Il coraggio di aver paura

La paura è una emozione negativa che comporta una reazione funzionale di fronte a un pericolo. È una risposta naturale e adattiva, finalizzata a preservare l’integrità della persona, mantenendo conservato il potenziale difensivo e reattivo. Il temine deriva dal latino pavor, vocabolo imparentato con il verbo pavire, che significa abbattersi a terra ed è figurativo di eventi quali lo svenire, il soccombere.

Uno stato ulteriore della paura viene descritto come terrore - dal greco tromos, connesso al verbo tremo o treo che significa tremare, rabbrividire, come indica onomatopeuticamente la radice «tr», propria di una persona che ha i brividi. Il terrore rappresenta una iniziale compromissione del mondo interno che pervade la persona compromettendo le funzioni reattive, ma non è ancora disorganizzante come il panico.

L’essere umano soffre la paura per la sua intrinseca spiacevolezza. Talvolta si prova vergogna o colpa per aver provato paura, come rimprovero narcisistico proveniente da ciò che gli psicoanalisti chiamano Ideale dell’Io.

Per alcuni, la difficoltà di viversi il sentimento della paura è collegata a una certezza interna del suo trasformarsi in panico: in questi casi, la persona si anestetizza emotivamente, attraverso meccanismi di difesa che vanno dalla negazione alla dissociazione, per fronteggiare un inarrestabile processo di totale inabilitazione (Bolognini, 2008).

Coloro che, al contrario, vivono in una condizione di perenne paura, a prescindere dall’oggettività o meno dei pericoli esterni, sono solitamente alle prese con fantasmi interni di varia natura.

Chi manca del sentimento della paura si trova in una condizione di serio pericolo. Ciò giustifica la distinzione tra il coraggioso, che è in grado di percepire e affrontare la paura, e l’incosciente, che la nega. Come affermava Oriana Fallaci: «Il coraggio è fatto di paura».