Editoriale
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Slogan e diritti

Ascoltare i nostri missionari restituisce uno sguardo sulla realtà di certo diverso e spesso più vero

Slogan e diritti

Dal sud del mondo spesso si vede meglio l’essenziale.

Ascoltare i nostri missionari restituisce uno sguardo sulla realtà di certo diverso e spesso più vero. Come in quei quadri impressionisti che da lontano si scoprono più nitidi. Quando si parla, ad esempio, di diritti delle donne, molto spesso si guarda a ovest e a nord. Mentre nelle ultime settimane, è dall’Iran che arriva una lezione di coraggio.

Donne che sfidano uno dei regimi più autocratici del mondo. Un regime che usa la religione come strumento di potere.

Una protesta che ha creato un’ondata globale di sostegno e richiesta di libertà che ha dello straordinario. Una solidarietà tra donne, in nome dei diritti che devono essere di tutte.

Che differenza con un certo tipo di femminismo che vediamo qui, in Occidente e in Italia. In Iran le donne vengono arrestate per aver indossato male il velo. E una di loro, Masha Amini, potrebbe anche aver perso la vita per questo. Da noi si fanno battaglie per rimuovere manifesti che chiedono di non confondere identità affettive e sessuali . In Iran le donne rischiano in prima persona per manifestare contro l’uccisione di altre donne.

Da noi passa come conquista di civiltà poter abortire con minor assistenza medica.

Chiediamoci: dove sta andando un certo modo di pensare? Oltre all’ormai sbiadito slogan “l’utero è mio e me lo gestisco io”, si può andare avanti col discorso? Siamo sicuri, e in particolare sicure, che le campagne portate avanti da certo femminismo siano proprio a favore delle donne e dei loro diritti? Siamo sicuri che quello di cui si parla in certi ambienti abbia a che fare con la vita di tante di noi?

In molte battaglie, lo dico da donna, non mi ritrovo. Più che di una pillola che illude di risolvere una gravidanza indesiderata con la stessa velocità di un mal di testa, più che di stucchevoli dibattiti su cosa sia il gender, se esiste e se si può scrivere in un manifesto pubblico, mi piacerebbe parlare di rette degli asili nido, di effettiva parità salariale, di divisione dei compiti nelle coppie, di flessibilità oraria sul lavoro, di aiuti e sostegni concreti alle famiglie e anche della voce delle donne nella Chiesa. Qui, oltre gli slogan, non si va. Le donne iraniane, invece, e le loro lotte per la libertà e per la ricerca della verità, pur così lontane, mi sembrano tanto più vicine.

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