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Alla prova dei fatti

Un conto è governare, un altro è fare campagna elettorale. L’ha compreso molto bene la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lunedì sera ha varato una manovra economica da 35 miliardi dopo una giornata intera trascorsa per trovare il giusto compromesso tra le forze che sostengono il suo esecutivo

Alla prova dei fatti

Un conto è governare, un altro è fare campagna elettorale. L’ha compreso molto bene la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che lunedì sera ha varato una manovra economica da 35 miliardi dopo una giornata intera trascorsa per trovare il giusto compromesso tra le forze che sostengono il suo esecutivo.

Dei tanti miliardi messi in campo, 20 andranno per il contrasto agli aumenti dei prezzi legati all’energia.

Per tutto il resto, ne sono rimasti 15 con i quali la premier ha dovuto fare i conti cercando di non scontentare nessuno e avendo presenti le questioni più urgenti e più identitarie per le forze politiche del centrodestra. Una norma che scontenterà non pochi cittadini è il taglio della riduzione delle accise sui carburanti.

La misura era stata introdotta per calmierare gli aumenti che solo qualche mese fa pareva non avessero più freni. Per capirci, il prezzo di benzina e gasolio risalirà di almeno un decimo di euro. È sul reddito di cittadinanza che la Meloni ha trovato la quadra con gli alleati. È intervenuta come molti si aspettavano e come più volte annunciato prima delle elezioni del 25 settembre e poi anche nell’intervento alla Camera col quale aveva annunciato il programma. È intervenuta come un leader che deve tenere insieme una coalizione formata da componenti diverse. Si uscirà dal reddito di cittadinanza, ma per gradi e solo dall’inizio del 2024.

Per ora si parla di una riduzione a otto mesi, con alcune categorie escluse da questa sforbiciata. Avvenire ha criticato questo provvedimento con il titolo in prima di martedì scorso “Scaricati 660mila poveri” e citando quota 103 per la previdenza e il taglio del cuneo fiscale fino a 20mila euro di reddito.

Il quotidiano La Stampa sempre di martedì ha scritto che la Meloni ha assunto decisioni importanti nel breve volgere di pochi giorni, dopo il suo rientro dal vertice G20 di Bali. Non c’è traccia dello scudo fiscale tanto sbandierato in precedenza. Rimane la possibilità di sanare qualunque somma evasa dall’anno 2000, ma senza cancellare i processi penali in corso. È sparita la riduzione dell’Iva su pane e pasta che avrebbe prodotto pochi centesimi di vantaggio per tutti i cittadini in maniera indistinta.

La neo presidente del Consiglio ha agito con pragmatismo, con ogni probabilità anche alla luce dei colloqui avuti nei giorni scorsi al massimo livello internazionale. Ora ci sarà la prova del passaggio parlamentare, una strada che non è mai stata semplice per nessun capo di governo.

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