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Assemblea Fisc

Settimanali cattolici, gli interventi di mons. Russo (Cei) e don Bianchi (Fisc)

I contributi del segretario generale della Cei e del presidente nazionale Fisc all'assemblea nazionale elettiva della Federazione italiana settimanali cattolici, in programma a Roma fino al 23 novembre.

foto SIR/Marco Calvarese

“Presidi non contrapposti ai media nazionali, ma portatori di una ricchezza propria che qualifica e impreziosisce l’informazione di tutto ciò che, purtroppo, il più delle volte rimane ai margini”.

È la definizione dei settimanali cattolici nelle parole di monsignor Stefano Russo, segretario generale della Cei, in apertura della XIX Assemblea nazionale elettiva della Federazione italiana settimanali cattolici, in programma a Roma fino al 23 novembre.

Mons. Russo ha ricordato “quanto è prezioso contro queste logiche dominanti il contributo di quella stampa che, a torto, viene considerata minore! Nella ricchezza di significati del termine ‘presidio’ c’è proprio quello di ausilio in una terapia o nell’assistenza di un paziente. Piace pensare che la vostra informazione – la nostra informazione – possa contribuire a curare le ‘malattie’, spesso infettive, che alle volte privano di quei tratti indispensabili di libertà. È questione di democrazia!”.

“Oggi viviamo in un contesto di continue trasformazioni, determinate in particolare dalle nuove tecnologie, eppure – ha osservato il segretario generale – il contributo dei settimanali resta determinante per far riecheggiare, in modo singolare, le mille voci provenienti dal territorio”.

Per mons. Russo, “gli approfondimenti tematici, l’attenzione alle periferie geografiche ed esistenziali, la professionalità, la qualità dell’informazione, la vicinanza alla gente, sono gli ingredienti che rendono ciascuna testata unica, perché portatrice di una originalità propria”.

Non “semplici fogli o bollettini” ma “giornali veri e propri, chiamati a integrare alla funzione informativa anche quella formativa Queste testate hanno una prospettiva propria e originale attraverso cui assolvere la missione di organo informativo. Ciò non significa che, in quanto strumento di comunicazione, non abbiano obiettivi comuni e caratteristiche analoghe a tutti gli altri media; vuol dire piuttosto che si distinguono da essi per lo ‘spirito’ che le anima”, ha spiegato mons. Russo: “Ed è questo stesso spirito che oggi è chiamato al confronto con le forme di un’evoluzione digitale che sembra fagocitare tutto. Quali saranno gli scenari del futuro? Sopravvivrà il cartaceo? Cosa sarà di noi? Sono domande che colgo nella loro sofferenza, a volte sfiducia, e che, comunque, presentano un’incertezza diffusa”.

Per il segretario generale, “le difficoltà sono tantissime; a rischio c’è la sopravvivenza dell’esperienza come per altre realtà editoriali; inutile negare una certa fatica nel trovare ricette utili. E, d’altronde, questi presidi territoriali stanno diminuendo sempre più. Non si tratta di un dato ascrivibile alle sole nostre realtà. C’è un elemento, però, che non va trascurato: l’informazione è innovazione”.

I settimanali, in sé e per sé, sono innovazione. E la storia ne è testimone. Ma non bisogna fermarsi al passato. Avremo futuro se saremo innovativi dentro! Anche nell’ambiente comunicativo – ha ribadito mons. Russo – vale il principio educativo: il soggetto è colui che dev’essere formato e insieme il più grande formatore di se stesso”.

“La vita, anche per i media cattolici, è fatta di stagioni che sono unite dal filo rosso della speranza. Alcune si sono chiuse, altre si stanno aprendo. E certamente, nonostante le difficoltà del momento presente, non si può rinunciare alle caratteristiche essenziali del vostro essere: passione, perseveranza, professionalità, qualità”.

La strada della qualità, in particolare, “è stata da sempre segnalata da due indicazioni principali: essenzialità e fondatezza di ciò che si scrive. Quella della qualità non è una pagina già scritta, ma un impegno che continua quotidianamente!”.

“Da parte nostra – ha assicurato mons. Russo – l’attenzione verso i media diocesani è stata costante nei Consigli episcopali permanenti, con un particolare riferimento, in quest’ultimo frangente, alla questione dei tagli all’editoria. Attenzione portata avanti anche nel dialogo con le Istituzioni. I vescovi italiani non possono non sostenere e supportare la voce di coloro che, con la Fisc, chiedono che venga mantenuto il sostegno a favore di questi presidi. È in gioco il pluralismo dell’informazione!”.

E, citando le parole del presidente Mattarella, si è soffermato anche sulla ”preoccupazione per le consegne postali”. Infine, l’esortazione a “continuare a lavorare insieme per la comunità, raccontando il bene, valorizzando le opportunità offerte da questo nostro tempo, in condivisione di valori e di esperienze”.

Il presidente Fisc

“Nelle nostre comunità continua l’attenzione per i giornali diocesani, giornali di popolo, del territorio, della Chiesa e della gente che hanno ancora la forza di far crescere le coscienze e alimentare lo sguardo di un Paese reale, attraverso la vicinanza alle persone e alla loro vita”. Lo dice al Sir don Adriano Bianchi, presidente della Federazione italiana settimanali cattolici, tracciando un bilancio dei suoi tre anni di mandato alla guida della Fisc, in occasione dell’Assemblea nazionale elettiva, aperta oggi pomeriggio a Roma.

Soffermandosi sulle difficoltà legate al cambiamento del mondo dell’editoria, don Bianchi ricorda “alcune chiusure dolorose”.

La trasformazione dal cartaceo al digitale non sempre è facile”. Quindi, l’auspicio è che “il sostegno da parte delle comunità, della Chiesa e dello Stato non venga meno”. Affermando che “noi veniamo dal tessuto delle comunità, dal tessuto sociale ed ecclesiale” e che la missione dei settimanali diocesani è quella di “permettere la vasta rappresentazione delle opinioni e delle esperienze diverse”, il presidente Fisc evidenzia come “senza il patrimonio dei giornali diocesani, a livello italiano, ci sarebbero delle voci univoche che sarebbero dettate da gruppi economici e da gruppi politici che hanno in mano i grandi mezzi di informazione”.

“Il nostro racconto, seppur più umile e un po’ più nascosto dentro la comunità, negli ultimi anni ha permesso e continua a permettere la crescita del dibattito pubblico e la formazione delle coscienze”, aggiunge don Bianchi. Nelle sue parole, la consapevolezza che “tutti i giornali diocesani hanno l’autorevolezza di un ascolto e un’attenzione”.

“Sono il termometro delle comunità per il loro giornalismo di vicinanza. Quello che ci permette di capire cosa pensano davvero le persone e ci aiuta a superare alcuni luoghi comuni, come nel caso del tema dei migranti. Poter raccontare storie di relazione con queste persone è peculiare del nostro modo di fare giornalismo”. Infine, un augurio alla Fisc per il futuro: quello di “non certificare solo qualche chiusura ma una rinascita, una crescita e un’efficacia sul territorio dei giornali”.

Fonte: Sir
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