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Papa Francesco: al Bambino Gesù, “continuare a mettere i frutti della vostra ricerca a disposizione di tutti”

"Non mi sono ripreso e per questo non potrò leggere bene il messaggio. Per questo lo farà monsignor Ciampanelli per me”, ha detto Bergoglio in avvio di udienza

Papa Francesco all'udienza di mercoledì 13 marzo 2024. Foto Vatican Media/SIR

“Cari fratelli e sorelle, sono contento di vedervi! Io non mi sono ripreso e per questo non potrò leggere bene il messaggio. Per questo lo farà monsignor Ciampanelli per me”. Con queste parole il Papa ha aperto l’udienza in Aula Paolo VI – dove è arrivato in sedia a rotelle – alla comunità dell’Ospedale Pediatrico “Bambino Gesù”, in occasione del 100° anniversario della donazione dell’Ospedale alla Santa Sede da parte della famiglia Salviati. Poi ha ceduto la lettura del testo preparato per l’occasione a monsignor Filippo Ciampanelli, della Segreteria di Stato.

“Continuare a mettere i frutti della vostra ricerca a disposizione di tutti, specialmente là dove ce n’è più bisogno, come fate ad esempio contribuendo alla formazione di medici e infermieri africani, asiatici e mediorientali”. È l’invito del Papa, nel testo preparato per l’udienza. “La malattia di un bambino coinvolge tutti i suoi familiari”, osserva Francesco: “Per questo, è una grande consolazione sapere che sono tante le famiglie seguite dai vostri servizi, accolte in strutture legate all’ospedale e accompagnate dalla vostra gentilezza e vicinanza. Questo è un elemento qualificante, che non va mai trascurato, anche se so che a volte lavorate in condizioni difficili. Piuttosto sacrifichiamo qualcos’altro, ma non la gentilezza e la tenerezza. Non c’è cura senza relazione, prossimità e tenerezza, a tutti i livelli”.

“La scienza, e di conseguenza la capacità di cura, si può dire il primo dei compiti che caratterizza oggi l’ospedale Bambino Gesù”, ricorda il Papa: “Essa è la risposta concreta che date alle accorate richieste di aiuto di famiglie che domandano per i loro figli assistenza e, ove possibile, guarigione. L’eccellenza nella ricerca biomedica è dunque importante. Vi incoraggio a coltivarla con lo slancio di offrire il meglio di voi stessi e con un’attenzione speciale nei confronti dei più fragili, come i pazienti affetti da malattie gravi, rare o ultra-rare”.

Fonte: Sir
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