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Scatta il fermo pesca, stop al pesce fresco

Coldiretti fa sapere che da Trieste ad Ancona si tornerà in mare il 5 settembre

(foto archivio)

Stop al pesce fresco a tavola per l’avvio del fermo pesca che porta al blocco delle attività della flotta italiana lungo l’Adriatico. A darne notizia è Coldiretti Impresapesca in occasione dell’avvio del provvedimento che dal 31 luglio bloccherà le attività dei pescherecci dal Friuli Venezia Giulia al Veneto, dall'Emilia Romagna fino a parte delle Marche e della Puglia. Lo stop inizialmente varrà da Trieste ad Ancona, dove si tornerà in mare il 5 settembre, e da Bari a Manfredonia (rientro previsto il 29 agosto), mentre lungo l'Adriatico nel tratto centrale da San Benedetto e Termoli le attività si fermeranno dal 16 agosto fino al 16 settembre.

Per quanto riguarda il Tirreno il blocco scatterà da Brindisi a Napoli dal 6 settembre al 5 ottobre. Il 4 ottobre partirà, invece, il fermo da Livorno a Imperia. Per Sicilia e Sardegna l’interruzione delle attività sarà fissata su indicazione delle Regioni, mentre da Gaeta a Civitavecchia è stato già effettuato dal 12 giugno all’11 luglio.

Come lo scorso anno, spiega Coldiretti Impresapesca, in aggiunta ai periodi di fermo fissati i pescherecci dovranno effettuare ulteriori giorni di blocco che vanno da 7 a 17 giorni a seconda della zona di pesca e del tipo di risorsa pescata.

"Il fermo cade quest’anno in un momento difficile - denuncia Coldiretti Impresapesca -poiché il blocco dell’attività va a sommarsi all’aumento drastico della riduzione delle giornate di pesca imposta dalla normativa europea, per le imbarcazioni operanti a strascico. Le giornate di effettiva operatività a mare sono scese per alcuni segmenti di flotta, per i segmenti di maggiore tonnellaggio, a circa 140 all’anno, rendendo non più sostenibile l’attività di pesca, considerata anche l’assenza di un efficace sistema di ammortizzatori e di valide politiche di mercato capaci di compensare le interruzioni".

"Alle problematiche strutturali del settore si aggiungono quelle causate dalla pandemia - continua la Coldiretti - con un crack da 500 milioni di euro tra produzione invenduta, crollo dei prezzi e chiusura dei ristoranti, senza dimenticare l’aggravio di costi per garantire il rispetto delle misure di distanziamento e sicurezza a bordo delle imbarcazioni. Se si considerano anche gli effetti combinati dei cambiamenti climatici, delle importazioni selvagge di prodotto straniero e di una burocrazia sempre più asfissiante, il risultato - conclude Coldiretti Impresapesca - è la perdita nello spazio di un trentennio del 33 per cento delle imprese e di 18.000 posti di lavoro, con la flotta ridotta ad appena 12mila unità e con una vetusta età media del naviglio di circa 36 anni".

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