Commento al Vangelo
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IL GIORNO DEL SIGNORE

Domenica 28 agosto - 22ª domenica Tempo Ordinario - Anno C

ALL’ULTIMO POSTO COSÌ CI SENTIAMO PIÙ LIBERI

Sir 3,17-20.27-28; Salmo 67; Eb 12,18-19.22-24; Lc 14,1.7-14

La scena è quella di una conversazione attorno a una tavola: tanti invitati, tanti dottori della Legge, lì presenti e interpellati… ma solo Gesù, vero Maestro, è colui che parla. Cristo, colpito dal comportamento molto egoistico degli invitati, volle correggerli con una parabola, una norma di comportamento. Gesù ci manda un saggio consiglio per evitare di fare brutte figure: non scegliere il primo posto, ma mettiti all’ultimo posto.

In realtà, nell’insegnamento del Maestro e nella tradizione cristiana troviamo molte antitesi: il regno di Dio produce continui rovesciamenti. Pensiamo, per esempio, alle parole della Vergine nel Magnificat e a quello che aveva detto Cristo poco prima: “Ed ecco, ci sono ultimi che saranno primi, e ci sono primi che saranno ultimi” (Lc 13,30). Se vogliamo richiamare l’attenzione del Signore, dobbiamo cercare l’ultimo posto, quel che meritiamo.

Anche la Madonna dice: “L’anima mia magnifica il Signore… poiché guardò alla bassezza della sua serva” (Lc 1,46-48). L’ultimo posto deve coincidere con quello che vuole Dio: allora ci sentiamo liberi, con meno preoccupazioni, con meno occhi puntati su di noi. Dove ci mettono, lì dobbiamo stare, e se ci chiamano per fare qualcosa di speciale, secondo i nostri carismi, cercheremo di fare del nostro meglio. Il Signore ha altri criteri, altri gusti. Egli vede dentro il nostro cuore e la nostra mente.

Nel versetto 12 Gesù si rivolge al padrone di casa con un consiglio che avrebbe rivoluzionato l’usanza di invitare sempre i soliti parenti e amici. L’arrivo del Regno di Dio esige un’altra prassi. L’agire del credente deve riflettere il comportamento di Gesù: servire e amare in modo del tutto disinteressato. Chi accoglie i poveri, i bisognosi, beato lui, troverà il contraccambio nel giorno della risurrezione.

La frase del Vangelo: “Quando fai un banchetto, chiama poveri, storpi, zoppi, ciechi” mi ha fatto pensare a tante scene viste nei settori più poveri della parrocchia San Rafael, nella Diocesi di Carupano, in Venezuela, dove vivo da tanti anni. Nel settore Hato Romar – che vuol dire che qui, poco tempo fa, c’erano solo vacche - finite le case con la strada asfaltata, si va fino in fondo, con casette più povere e circondate da terra battuta. Sotto un albero bolle “il pentolone comunitario”. Vi bolle un po’ di carne, pollo o cotiche e molta verdura. Ci avviciniamo alla cottura: i bimbi si mettono in fila con la loro scodella, poi i ragazzi e poi timidamente gli adulti. Il pentolone per 100 persone al massimo, riesce a dar da mangiare a più di 120.

San Vicinio da Sarsina, prega per noi.

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