Commento al Vangelo
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Il giorno del Signore

Domenica 4 ottobre - 27ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A

Il Signore sempre attende da noi frutti di amore

Is 5,1-7; salmo 79; Fil 4,6-9; Mt 21,33-43

Il Signore oggi vuole parlarci con un’immagine che era molto chiara al popolo d’Israele dell’Antico testamento e al tempo di Cristo, perché popolo di pastori e di agricoltori: l’immagine della vite e della vigna. È un segno carico di significato che attraversa tutta la Bibbia fino ai Vangeli.

Gesù pronuncia la parabola della vigna davanti ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo per motivi ben precisi. La storia di questa vigna è, in breve, la storia del popolo d’Israele e del comportamento irresponsabile e infedele dei capi, i vignaioli, che vogliono farsi padroni di una realtà che appartiene solo a Dio. È Lui che ha scelto, per i suoi disegni di salvezza, questo popolo curato in tutti i modi fino alla sua maturazione. Si è poi ritirato con discrezione per testimoniare la sua completa fiducia in loro. Questo ritiro di Dio non è disinteresse, ma una maniera delicata di mettere in rilievo la responsabilità e la collaborazione dell’uomo.

La storia biblica è ben incarnata in questa Parola. A parte brevi momenti di fedeltà a Dio, ci sono stati periodi anche lunghi di infedeltà che sono degenerati, in Israele, in una situazione peccaminosa di adulterio e di idolatria nei confronti di Dio, in genere provocata sempre dai capi del popolo. Di fronte ai “servi” (i profeti) e al “proprio Figlio” ( Gesù) questi vignaioli rispondono con un’insolenza crescente e ostilità verso Dio, manipolando a piacimento quei frutti che solo il Signore fa crescere per il bene di tutti. Questa situazione che Gesù, nella parabola, mette in evidenza deve far riflettere anche noi perché appartenendo alla nuova vigna del Signore, che è la Chiesa, possiamo cadere in atteggiamenti equivoci di possesso e di dominio, contrari all’umiltà e al genuino spirito di servizio che ci permettono di costruire una vita cristiana comunitaria solida e serena. Il protagonismo interessato e malato non ha niente a che fare col vero servizio.

Il cantico d’amore per la vigna (Isaia, prima Lettura)è un brano toccante che ci mette davanti all’amore appassionato e poi deluso di Dio dal suo popolo. Il paragone della vigna con i particolari descritti indica bene la presenza e l’amore di Dio per il suo popolo, che Egli ha curato nei dettagli perché rendesse grappoli gustosi di amore e di fedeltà verso il suo Dio, così generoso nel dono. Iniziato con un tono carico di speranza, questo canto diventa un lamento, un rimprovero, che porta a un castigo dovuto, non all’ira di Dio, ma al peccato e all’infedeltà del popolo. Il Signore che attende sempre da noi frutti di amore, di giustizia e di pace, si trova spesso a vendemmiare grappoli di delusione. È terribile deludere l’Amore.

Il Salmo è un esempio del passaggio dalla Parola alla preghiera. È uno sguardo da parte del popolo interpellato da Dio. Colui che cerca di amare Dio ed essergli fedele vede con chiarezza le fragilità e i tradimenti che mandano in frantumi l’opera di premura che Dio ha nei nostri riguardi. La vigna che non dà frutti buoni e va in rovina è un fatto dovuto alla nostra negligenza. Se un mondo migliore, che a parole tutti desideriamo, tarda a venire dipende dagli ostacoli che produciamo a causa della nostra poca fede e della nostra mancanza di entusiasmo per il Regno di Dio. Nonostante questo, Dio realizza sempre i suoi progetti di salvezza dei suoi figli che aderiscono a Lui con fede e amore. Almeno mettiamoci in sintonia con Dio attraverso la preghiera di questo Salmo: “Dio degli eserciti, ritorna! Guarda dal cielo e vedi e visita questa vigna. Da Te mai più ci allontaneremo, facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome. Fa’ che ritorniamo, fa’ spendere il tuo volto e noi saremo salvi”.

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Domenica 4 ottobre - 27ª domenica del Tempo Ordinario - Anno A
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