Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 3 dicembre - 1ª domenica di Avvento - Anno B

L’ATTESA DELL’INCONTRO CHIEDE UNO SGUARDO ATTENTO

Is 63,16b-17.19b; 64,2-7; Salmo 79; 1Cor 1,3-9; Mc 13,33-37

Entriamo nel tempo dell’Avvento (adventus, venuta), ascoltando le parole di Gesù, inizialmente rivolte ai quattro discepoli chiamati per primi e che ora indirizza «a tutti», con un’esortazione impellente: «Vegliate». E per vegliare chi indica? Un portiere. In questo brano abbiamo una immagine di chi è il cristiano.

Il cristiano è un portiere che deve vigilare, non deve addormentarsi. È uno che per vocazione sta vicino alla porta, all’ingresso, vicino a quel luogo dove tutti passano e ha gli occhi aperti affinché tutto vada bene nella casa della storia. Sta attento che non entrino malintenzionati, attento a togliere ogni foglia secca o cartaccia che il vento possa spingere nell’atrio. È a disposizione di chi è dentro alla casa. Si è cristiani non per se stessi, ma principalmente per gli altri. La fede è un dono che si vede quando diventa servizio agli altri, responsabilità nei confronti della storia.

In questo brano in pochi versetti per ben quattro volte viene ricordato l’invito forte di Gesù alla vigilanza. Questa attenzione nasce da una motivazione precisa: «Non sapete quando il signore della casa tornerà». Il padrone tornerà, ma sarà all’improvviso, senza una chiamata di avvertimento. Quindi, l’unica soluzione possibile è essere pronti in ogni momento, sempre svegli. Questo è sottolineato dai verbi che Marco utilizza per descrivere la qualità della vigilanza del discepolo. Chiede per la vigilanza di guardare con attenzione.

Guardare richiama concentrazione, messa a fuoco, sguardo attento. È il contrario della superficialità e della distrazione che spesso caratterizza il nostro sguardo sul mondo. Non basta guardare per accorgerci della presenza del padrone che è ritornato, ma è necessario uno sguardo concentrato, che sa distinguere e discernere. Il rischio è di essere annebbiati dalla fretta, dalla superficialità, dalla frenesia dei ritmi invivibili.

Chiede di non addormentarsi, di lottare contro il sonno per riconoscere e accogliere la venuta del Signore. Il luogo dove ci si esercita nell’arte della veglia è la quotidianità.

Nello scorrere del tempo si allena lo sguardo profetico che riconosce i segni della presenza del Regno e la venuta del Signore. Segni impercettibili, a volte. Segni che solo un cuore che cerca di sintonizzarsi con il ritmo cardiaco del Regno può intuire. Segni che solo uno sguardo educato al silenzio, plasmato dalla Parola e appassionato nell’amore è in grado di cogliere. Ognuno di noi deve essere portiere attento uno per l’altro.

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