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il ricordo

Il professor Spada, una roccia per tutti noi

Saldo nella fede, ha amato la Chiesa di un amore sconfinato. Un testimone esemplare. Uno cui ispirare il nostro lavoro quotidiano

Dall'archivio di Pier Giorgio Marini

Lo voglio mettere subito in chiaro: non c'è alcuna retorica nelle parole che sto mettendo su questo foglio bianco. Il professor Spada, per noi era "spadino", è stato per me e per tutti noi del Corriere Cesenate un'autentica colonna. Non ho alcun timore di dirlo. È verissimo e ciascuno di noi può testimoniarlo.

Spada è stato un testimone autentico del Vangelo. Credibile e autorevole. Ha amato la Chiesa come la sua famiglia e ha sempre difeso il Papa, chiunque fosse. Ha avuto anche lui i suoi dubbi, ma non ha mai avuto timore di schierarsi dalla parte della comunità cristiana, per costruire, per unire, per tenere insieme. In una parola, per essere una testimonianza vera. Quando approdai al Corriere Cesenate, nell'ormai lontano 1990, Spada era già un'istituzione del settimanale diocesano. Ho imparato ad apprezzarlo e a volergli bene, proprio come lui ne ha voluto a me e a ciascuno di noi, uno a uno.

Ha amato prima di tutto la sua famiglia. La moglie Carla, il suo sostegno fino all'ultimo, e il figlio Lorenzo. Si commuoveva ogni volta che lo ricordava in giro per il mondo a tenere conferenze in inglese su temi scientifici. Lui, uomo di lettere, con la sua laurea in ambito umanistico, con un figlio affiliato al dipartimento di Chimica alla Normale di Pisa. Quanto ne era fiero. 

Ha amato la sua Longiano, la cittadina che illustrava a tutti, anche a quelli appena conosciuti da pochi minuti. E ha servito il suo splendido paese di collina, anche dai banchi del consiglio comunale.

Ha amato la sua parrocchia di Badia dove era la sua seconda casa e dove ha servito ed è stato impegnato sempre, anche nelle fila dell'Azione cattolica, a fianco di tutti i parroci che si sono succeduti.

Spada ha amato il suo lavoro di prof di religione, pur nella fatica, a volte, di stare in classe con le generazioni che si susseguivano. Saranno migliaia gli studenti che di lui si ricordano. Noi di certo non dimentichiamo quando citava Marco Pantani, suo studente alle Medie di Cesenatico. Come ne era orgoglioso... E tanti altri che ci ha fatto conoscere nei racconti di cui ci faceva partecipi.

Non so se posso scriverlo, ma in particolare Spada ha amato il Corriere Cesenate. Lo ha amato di un amore e con un servizio ammirevoli. Ha amato il Corriere in maniera sconfinata. Il settimanale diocesano è stato per lui il luogo del servizio per antonomasia. Già ci manca, stiamo scrivendo un po' tutti sulle chat che teniamo sui social. Spada era ed è uno di noi. E lo rimarrà sempre uno di noi.

Ricordo Terzo per la sua saldezza nella fede. Per me come direttore è stato una spalla insostituibile. Quanti editoriali gli ho fatto correggere... Sia per l'italiano, lui lo conosceva come pochi, sia per l'ortodossia. Sapevo che di lui mi potevo fidare. Sapevo che con lui si poteva stare certi: camminava sicuro nell'alveo della Chiesa, non per obbedienza, ma per amore. Ecco la chiave: per amore. Spada aveva ricevuto tanto dalla Chiesa e tanto le restituiva, in servizio, riconoscenza e appartenenza grata.

Spada è stato per tutti noi una roccia su cui poggiarci. Quante pagine del Corriere Cesenate ha scritto in questi lunghi anni. Quante notizie ha scovato, le più piccole a volte, ma anche le più lette.

Tutti ricordiamo il suo arrivo in redazione, il martedì pomeriggio, prima della chiusura del giornale. Dava un'occhiata alle bozze del giornale. Aveva un occhio incredibile. Non gli sfuggiva nulla. Era bravissimo. E ricordiamo anche i dolci che ci portava, così anche lui poteva mangiarne un po', visto che negli ultimi tempi glieli avevano tolti da una dieta più stretta a motivo di qualche acciacco dovuto agli anni che avanzavano.

Ricordo anche le sue battaglie per chiamare le cose con il loro nome, soprattutto in materia di Chiesa. Quante lettere ha scritto ai direttori dei maggiori quotidiani per la confusione tra Cei e Santa Sede, tra 8xmille e fondi del Vaticano. Non poteva crederci ci fosse tanta ignoranza e tanto pressapochismo nel mondo dell'informazione, lui che amava la verità. 

Di Terzo, Vittorio per i suoi di casa, ci rimane l'esempio. Limpido, semplice, senza fronzoli, sincero e appassionato. L'ho sentito l'ultima volta al telefono giovedì della scorsa settimana. La voce era affaticata, ma l'entusiasmo e il suo sorriso erano quelli di sempre. Dalle sue parole ho inteso che sarebbe rimasto poco tempo. Lo stesso il professore si è voluto interessare del nostro giornale, come faceva sempre. E guardava avanti...

Noi, per lui, la sua seconda famiglia. Lui, per noi, uno cui ispirare il nostro lavoro quotidiano. 

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