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il punto del direttore

Il nemico invisibile

Ora è il momento della responsabilità personale e della solidarietà, proprio come accade quando un Paese viene attaccato

Il nemico invisibile

“Siamo in guerra”. Questa frase, così secca e dura, l’ha pronunciata domenica 23 febbraio il noto virologo Roberto Burioni. L’ha detta quando era ospite di Fabio Fazio alla trasmissione Rai “Che tempo che fa”. Era stato chiamato per intervenire sul virus Covid 19 col quale avevamo a che fare già da diversi giorni. Ai più era sembrata un’esagerazione, quella del medico di origini pesaresi. A distanza di poco più di 15 giorni lo scenario davanti a noi è esattamente quello descritto da Burioni in quelle tre sole parole: siamo in guerra. E non scandalizziamoci. La verità è proprio questa.

In più, ed è una difficoltà ulteriore in un tempo del tutto nuovo per noi e per il quale siamo impreparati, abbiamo un grande nemico invisibile: il Coronavirus. Quel nemico che inquieta i sonni a non pochi e ha mutato il vivere quotidiano e i rapporti sociali. Quello che ci fare stare a distanza e a sospettare e a diffidare di chi ci avvicina. Quello che ci fa essere guardinghi e oggi ci ingabbia in un isolamento cui non siamo per nulla abituati a queste latitudini come nel resto del Paese. Siamo in guerra, e ditemi come non può essere vero.

Si sono già spostate somme ingentissime di denaro con crolli in borsa e vertiginosi rally sui mercati delle merci: giù il petrolio e su l’oro, classico bene rifugio. Siamo ormai, giustamente e finalmente, barricati in casa, come se ci fosse il coprifuoco. Interi settori produttivi verranno spazzati via. Altri troveranno nuova linfa. Ci dovremo reinventare un’economia post bellica, come accadde ai nostri nonni e ai nostri genitori negli anni Cinquanta e Sessanta.

Le nostre città sono quasi blindate. Nessuno in classe. No sport. Niente svago e vacanze. Neppure la serie A di calcio, quasi un sacrilegio. Niente Messe, neanche la domenica. E stop ai funerali. I morti vengono sepolti di corsa, come quando si è sotto le bombe, appunto. Negli ospedali si rischia di non trovare un posto letto. Sono state rimandate tutte le visite ordinarie e posticipati gli interventi non urgenti. È concesso solo lavorare, come quando durante le guerre ci sono da fabbricare i carri armati. Sì, forse siamo in guerra davvero. Ma dov’è il nostro nemico? Non poterlo vedere ci rende ancora più fragili e impotenti. E ci stressa non poco.

Abbiamo anche altri nemici da combattere, pure questi invisibili, anche se li incontriamo di frequente, purtroppo. Mi riferisco all’egoismo che abbiamo visto imperare nelle ultime settimane, nonostante i ripetuti appelli da parte del governo. E poi ancora l’individualismo, una certa diffusa ignoranza, il menefreghismo e la superficialità. Tutti elementi che hanno portato l’esecutivo Conte a rendere l’intera penisola, isole comprese, una sola zona protetta.

Ora è il momento della responsabilità personale e della solidarietà, proprio come accade quando un Paese viene attaccato. Ci si stringe attorno alla bandiera, senza distinzioni. Tutti insieme, in marcia per lo stesso obiettivo: dobbiamo e vogliamo sconfiggere il virus prima possibile per poter ripartire più uniti e più forti di prima. Insieme ce la possiamo fare. Insieme ce la faremo.

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