione per la Comunità di Sant’Egidio, nel corso della presentazione del documento programmatico in 7 punti elaborato da 18 tra enti e associazioni cattolici in vista delle elezioni del 4 marzo. Il documento chiede al secondo punto un nuovo quadro giuridico per accogliere quanti arrivano nel nostro Paese senza costringerli a chiedere asilo. “A fronte di flussi migratori che gli esperti definiscono sempre più come misti, creare una divisione politica tra richiedenti asilo e ‘migranti economici’ è difficile, anacronistico e inefficace – si legge nel testo -. Bisogna andare oltre”. Per questo, spiega Pompei richiamando le recenti esperienze di corridoi umanitari con la Cei e la Fcei, “chiediamo una rapida riattivazione dei canali ordinari di ingresso che ormai da anni sono pressoché completamente chiusi, con l’inevitabile conseguenza di favorire gli ingressi e la permanenza irregolari”. Per entrare in Italia secondo la legge servono modalità più flessibili e decisamente più efficienti, “a cominciare da un immediato ritorno del decreto flussi, per arrivare fino a proposte più ampie e organiche di modifica del testo unico sull’immigrazione: permesso di soggiorno temporaneo per la ricerca di occupazione, attività d’intermediazione tra datori di lavoro italiani e lavoratori stranieri non comunitari e reintroduzione del sistema dello sponsor (sistema a chiamata diretta)”.

Fonte: Sir
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