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Decennale

Francesco, la svolta

Jorge Mario Bergoglio sul soglio di Pietro ha cambiato, in questi primi dieci anni di governo, non solo il volto del Vaticano, ma di tutta la Chiesa. Le resistenze alle modifiche proposte ci sono state e sono ancora molto forti, ma da un certo modo di fare e di essere non si tornerà più indietro

Francesco, la svolta

Quasi dalla fine del mondo. Così si presentò al mondo dalla loggia di san Pietro. Un Papa venuto da lontano, come non era mai accaduto prima nella storia. La sorpresa fu tanta, anche fra chi era in piazza, quella sera, sotto la pioggia. Quello che accadde dopo era ancora tutto da scoprire. Una rivoluzione, la potremmo definire, guidata dalla misericordia e dalla tenerezza per contrastare la globalizzazione dell’indifferenza.

Sì, Jorge Mario Bergoglio sul soglio di Pietro ha cambiato, in questi primi dieci anni di governo, non solo il volto del Vaticano, ma di tutta la Chiesa. Le resistenze alle modifiche proposte ci sono state e sono ancora molto forti, ma da un certo modo di fare e di essere non si tornerà più indietro.

Francesco ha innovato il linguaggio e la prassi del papato. Poche formalità e immediatezza nel porsi tra la gente, come un pastore che a volte sta in mezzo al suo gregge, altre volte in fondo e altre ancora lo precede. Da uomo di popolo nella sua Argentina che ha vissuto da italiano emigrante, Bergoglio è rimasto quello che era a Buenos Aires. Uno a cui manca la possibilità di spostarsi in tram o in metro o di andare a comprarsi un disco, come in un’occasione straordinaria una volta è riuscito a fare a Roma.

Francesco conosce bene le periferie esistenziali e quelle geografiche. Ha aperto l’anno santo della Misericordia a Bagui, nella Repubblica Centrafricana, in uno dei posti più poveri del pianeta, per stare accanto a chi non ha nulla. La Chiesa per cui si batte si fa compagna di viaggio e predilige gli ultimi, come il Vangelo indica con nettezza. La sua è un’incarnazione delle parole di Gesù senza mediazioni. Fratellanza è la meta che Bergoglio indica a tutto il mondo e ha messo nero su bianco in un’enciclica che segna un cambio di passo per una Chiesa che desidera condividere gioie e sofferenze, fatiche e speranze.

L’invito a uscire dal proprio recinto, indicato con insistenza nell’esortazione apostolica di inizio mandato Evangelii gaudium, costituisce l’impronta data al cammino che Francesco propone in questi anni di cambiamento d’epoca. Se il mondo oggi è molto diverso, anche per la pandemia e le tante guerre in atto, la cosiddetta terza guerra mondiale a pezzi, il cristiano non può rimanere arroccato sul monte. La pace è il regalo che si augura il Pontefice, come dice nel podcast realizzato per l’occasione dalla Radio vaticana. A ciascuno di noi il compito di costruirla.

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