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Il vescovo Douglas al termine della Marcia della pace: "Il primo diritto di una persona è quello di nascere"

Con le parole del Concilio Vaticano II, monsignor Regattieri ha detto: "Riaffermiamo l’inviolabile dignità dei bambini concepiti nel grembo materno e riteniamo un abominevole delitto la loro soppressione"

Foto Pier Giorgio Marini

Pubblichiamo l'intervento di ieri del vescovo Douglas (foto sotto di Pier Giorgio Marini) al termine della Marcia della pace che si è tenuta a Cesena. Calmi i toni usati dal presule, com'è nel suo stile, ma forti e decisi nella sostanza. Monsignor Regattieri non ha usato mezzi termini: inutile fare marce della pace se non si tutela la vita dal concepimento fino alla sua morte naturale. Senza nominarli, il vescovo ha pronunciato un 'no' deciso all'aborto e all'eutanasia. 

Di seguito il suo testo

Quest’anno viviamo tre importanti ricorrenze che non vogliamo dimenticare:

1. 100 anni fa terminava “l’inutile strage”, la 1° guerra mondiale

100 anni fa terminava “l’inutile strage” della prima guerra mondiale (1914-1918). Ne seguirà una seconda (1939-1945); siamo ora in una ‘terza guerra mondiale a pezzi’, come l’ha chiamata papa Francesco (Conferenza stampa in aereo - viaggio di ritorno dalla Corea del Sud, 18 agosto 2014). Insomma l’uomo non ha ancora capito che la guerra è sempre un danno, inutile perché non risolve i gravi problemi dell’uomo, anzi innesca ulteriore violenza e cattiveria: sempre. Per questo i padri costituenti hanno scritto nella nostra carta costituzionale: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” (Art.11). Il papa ci ammonisce quest’anno col suo messaggio: “l’escalation in termini di intimidazione, così come la proliferazione incontrollata delle armi sono contrarie alla morale e alla ricerca di una vera concordia. Il terrore esercitato sulle persone più vulnerabili contribuisce all’esilio di intere popolazioni nella ricerca di una terra di pace. Non sono sostenibili i discorsi politici che tendono ad accusare i migranti di tutti i mali e a privare i poveri della speranza. Va invece ribadito che la pace si basa sul rispetto di ogni persona, qualunque sia la sua storia, sul rispetto del diritto e del bene comune, del creato che ci è stato affidato e della ricchezza morale trasmessa dalle generazioni passate” (Messaggio per la 52° Giornata mondiale della pace, 2019, 6).

In questo Natale, festa del Bambino Gesù, Il pensiero corre ai bambini vittime della guerra, ai bambini-soldato, ai bambini vittime della violenza e offesi in diversi modi nella loro dignità.

2. 70 anni fa (1948) l’ONU scriveva la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo

70 anni fa (1948) l’ONU scriveva la Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo. E’ il caso di riascoltare due articoli di quella Dichiarazione: “Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. (…) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato” (Art. 16). “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare, isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti” (Art. 18). La libertà religiosa è uno dei diritti fondamentali dell’uomo perché si fonda sulla sua dignità. Il Concilio insegna: “Il diritto alla libertà religiosa si fonda realmente sulla stessa dignità della persona umana quale l'hanno fatta conoscere la parola di Dio rivelata e la stessa ragione. Questo diritto della persona umana alla libertà religiosa deve essere riconosciuto e sancito come diritto civile nell'ordinamento giuridico della società.(…) Il diritto alla libertà religiosa non si fonda su una disposizione soggettiva della persona, ma sulla sua stessa natura” (Dignitatis humanae, 2).

In questo Natale, festa della santa Famiglia di Nazareth, il pensiero va alla famiglia, alle famiglie cristiane, a tutte le famiglie, alle famiglie in crisi, a quelle soprattutto che sono costrette – come quella di Nazareth - a emigrare per dare ai figli un futuro dignitoso.

3. 60 anni fa la Dichiarazione dei diritti dei fanciulli

60 anni fa la Dichiarazione dei diritti dei fanciulli. Approvata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1959 (60 anni fa) e revisionata nel 1989 (30 anni fa), la Dichiarazione afferma che i bambini hanno “diritto alla vita, nonché diritto alla salute e alla possibilità di beneficiare del servizio sanitario, hanno diritto di esprimere la propria opinione e ad essere informati. I bambini hanno diritto al nome, tramite la registrazione all'anagrafe subito dopo la nascita, nonché alla nazionalità, hanno il diritto di avere un'istruzione, hanno il diritto di giocare e il diritto ad essere tutelati da tutte le forme di sfruttamento e di abuso”.

E’ il caso di ricordare che il messaggio di pace di quest’anno sottolinea come spesso i bambini siano vittime della guerra: “Il nostro pensiero va, inoltre, in modo particolare ai bambini che vivono nelle attuali zone di conflitto, e a tutti coloro che si impegnano affinché le loro vite e i loro diritti siano protetti. Nel mondo, un bambino su sei è colpito dalla violenza della guerra o dalle sue conseguenze, quando non è arruolato per diventare egli stesso soldato o ostaggio dei gruppi armati” (n. 6).

Il primo diritto che ha il bambino è quello della vita. In questo Natale in cui mettiamo al centro un Bambino, il Bambino Gesù, noi riaffermiamo l’inviolabile dignità dei bambini concepiti nel grembo materno e riteniamo - con il Concilio Vaticano II - un abominevole delitto la loro soppressione (Cfr Gaudium et spes, 27. 51). Avremo il coraggio finalmente di trarre tutte le conseguenze da questa chiara e coraggiosa affermazione della Chiesa?

Perché se così non fosse, non avrebbe alcun senso fare marce per la pace dichiarandoci promotori di pace. Se non poniamo a fondamento del nostro impegno – ecclesiale e civile - questa verità, cioè il rispetto della vita dal suo concepimento fino al suo naturale spegnimento, la società vivrà sempre tempi dolorosi di smarrimento e non conoscerà – suo malgrado - quell’era di pace che gli angeli hanno profeticamente cantato sulla grotta: “Pace in terra agli uomini amati dal Signore” (Lc 2, 14).

marcia della pace4.01.01.2019.il vescovo douglas

Foto Pier Giorgio Marini

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