Editoriale
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Più di una catechesi

Il Pontefice, come sempre riesce a fare, con la sua disarmante immediatezza, è entrato nelle nostre case ed è sembrato uno di famiglia. Era la prima volta di un Papa a un talk show, ospite a Che tempo che fa che ha segnato un picco di quasi nove milioni di telespettatori

Più di una catechesi

Papa Francesco in tv, da Fazio. Il Pontefice, come sempre riesce a fare, con la sua disarmante immediatezza, è entrato nelle nostre case ed è sembrato uno di famiglia. Era la prima volta di un Papa a un talk show, ospite a Che tempo che fa che ha segnato un picco di quasi nove milioni di telespettatori.

Si vede Francesco in collegamento da Casa Santa Marta dove abita perché, ricorda Bergoglio, lui non è un santo come i predecessori che abitavano nel palazzo apostolico. Lui ha bisogno di vicinanza con la gente, anche di amici veri, pochi, ma quelli ci sono, confida.

Si ha la percezione di un’intervista spontanea, anche se diverse domande erano state di certo concordate. L’umanità messa in campo da Francesco è l’aspetto più coinvolgente. «La mondanità spirituale è peggio dei papi libertini», dice il Papa. E il clericalismo è la sua conseguenza. Questi i mali della Chiesa di oggi. E della società? La guerra che distrugge, il contrario della creazione. «Non si dialoga con il male – aggiunge Bergoglio -. O lo si evita o si risponde con la Parola di Dio». Cos’è la preghiera? «È il bambino che si rivolge al padre e dice: papà», un’immagine che insegna molto più di tante catechesi. «Il perdono è un diritto umano – prosegue Francesco -. Lo si può sempre chiedere», alla maniera del figliol prodigo. La Misericordia di Dio c’è per tutti.

E il dolore dei bambini? Un fatto che neanche il successore di Pietro si sa spiegare. «Si può solo soffrire con loro», ammette Bergoglio facendo emozionare Fazio e chi segue da casa.

Un Papa così diretto nessuno se lo sarebbe aspettato. Bisogna toccare la carne. Vedere senza toccare, aggiunge Bergoglio che cita il Buon samaritano, significa girarsi dall’altra parte. Francesco ricorda l’esortazione apostolica Evangelii gaudium, il programma del suo pontificato. È un plagio, annota col sorriso, ma facendo intendere la continuità nella vita della Chiesa. È presa dalla Evangelii nuntiandi e dal documento di Aparecida del 2007. Fa riferimento all’uso dell’ironia. Andate a leggere la nota 101 della Gaudete et exultate, aggiunge. Pare di essere in salotto con lui, a scambiarsi opinioni sul mondo di oggi: sui migranti, sul mare Mediterraneo (il più grande cimitero d’Europa) sulla Madre terra, sull’Amazzonia, su Caino e Abele, sul costruire e sul distruggere.

Mai guardare uno dall’alto. È ammesso, ammonisce Bergoglio che chiede cento preghiere per lui, solo nel caso in cui si aiuti qualcuno a rialzarsi. Anche con il rischio di cadere. Un’icona che è già una parabola.

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