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Don Altenio, nuovo sacerdote. Il vescovo Douglas nell'omelia: "Non dimenticare mai che Gesù ha dato la sua vita per noi"

Ti auguriamo che i tuoi futuri ‘Eccomi’ conservino la gioia e l’entusiasmo di quello che hai pronunciato oggi qui davanti a questa santa assemblea di Dio, deponendo nel cuore della Madonna, la Madonna del Popolo, la Madonna del Monte, la Madonna di Lourdes – la possiamo chiamare con mille titoli – la tua generosa disponibilità, ha detto il presule

Nella foto di Pier Giorgio Marini, l'ordinazione di don Altenio Benedetti, oggi pomeriggio in Cattedrale a Cesena

Don Altenio Benedetti, classe 1958, è sacerdote. È stato ordinato oggi pomeriggio in una Cattedrale gremita di fedeli, amici ed ex colleghi del prof in pensione, a Cesena, dal vescovo Douglas Regattieri che ha presieduto l'Eucaristia concelebrata da numerosi sacerdoti della Diocesi. Presenti sull'altare anche numerosi diaconi permanenti. 

Nell'omelia, che pubblichiamo di seguito integrale, il presule ha detto che "mai si deve cancellare dal nostro cuore e dalla nostra mente che Gesù ci ha tanto amati così da dare la sua vita per noi. Da lì sgorga ogni ministero nella Chiesa; lì trova la sua ragione d’essere ogni evento e il senso vero di ogni persona".

Ecco il testo di quanto pronunciato dal vescovo Douglas nell'omelia. 

don altenio sacerdote.cattedrale cesena.14.4.2024.foto pg marini

(Qui sopra don Altenio Benedetti oggi pomeriggio in Cattedrale a Cesena, foto Pier Giorgio Marini)

  1. 1.    Cana di Galilea: l’ora di Gesù

A Cana, nelle parole rivolte alla madre, Gesù evoca il momento culminante della sua vita terrena: l’esperienza del calvario e della croce: la sua ‘ora’: “Donna, non è ancora giunta la mia ora” (Gv 2, 4). Il vino buono abbondante di Cana che sostituisce l’acqua delle giare rimanda al calvario dove il sangue versato salverà l’umanità. Cana anticipa il calvario. Per questo Gesù dice che non è ancora giunta la sua ora. Poi alla fine concede quanto Maria chiede e permette che il segno, il primo (Cfr Gv 2, 11), sia posto e – per chi riuscirà a capire – si proietti già fin d’ora verso il calvario, là dove si compirà pienamente la volontà del Padre. Gesù è tutto orientato al suo compimento: suo cibo è fare la volontà del Padre (Cfr Gv 4, 34). Anche per questo chiama sua madre ‘donna’: sia qui a Cana come anche sul calvario. Non per disprezzo, non per tenere le distanze, ma per evidenziare che ora i suoi veri legami sono quelli che lo legano al Padre e alla sua volontà. “Madre” sarà solo per Giovanni: “Ecco tua madre!” (Gv 19, 27).

 

  1. 2.   La croce

Se Cana rimanda al calvario, all’ora di Gesù, ci fa bene ammirare l’immagine che tu, Altenio, hai fatto stampare in ricordo della tua ordinazione; riporta il gruppo scultoreo della crocifissione del Signore, con accanto Giovanni e Maria, collocato sull’altare della nostra Chiesa di sant’Agostino. E hai fatto bene. Perché mai si deve cancellare dal nostro cuore e dalla nostra mente che Gesù ci ha tanto amati così da dare la sua vita per noi. Da lì sgorga ogni ministero nella Chiesa; lì trova la sua ragione d’essere ogni evento e il senso vero di ogni persona. Nessuno può distruggere tale forza d’amore che si sprigiona dal Crocifisso. Lo dimostra anche la storia di questo crocifisso. Narra infatti lo storico Carl’Antonio Andreini che “nella notte delli 6 giugno 1594 accadde un grande incendio nella chiesa parrocchiale di San Giovanni nella Murata, il quale divorò tutti gli altari ed in particolare s’abbruciò tutto il tabernacolo, salvandosi il Santissimo Sagramento che dentro vi si custodiva […]. Il Crocefisso grande all’altar maggiore, abbenché assai circondato dal fuoco, non ebbe nocumento, abbruciandosi solamente la di lui corona di spine ed il di lui bellissimo adornamento dorato; ma il rimanente che trovavasi in chiesa tutto venne consumato dal fuoco. […] un tanto copioso fuoco aveva rimasto intatto solamente il Santissimo Sagramento e l’immagine del Crocefisso di mole grande di questa chiesa di San Giovanni, il qual Crocefisso [venne portato in processione fino alla cattedrale”.

La croce resterà sempre innalzata sul mondo, sugli altari, sulle cime dei monti, sui campanili della chiese, al centro delle nostre piazze, ai crocevia delle nostre strade, lungo i sentieri scoscesi di montagna: sarà sempre elevato in alto come un vessillo di gloria (Vexilla regis prodeunt). Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me"(Gv 12, 32). Nessun fuoco, nessun terremoto, nessuna persecuzione sarà in grado di cancellarla dalla storia degli uomini, dal cuore dei credenti. 

 

  1. 3.   Maria e il sacerdote

Quando Gesù pronuncia le ultime parole, rivolte al discepolo amato, sembra quasi dirci che ora l’attenzione e i riflettori devono essere per lei, la madre sua, la madre di Giovanni. La madre di tutti noi. Ma in particolare di tutti quei discepoli che il Signore ha chiamato più vicino a condividere con Lui la missione dell’annuncio del Regno: dei sacerdoti. Maria, madre dei sacerdoti, di te, don Altenio che fra poco sarai sacerdote in eterno. Tra lei e il tuo sacerdozio da stasera in poi, fino alla morte, si instaurerà un rapporto strettissimo di amore, di imitazione, di rassomiglianza, di condivisione. Per tre motivi.

Primo: Maria e il sacerdote generano Cristo. L’aveva affermato Paolo VI in una udienza del mercoledì: “Maria dà Cristo all’umanità; e anche il Sacerdozio dà Cristo all’umanità, ma in modo diverso, com’è chiaro; Maria mediante l’Incarnazione e mediante l’effusione della grazia, di cui Dio l’ha riempita; il Sacerdozio mediante i poteri dell’ordine sacro: ministero che genera Cristo nella carne il primo, e poi lo comunica per le misteriose vie della carità alle anime chiamate a salvezza; ministero sacramentale ed esteriore il secondo, il quale dispensa quei doni di verità e di grazia, quello Spirito, che porta e forma il Cristo mistico nelle anime che accettano il salutare servizio della gerarchia” (Paolo VI, Udienza generale 7 ottobre 1964).

Secondo: Maria e il sacerdote sono come due tabernacoli: prima di generarlo e comunicarlo al mondo lo conservano e lo custodiscono in se stessi. “L’analogia tra Maria e il sacerdote si può esprimere così: Maria per opera dello Spirito Santo, ha concepito Cristo e, dopo averlo nutrito e portato nel suo seno, lo ha dato alla luce a Betlemme; il sacerdote, unto e consacrato di Spirito Santo nell’ordinazione, è chiamato anche lui a riempirsi di Cristo per poi darlo alla luce e farlo nascere nelle anime mediante l’annuncio della parola e l’amministrazione dei sacramenti” (R. Cantalamessa, Predica alla casa pontificia, 18 dicembre 2009).

E terzo: prima ancora di conservare nel cuore (essere tabernacolo) e di comunicare Cristo al mondo c’è la fede, di Maria e del sacerdote. Maria “per fede concepì e per fede partorì”, così insegna sant’Agostino (Cfr Discorsi 215, 4). Anche il sacerdote per fede porta Cristo nel suo cuore e mediante la fede lo comunica agli altri. All’ ‘Ecco’ (Lc 1, 38) di Maria, corrisponde il tuo ‘Eccomi’ che hai appena pronunciato davanti a tutti e che espliciterai fra poco per cinque volte con “Sì, lo voglio”.

Possiamo davvero dire con il cardinale Cantalamessa che concludeva così una sua predica alla Casa pontificia: “Il rinnovamento spirituale del sacerdozio cattolico sarà proporzionato allo slancio con cui ognuno di noi, sacerdoti o vescovi, della Chiesa, saremo capaci di pronunciare di nuovo un gioioso “Eccomi” e “Sì, lo voglio”, facendo rivivere l’unzione ricevuta nell’ordinazione” (l.c.).

Ti auguriamo, don Altenio, che i tuoi futuri ‘Eccomi’ conservino la gioia e l’entusiasmo di quello che hai pronunciato oggi qui davanti a questa santa assemblea di Dio, deponendo nel cuore della Madonna, la Madonna del Popolo, la Madonna del Monte, la Madonna di Lourdes – la possiamo chiamare con mille titoli – la tua generosa disponibilità.

Al termine della solenne concelebrazione il vescovo  ha comunicato che per il momento don Altenio proseguirà il suo servizio pastorale a favore dell'unità parrocchiale Ponte Pietra, Ruffio e Macerone.

Qui di seguito la photogallery di Pier Giorgio Marini

Ordinazione don Alteni

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