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Dalla Romagna alla East Coast e ritorno

La storia di una coppia di sposi che vive, lavora e studia negli States. E dove è nata la figlia Nora

Nella foto Antonio D'altri e Alice Gardini con la figlia Nora, davanti al Campidoglio (Washington Dc, Usa)

Quando avvio la videochiamata, sono le 23,30 a Cesena, le 18,30 a Princeton, New Jersey, negli Stati uniti.
Conosco Antonio D’Altri e Alice Gardini da molto tempo, ma è quasi un anno che non c’incontriamo. Durante questo periodo ci siamo sentiti spesso per messaggio, ma nulla a che vedere con una chiacchierata tra amici: «un life update», chiarisce Antonio, mischiando le due lingue che ormai usa quotidianamente, una a casa e una al lavoro.

E di novità in effetti ce ne sono. La più bella la tiene in braccio proprio Antonio mentre iniziamo a parlare: «Lei è Nora D’Altri Gardini, nata a Plainsboro Township, New Jersey, al Penn Medicine Princeton Medical Center, pochi metri fuori Princeton».

«È cittadina italiana e statunitense», aggiunge Alice, mentre Nora sorride tranquilla tra le braccia del padre, ancora poco colpita dalla sua doppia cittadinanza.
Partiti a gennaio del 2022, i due cesenati – lui di Case Missiroli e lei di Martorano – sono al termine della prima parte di un’avventura che li ha portati per un anno e mezzo lontani dalla Romagna; al di là dell’oceano Atlantico, nella Costa Orientale degli States, dove, a inizio novembre, è nata Nora.

Entrambi diplomati al liceo “Righi” di Cesena. Entrambi laureati in ingegneria all’Alma Mater Studiorum di Bologna – Alice in Ingegneria edile e architettura e Antonio in Ingegneria civile. Dopo la laurea, Alice inizia a lavorare per uno studio di consulenza e direzione lavori per immobili di logistica con sede a Milano. Antonio avvia la sua carriera da ricercatore per l’Unibo, ottenendo prima un dottorato in Scienza delle Costruzioni e poi una posizione da post doc in analisi strutturale di edifici monumentali danneggiati da terremoti. Nell’estate del 2020 i due si sposano e si trasferiscono insieme a Martorano.

Nel febbraio del 2021, Antonio si candida e vince la Global Postdoctoral Fellowship “Marie Curie”, progetto di eccellenza finanziato dall’Unione europea che consiste in 24 mesi all’estero – nel suo caso, all’università di Princeton e all’università di Minho, a Guimarães, Portogallo – e un anno di rientro in Italia – di nuovo a Bologna.
Questi tre anni complessivi di formazione e ricerca garantiscono, a fine percorso, l’assunzione diretta di Antonio come professore di ruolo all’Unibo, velocizzando così i tempi per l’ottenimento di una cattedra.

Nella possibilità di partire insieme, però, c’è di più che una futura promozione: «Fin da subito era chiaro a entrambi che questa non fosse solo un’opportunità lavorativa, ma una vera e propria esperienza di vita, di coppia e di famiglia», spiega Alice. «Avevamo l’occasione di vivere insieme negli Stati Uniti per poi tornare in Europa e in Italia. A entrambi è sembrata un’opportunità per crescere e arricchirci, soprattutto come persone e individui».

A due mesi dal termine del loro soggiorno statunitense, chiedo se queste aspettative sono state rispettate. «È indubbio che questa esperienza sia stata un allenamento per la nostra capacità di adattamento a un contesto culturale diverso da quello a cui siamo abituati, e soprattutto a un contesto molto diverso da quello che prima di partire ci eravamo immaginati. Abbiamo imparato tantissimo affrontando insieme tutti gli imprevisti e le difficoltà che si sono presentate».

Oltre alla pandemia ancora in corso e la gestione della casa – «all’inizio mancava tutto: non c’erano sedie, forchette… mancava addirittura il letto e dormivamo su un materasso gonfiabile», ricorda Antonio ridendo – la ricerca di informazioni per l’assicurazione sanitaria e i cavilli burocratici per il passaporto di Nora sono stati altri ostacoli da affrontare. Uno di quelli più inaspettati è stato adattarsi alla vita sociale offerta da Princeton, cittadina universitaria poco più grande di Gambettola.

«Immaginavamo di trovarci davanti a un contesto vivo, simile a quello di Bologna, ma così non è stato. La vita che si fa qui è a dimensione di famiglia».
«Alla fine, però – chiosa Alice – questo contesto ha reso paradossalmente più semplice la transizione dall’essere in due all’essere in tre».
La calma vita familiare raggiunta oltreoceano non è riuscita a far cambiare i progetti futuri della coppia, il cui obiettivo rimane vivere a Cesena.

«Una sera, una coppia di amici statunitensi ci ha chiesto in che parte del mondo e in quale città avremmo voluto nascere e vivere se avessimo potuto scegliere. Dopo qualche rapida valutazione è stato impossibile non scegliere la Romagna. Anzi, proprio Cesena, sebbene avessimo paura di essere giudicati un po’ “provincialotti” da due newyorkesi».

«Si ha spesso l’impressione – conclude Antonio – che qui succedano cose molto più belle che a casa tua, ma non è sempre vero. Noi per capirlo siamo dovuti andare a vivere un anno e mezzo in un altro continente. Abbiamo dovuto sentire la mancanza della piadina tanto da iniziare a prepararcela a casa e congelarla per averla pronta ogni volta che ci viene un po’ di nostalgia. O semplicemente quando vogliamo offrire qualcosa di speciale a qualche amico o collega di dipartimento».

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