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Il vescovo Douglas alla Messa crismale: "Questa assemblea è l'espressione più alta e più vera della comunità cristiana"

"Cari fratelli presbiteri, dove sta la ragione di questa elezione? Dove il fondamento della consacrazione che vi colloca in un servizio di particolare intensità spirituale? Dove l’origine di tanta immeritata predilezione? La risposta è una sola: nella santa Eucaristia", le parole del presule verso i sacerdoti, nella Messa loro dedicata. Poi l'invocazione ad Angelina Pirini

Il vescovo Douglas mentre pronuncia l'omelia questa sera alla Messa crismale. Foto Pier Giorgio Marini

Pubblichiamo di seguito l'omelia che il vescovo Douglas Regattieri sta pronunciando in questa momento in Cattedrale, a Cesena, durante la Messa crismale. 

Nel corso della stessa celebrazione vengono ricordati gli anniversari di sacerdozio di don Maurizio Macini (25 anni) e di don Derno Giorgetti e don Dario Tisselli, entrambi con 50 anni di sacerdozio alle spalle (cfr pezzo a fianco). 

don derno don dario e don maurizio macini.foto pier giorgio marini

(Nella foto qui sopra di Pier Giorgio Marini: don Derno Giorgetti, don Dario Tisselli e don Maurizio Macini)

Ecco il testo.

Da diversi anni ormai abbiamo stabilito di celebrare questa solenne eucaristia in un orario accessibile a tutta la comunità del popolo di Dio, perché possa partecipare ed esprimere così la comunione che lega vescovo – presbiteri - diaconi e fedeli laici. Davvero questa santa assemblea della Messa crismale è l’espressione più vera e più alta della comunità diocesana. Mai come in questa circostanza si manifesta la bellezza della Chiesa, è significata la sua comunione ed espressa visivamente la sua unità. Rendiamo grazie a Dio che ci concede di vivere quest’ora nella gioia del convenire in unum (Cfr 1Cor 11, 18.20), nella semplicità dei segni posti e nella nobile sobrietà del rito. Convocazione ecclesiale, per eccellenza, è questa. Unica in tutto il percorso dell’anno liturgico, collocata alla soglia di questi giorni che chiamiamo ‘triduo sacro’, culmine del grande mistero della nostra redenzione, il mistero pasquale.

Mentre ringrazio voi, fratelli e sorelle, venuti dalle diverse parrocchie, il mio pensiero e la mia riflessione ora si rivolge ai presbiteri e si concentra sul loro ministero. Oggi è la loro festa. Infatti tra poco rinnoveranno le promesse sacerdotali emesse nel giorno della loro ordinazione presbiterale. Vogliamo insieme rendere lode a Dio per un dono così grande fatto alla Chiesa e al mondo: il sacerdozio ministeriale. Il testo del profeta Isaia ce lo ha ricordato: “Voi sarete chiamati sacerdoti del Signore, / ministri del nostro Dio sarete detti. / Sarà famosa tra le genti la loro stirpe, / la loro discendenza in mezzo ai popoli. / Coloro che li vedranno riconosceranno / che essi sono la stirpe benedetta dal Signore (Is 61, 6.9).

Cari fratelli presbiteri, dove sta la ragione di questa elezione? Dove il fondamento della consacrazione che vi colloca in un servizio di particolare intensità spirituale? Dove l’origine di tanta immeritata predilezione? La risposta è una sola: nella santa Eucaristia. Siamo consapevoli, come ci insegna il Magistero che “la Chiesa ha ricevuto l'Eucaristia da Cristo suo Signore non come un dono, pur prezioso fra tanti altri, ma come il dono per eccellenza, perché dono di se stesso, della sua persona nella sua santa umanità, nonché della sua opera di salvezza” (Ecclesia de Eucharistia, 11). Lo slogan di qualche tempo fa: la Chiesa fa l’Eucaristia e l’Eucaristia fa la Chiesa, si può tradurre anche così: il presbitero fa l’Eucaristia (con la sua comunità); l’Eucaristia fa il presbitero: lo plasma, lo connota, lo disegna, lo costruisce. Il presbitero è uomo eucaristico. Rinnovate stasera l‘impegno di “essere fedeli dispensatori dei misteri di Dio per mezzo della santa Eucaristia” (Dal Rito della Messa crismale), come un giorno affermaste davanti al vostro vescovo di voler “celebrare con devozione e fedeltà i misteri di Cristo secondo la tradizione della Chiesa, specialmente nel sacrificio eucaristico” (Dal Rito dell’ordinazione presbiterale). Di questo grande mistero, il mysterium fidei, voglio sottolineare due aspetti.

 

  1. 1.    “Questo è il mio corpo offerto in sacrificio per voi”

Pronunciando le parole di Gesù dette nell’ultima cena (Cfr Lc 22, 19) noi impariamo da Cristo che si è offerto per l’umanità a offrirci per coloro ai quali siamo inviati. Sant’Agostino sviluppa questo tema in un suo discorso al popolo: e vale soprattutto per noi presbiteri. “Egli – scrive il cardinale Cantalamessa - mette in parallelo il processo che porta alla formazione del pane che è il corpo eucaristico di Cristo e il processo che porta alla formazione del suo corpo mistico che è la Chiesa. Diceva: Ricordate un istante cosa era una volta, quand’era ancora nel campo, questa creatura che è il grano: la terra la fece germogliare, la pioggia la nutrì; poi ci fu il lavoro dell’uomo che la recò sull’aia, la trebbiò, la vagliò e la ripose nei granai; da qui la prelevò per macinarla e cuocerla e così, finalmente, diventò pane. Adesso ripensate a voi stessi: non eravate e foste creati, siete stati recati sull’aia del Signore, siete stati trebbiati…Quando avete dato i vostri nomi per il battesimo, cominciaste a essere macinati dai digiuni e dagli esorcismi; poi finalmente siete venuti all’acqua, siete stati impastati e siete diventati una cosa sola; sopravvenendo il fuoco dello Spirito Santo, siete stati cotti e siete diventati pane del Signore. Ecco quello che avete ricevuto. Come, dunque, vedete che è uno il pane preparato, così siate anche voi una cosa sola, amandovi, conservando la stessa fede, una stessa speranza e indivisa carità”. Tra i due corpi – quello eucaristico e quello mistico della Chiesa – conclude il predicatore della casa pontificia - non c’è solo somiglianza, ma anche dipendenza. È grazie al mistero pasquale di Cristo operante nell’Eucaristia, che noi possiamo trovare la forza di lasciarci macinare, giorno per giorno, nelle piccole (e a volte nelle grandi!) circostanze della vita” (R. Cantalamessa, Predica alla Curia romana, 23 febbraio 2024).

Lasciarci macinare: è il senso di quel per voi che in primis è riferito a Cristo, ma in seconda battuta ci appartiene. Sono le nostre agende presbiterali, piene di orari, di appuntamenti, di numeri di cellulari, di indirizzi e-mail: sono i volti e le storie di tante persone che occupano i nostri pensieri, che riempiono le ore del giorno e della notte, senza sosta. Siano motivo di riflessione e di serio esame di coscienza se per caso alcune pagine delle nostre agende sono vuote, inesorabilmente bianche e pulite. Pagine, cioè, che non trasudano dell’odore delle pecore.

 

  1. 2.   Offerta di Cristo e del presbitero: fare la sua volontà

Nell’Eucaristia noi offriamo la “Vittima pura e immacolata” (Dal Canone romano). Cristo si è offerto facendo la volontà del Padre. In realtà va detto con chiarezza che in Gesù non è la tensione etica dell’essere per gli altri, ma la tensione spirituale che lo porta ad essere dalla parte di suo Padre, totalmente affidato a Lui, pieno di confidenza in Lui; l’essere per gli altri scaturisce dal suo essere per il Padre, da una dedizione e un affidamento obbediente, senza riserve alla sua volontà.

All’offerta della Vittima sacrificale, Cristo Signore, si unisce quella della Chiesa e in primis, quella di noi presbiteri. Noi ci offriamo con Gesù al Padre. Parlando dei presbiteri il Concilio afferma: Come i fedeli, “partecipando al Sacrificio eucaristico, fonte e apice di tutta la vita cristiana, offrono a Dio la Vittima divina e se stessi con essa” (Lumen gentium, 11), così i presbiteri sono in primis coinvolti in questa offerta. Insegna ancora il Concilio: “Essi esercitano il loro sacro ministero soprattutto nel culto eucaristico, dove, agendo in persona di Cristo, uniscono le preghiere dei fedeli al sacrificio del loro capo e nel sacrificio della messa rendono presente e applicano fino alla venuta del Signore, l'unico sacrificio del Nuovo Testamento, quello cioè di Cristo” (Lumen gentium, 28): E la Presbyterorum ordinis incalza: “Cristo, per continuare a realizzare incessantemente questa stessa volontà del Padre nel mondo per mezzo della Chiesa, opera attraverso i suoi ministri. Egli pertanto rimane sempre il principio e la fonte della unità di vita dei presbiteri. Per raggiungerla, essi dovranno perciò unirsi a lui nella scoperta della volontà del Padre e nel dono di sé per il gregge loro affidato” (n. 14).

Anche un antico testo, sempre valido, nella sostanza, anche se la forma non è più consona ai nostri tempi, mette al centro della vita del presbitero l’Eucaristia; è preso dall’Imitazione di Cristo: “Quale grandezza, quale onore, nell’ufficio dei sacerdoti, ai quali è dato di consacrare, con le sacre parole, il Signore altissimo; di benedirlo con le proprie labbra, di tenerlo con le proprie mani; di nutrirsene con la propria bocca e di distribuirlo agli altri. Quanto devono essere pure quelle mani; quanto deve essere pura la bocca, e santo il corpo e immacolato il cuore del sacerdote, nel quale entra tante volte l’autore della purezza. Non una parola, che non sia santa, degna e buona, deve venire dalle labbra del sacerdote, che riceve così spesso il Sacramento; semplici e pudichi devono essere gli occhi di lui, che abitualmente sono fissi alla visione del corpo di Cristo; pure ed elevate al cielo devono essere le mani di lui, che sovente toccano il Creatore del cielo e della terra. (…) Onnipotente Iddio, venga in nostro soccorso la tua grazia, affinché noi, che abbiamo assunto l’ufficio sacerdotale, sappiamo stare intimamente vicini a te, in modo degno, con devozione, in grande purezza di cuore e con coscienza irreprensibile” (Imitazione di Cristo, IV, XI, 3).

 

  1. 3.   Venerabile Angelina, donna eucaristica

Con riconoscenza e con gioia desidero concludere questa riflessione richiamando l’esperienza della nostra Angelina, ora venerabile. Lasciamo parlare il suo Diario, dove è annotato che ella, il 16 giugno 1938, si legava a Gesù Eucaristia con il voto di castità perpetua e di vittima per essere unita, nella gioia, alla Passione redentrice di Gesù. “Vivere l’Eucaristia – scriveva -  viverla nelle ore di abbandono e di incomprensione, nell’ora in cui per questo genere di sofferenza l’anima assomiglia all’Ostia viva dei nostri altari! (…) Mi offro per i sacerdoti perché siano santi, per i missionari perché, o Gesù, Tu dia loro forza e coraggio, perché Tu protegga il Papa, nostro dolce Cristo in terra. Gesù, io desidero partecipare ai tuoi dolori. Ne ho il diritto, essendo la Tua piccola sposa. Voglio morire martire per Te e per la Tua gloria. (…) Nel dolore trovo la mia gioia perché soffro con Te e per le anime che Tu hai redente con il tuo sangue. Gesù, fa’ della mia esistenza quello che vuoi. Ti chiedo solo che Tu ti compiaccia di farmi morire con Te sulla croce”.

Celebro ogni giorno da 50 anni la santa Messa e mi vedo ancora tanto lontano da queste vette raggiunte da una ragazza di soli 18 anni. E provo un senso di sana e stimolante umiliazione! Venerabile Angelina, continua a pregare per me, per i sacerdoti della nostra Diocesi, per la nostra Chiesa, perché siamo il meno indegni possibile nel celebrare – con il nostro popolo - la santa Eucaristia.

Di seguito pubblichiamo la fotogallery della celebrazione a cura di Pier Giorgio Marini.

Crisma (14)

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