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Politica e valori: quale guida cerchiamo?

L’urgenza di ricostruire un percorso che sappia guardare alla condivisione di un progetto di vita

Di quale leadership abbiamo bisogno? Quale guida cerchiamo nell’orizzonte politico? Esiste ancora un agire cristiano capace di fare la differenza? La risposta potrebbe sembrare purtroppo scontata. Così nelle parrocchie, nei movimenti e nelle associazioni, ridondiamo di parole sulla crisi dei valori, svolgendo analisi sociologiche ed elaborazioni del lutto dopo una sconfitta elettorale, affetti da una sindrome di minoranza che non riusciamo a debellare.

Senza comprendere in realtà che il vero, drammatico problema è anzitutto spirituale. Cos’ha lasciato la lunga stagione del leaderismo berlusconiano, o la più recente rottamazione renziana. Cosa produrrà attorno a sé la cavalcata salviniana? Una guida capace di innescare processi generativi, o l’urgenza politica di occupare spazi, magari alla velocità di un tweet o di un like in più? Per non parlare di come il marchio “cattolico” venga spesso fagocitato a uso e consumo di una scadenza elettorale, per essere poi digerito il giorno successivo. Parlare di crisi come decadenza spirituale, diventa il prisma per comprendere la realtà e tentare la difficile risalita.

Attorno a questa consapevolezza si è svolta l’esperienza del progetto Lab.Ora, promossa dall’associazione Laudato sì, tenutasi a Roma il 7 e 8 dicembre, che ha radunato i giovani dei laboratori regionali, perseguendo la strada dei “servitori del bene comune”. Un concetto ribadito dal presidente dell’associazione Salvatore Martinez, responsabile del Movimento ecclesiale Rinnovamento nello Spirito Santo. “Il prossimo anno celebreremo il centenario dell’appello sturziano ai liberi e forti: cosa resta oggi di quella stagione nel mondo cattolico?”, ha chiesto Martinez ai presenti. “La vera urgenza sta nel restaurare il binomio tra politica e preghiera. Solo la preghiera è generatrice di spazi e permette all’uomo di entrare in relazione con tutti, perché sa mettersi in relazione con Dio. Solo la preghiera pone l’uomo all’ascolto di tutti, perché per primo sa mettersi in ascolto di Dio”.

Scorrendo nella memoria i grandi testimoni di una politica cristianamente ispirata, da De Gasperi a don Sturzo giungendo fino a La Pira, come non comprendere che la forza capace di accendere in essi il fuoco della carità fosse la loro stretta intimità con Dio? Luigi Sturzo parlava di “crociata dell’amore” quando intendeva tradurre la carità come forma politica. Alcide De Gasperi coltivava il sentimento della vocazione e della missione, verso una politica cui donarsi con totalità e servizio.

Oggi invece? Non solo abbiamo smesso di pensare la politica da cattolici, inseguendo il mondo nel suo secolarismo. Non ci è bastato abbandonare le buone prassi, a volte abbracciando proposte nichiliste e relativiste. Ci siamo talmente divertiti a coltivare le nostre differenze, da ritrovarci indifferenti tra noi stessi e il mondo. Da qui l’urgenza di ricostruire un percorso che sappia guardare alla condivisione di un ideale, di un progetto di vita, ma ancor prima di un’amicizia.

Era l’invito al dialogo lanciato da papa Francesco al Convegno ecclesiale di Firenze del 2015. É l’appello sollevato più volte da monsignor Gualtiero Bassetti, presidente della Cei, per ricucire quello strappo tra “cattolici nel sociale” e “cattolici nella morale”. È anche la prospettiva suggerita in questi giorni: ritrovare nel rapporto con Dio la linfa per la relazione con gli altri, perché la politica senza la passione per Dio e per l’uomo è la più sterile delle donne sterili. Un leader, ha chiosato a fine lavori Martinez, deve saper esprimere “coerenza con fede, rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio”. Siamo pronti a costruire questa nuova leadership?

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