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Connessioni di... preghiera

I mezzi di comunicazione “devono essere usati con sobrietà e discrezione, non solo riguardo ai contenuti, ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione”. È tutta qui la frase dell’istruzione vaticana “Cor Orans” sulla vita contemplativa femminile che ha fatto titolare alcuni giornali: “Sì ai social per le suore di clausura” o “Le monache diventano social” o addirittura un ironico “Suor Facebook”, con evidente sproporzione fra i contenuti del documento della Santa Sede e la sua riduzione giornalistica.

Connessioni di... preghiera

I mezzi di comunicazione “devono essere usati con sobrietà e discrezione, non solo riguardo ai contenuti, ma anche alla quantità delle informazioni e al tipo di comunicazione”. È tutta qui la frase dell’istruzione vaticana “Cor Orans” sulla vita contemplativa femminile che ha fatto titolare alcuni giornali: “Sì ai social per le suore di clausura” o “Le monache diventano social” o addirittura un ironico “Suor Facebook”, con evidente sproporzione fra i contenuti del documento della Santa Sede e la sua riduzione giornalistica.

Il testo si sofferma principalmente su temi quali l’autonomia dei monasteri, le loro federazioni, la formazione delle religiose e la “separazione dal mondo”. È in questo contesto che apre una doverosa finestra sui media. “La normativa circa i mezzi di comunicazione sociale – si legge – in tutta la varietà in cui oggi si presenta, mira alla salvaguardia del raccoglimento e del silenzio: si può, infatti, svuotare il silenzio contemplativo quando si riempie la clausura di rumori, di notizie e di parole”.

Ciò detto, il documento non nasconde l’opportunità che in clausura giungano gli echi dell’attualità: “Le monache curano la doverosa informazione sulla chiesa e sul mondo, non con la molteplicità delle notizie, ma sapendo coglierne l'essenziale alla luce di Dio, per portarle nella preghiera in sintonia con il cuore di Cristo”. È la preghiera, dunque, il fine di tutto, anche della presenza nel mondo delle comunicazioni, digitali e non.

A proposito di preghiera, un prete della diocesi di Padova, don Marco Sanavio, ha composto una specifica invocazione “per la digisfera”, che recita così:

Signore Gesù, tu che hai detto: «La verità ci farà liberi», aiutaci ad abitare in modo autentico anche l’ambiente digitale e a verificare quello che leggiamo e pubblichiamo nell’infosfera. Signore, tu che hai chiesto a chi ti seguiva: «Chi dite che io sia?», sostienici e guidaci nel costruire la nostra identità, integrando le sue estensioni nell’ambiente digitale con la vita in presenza. Tu che ci hai ammoniti dicendo: «Uno solo è il vostro maestro e voi siete tutti fratelli», manda il tuo Spirito perché possiamo scegliere con coscienza i percorsi digitali che influenzano il nostro pensiero e le nostre decisioni. Signore e Maestro, tu che ci hai detto: «Il vostro parlare sia “sì sì, no no”», liberaci dalla tentazione dell’inganno, dal furto d’identità, dalle azioni illegali, dal nasconderci dietro identità false o dietro l’anonimato, dal gioco che ci fa perdere soldi o dignità, dall’odio e dalla violenza mediati dalla tecnologia.

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