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"Stop the war now": da Longiano parte un nuovo carico di aiuti verso l'Ucraina

Il Tir in partenza oggi dalla NF trasporti di Longiano porta materiali di prima necessità raccolti dalla comunità papa Giovanni XXIII, dal sindacato Cgil, dalla Chicco. Il trasporto è sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna

La foto è stata scattata poco fa presso la NF trasporti di Longiano

"Oggi in Ucraina arriva solo il 10 per cento rispetto a quanto arriva qualche mese fa". Lo sostiene Gianpiero Cofano, segretario generale dell'associazione papa Giovanni XXIII e coordinatore delle rete "Stop the war now" che raccoglie 180 sigle in Italia impegnata nell'aiuto agli ucraini, la più grande in Italia. 

Il Tir in partenza oggi dalla NF trasporti di Longiano porta materiali di prima necessità raccolti dalla comunità papa Giovanni XXIII, dal sindacato Cgil, dalla Chicco. Il trasporto è sostenuto dalla Regione Emilia-Romagna grazie a un progetto per aiuti umanitari in favore della popolazione ucraina. La distribuzione degli aiuti avverrà poi grazie alle chiese locali, a tanti volontari presenti sul territorio, ai sindacati ucraini e anche grazie a contatti creati dal giornalista di Avvenire, Nello Scavo. 

"Arriviamo fino a Mykolaiv, dove spesso ci siamo trovati con i missili sopra la testa, i vetri rotti nei locali che ci hanno accolto e dove la gente vive ormai senza acqua potabile - prosegue nel suo racconto Cofano -. La guerra ha causato danni irreparabili all'acquedotto. La popolazione si è ridotta a duecento mila persone, dalle 500 mila di prima. In gran parte si tratta di anziani. Sul posto ora è disponibile solo acqua salmastra. Occorre una ventina di dissalatori. ne abbiamo già realizzati tre, per la spesa di circa 25 mila euro ciascuno. Ogni dissalatore consente di dare da bere ad almeno 7-8 mila persone".

Il carico di oggi arriverà in parte a Odessa e in parte arriverà fino a Mykolaiv, appunto. Si tratta di viaggi ad alto rischio, ma il rischio non fa parte delle paure di Cofano, che in diverse occasioni ha trascorso più tempo nei rifugi che fuori. "Per arrivare fino a Mykolaiv - aggiunge - dobbiamo percorrere circa tremila chilometri. Un viaggio lunghissimo e pieno di inside. Ma la nostra non è solo una spedizione per aiuti umanitari. Ci vuole uno sforzo negoziale e noi andiamo lì per questo motivo. La nostra è una presenza per cercare di fare sedere le parti al tavolo dei negoziati". 

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