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in tempo di crisi economica profonda

Il vescovo Douglas nell'omelia per la festa diocesana del lavoro: "Questo tempo così difficile e doloroso è per la nostra conversione"

"Avevamo intrapreso sentieri sbagliati, credendoci eterni e onnipotenti, ponendo una totale fiducia nella tecnica e nel progresso scientifico, confidando eccessivamente sulle cose e sui beni materiali e ci siamo ritrovati improvvisamente deboli, fragili e a mani vuote…", ha detto il presule

Un'immagine della Messa di questa mattina in Cattedrale, a Cesena. In diretta su Teleromagna e sulla pagina Facebook del nostro giornale

Qui sotto pubblichiamo il testo dell'omelia che il vescovo Douglas ha pronunciato questa mattina durante la Messa celebrata in Cattedrale in occasione della festa diocesana del lavoro.

Con monsignor Regattieri ha concelebrato don Egidio Zoffoli, assistente spirituale dell'Ufficio diocesano Gaudium et spes che ha organizzato e pensato la celebrazione eucaristica di oggi. Tra i lettori, Marco Castagnoli direttore dell'Ufficio diocesano. Per il servizio liturgico, erano presenti don Marco Muratori e don Simone Farina. Sull'altare anche i diaconi Valder Gimelli e Luciano Veneri. I canti sono stati animati da don Luca Baiardi. Con lui Licia Amaduzzi. 

L'intera celebrazione eucaristica è stata mandata in onda in diretta su Teleromagna e sulla pagina Facebook del nostro giornale. 

Ecco il testo dell'omelia.

"Io sono la via, la verità e la vita"

“Io sono la via, la verità e la vita” (Gv 14, 6). È centrale questa affermazione di Gesù, non solo nella pagina del Vangelo di oggi, ma in tutto il suo messaggio. Noi, a volte, nell’atto penitenziale della Messa riprendiamo questa formulazione quando chiediamo perdono: Gesù è “la via che riconduce al Padre”, è “la verità che rende liberi”, è “la vita che rinnova il mondo”. In altre parole: Gesù è al centro, Gesù è il centro di tutto. In questo tempo pasquale noi lo evidenziamo anche con un segno liturgico, molto bello. Collochiamo per tutto il tempo di Pasqua fino a Pentecoste il cero pasquale accanto all’ambone, davanti a tutti, acceso: è la luce di Cristo risorto che orienta i passi di ogni uomo e di tutto la realtà creata. In Cristo luce ha senso ogni cosa. I nostri occhi, il nostro sguardo è rivolto a Lui, stella del mattino come l’abbiamo acclamato nella veglia pasquale; è come la stella polare che orienta il cammino di noi naviganti nel mare della vita spesso in burrasca, come in questo tempo di pandemia.

Cristo – per citare un testo del Concilio Vaticano II – nel cui mistero “trova vera luce il mistero dell'uomo”, è “il Verbo di Dio, per mezzo del quale tutto è stato creato, si è fatto egli stesso carne, per operare, lui, l'uomo perfetto, la salvezza di tutti e la ricapitolazione universale. Il Signore è il fine della storia umana, «il punto focale dei desideri della storia e della civiltà», il centro del genere umano, la gioia d'ogni cuore, la pienezza delle loro aspirazioni” (Gaudium et spes, 45).

Nel Vangelo di oggi ci sono due apostoli che entrano in dialogo con Gesù: Tommaso e Filippo. Gesù parla di una via che porta al luogo dove egli ha preparato un posto per i discepoli e Tommaso, sempre molto concreto, vuol conoscere questa via. E Gesù gli dice: “Io sono la via” (v. 6). Lo richiama alla centralità della sua Persona. Tommaso, sembra dirgli Gesù, non perderti a cercare chissà quale strada, a seguire chissà quale maestro, a usare chissà quali strategie per entrare nella salvezza: segui me! Io sono la strada, Io sono la via. Non ti perderai se segui me. E Filippo gli domanda: mostraci il Padre di cui tanto parli. E Gesù, anche con lui, si mette al centro e lo riconduce al centro: Filippo, guarda me: “Chi ha visto me ha visto il Padre” (v. 9). Tutti e due, Tommaso e Filippo, sono ricondotti al centro: a Gesù, via verità e vita.

Fratelli, questa è una parola anche per noi, oggi, che stiamo vivendo un tempo di smarrimento, di paura e di dolore grande. Questo evento – la pandemia -  è stato come uno scossone per tutti noi. È stato come un invito pressante a cambiare strada e a ritornare sulla via giusta: un tempo, questo, di vera conversione. Avevamo intrapreso sentieri sbagliati, credendoci eterni e onnipotenti, ponendo una totale fiducia nella tecnica e nel progresso scientifico, confidando eccessivamente sulle cose e sui beni materiali e ci siamo ritrovati improvvisamente deboli, fragili e a mani vuote… Questo tempo è per la nostra conversione. Cioè, per un ritorno rinnovato a Gesù, nostra via, nostra verità, nostra vita. 

 La Chiesa, stretta attorno a Cristo e attenta all’uomo

Accanto a Cristo la Chiesa, come sua naturale traiettoria, che vive nella storia e ripropone il mistero di Cristo. Ce ne illustra alcune caratteristiche la prima e la seconda lettura di oggi. Nella seconda lettura (Cfr 1 Pt 2, 4-9) ecco la chiesa come una comunità che si stringe attorno a Cristo. E solo così essa si costruisce come edificio spirituale, compatto e unito. E la prima lettura (Cfr At 6, 1-7) se da una parte ci fa vedere una comunità che nasce dal cuore di Cristo e cresce sempre più (v. 1) e si costruisce nell’unità e nella fraternità, dall’altra presenta un popolo attento alla storia, che ha un occhio di cura e di premura verso l’uomo. Ci sono le vedove degli ellenisti che sono trascurate. E allora ci si attrezza per venire in loro soccorso. Si scelgono sette uomini “di buona reputazione, pieni di Spirito e di sapienza” (v. 3)  affinché si dedichino con attenzione  a loro.

Oggi celebriamo per il mondo del lavoro. Chi non vede, nel tempo della pandemia da Covid-19, che il mondo è sprofondato in una nuova crisi economica. Il mondo del lavoro è – e lo sarà ancora di più – in grande sofferenza. Aumenteranno sempre più - anzi già bussano alle nostre Caritas e ai nostri centri di ascolto – i poveri: singoli e famiglie. La Chiesa vuole essere – come ai primi tempi -  attenta e buona samaritana stando accanto a loro.

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