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I giovani alla Chiesa: aiutaci a vivere nel mondo digitale

Dal 19 al 24 marzo trecento giovani provenienti dai cinque continenti si sono riuniti a Roma, su desiderio di papa Francesco, per fare sentire la loro voce in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, in programma in ottobre proprio sul rapporto tra i giovani, la fede e le scelte vocazionali.

I giovani alla Chiesa: aiutaci a vivere nel mondo digitale

Dal 19 al 24 marzo trecento giovani provenienti dai cinque continenti si sono riuniti a Roma, su desiderio di papa Francesco, per fare sentire la loro voce in vista del prossimo Sinodo dei vescovi, in programma in ottobre proprio sul rapporto tra i giovani, la fede e le scelte vocazionali.

Come prevedibile, i riferimenti alla cultura digitale e alle nuove tecnologie sono stati molto numerosi. Non poteva essere altrimenti, considerando anche il fatto che alle centinaia di giovani giunti a Roma se ne sono aggiunti altri 15mila in collegamento tramite i social network.

“La Chiesa deve prendere in considerazione il mondo digitale – si legge nel documento che hanno redatto alla fine della settimana – Auspichiamo una Chiesa accessibile attraverso i social media e i vari spazi virtuali, così da poter offrire una informazione più fruibile ed efficace sulla Chiesa e sui suoi insegnamenti per poter contribuire alla formazione del giovane”.

Per i ragazzi, il web è prima di tutto un luogo di vita. È (anche) lì che vogliono essere incontrati. Esso infatti offre alla Chiesa un’opportunità mai vista nell’evangelizzazione, specialmente attraverso i social media e i contenuti multimediali online.

“Essendo giovani – riconoscono – siamo nativi digitali in grado di guidare questa strada. È inoltre un luogo dove poter relazionarsi con chi proviene da una tradizione religiosa differente, o con chi non ne ha una”.

Non si deve però pensare che il loro approccio alla tecnologia sia acritico e ingenuo. Ne riconoscono invece gli aspetti negativi. Ed elencano i vizi che prosperano online: isolamento, pigrizia, noia, perdita di memoria e di creatività.

“È evidente – scrivono – che i giovani di tutto il mondo stiano consumando in maniera ossessiva i prodotti multimediali”. E ancora: “Gli spazi digitali ci rendono ciechi alla fragilità dell’altro e ci impediscono l’introspezione. Problemi come la pornografia pervertono la percezione che il giovane ha della propria sessualità. La tecnologia usata in questo modo crea una ingannevole realtà parallela che ignora la dignità umana”.

Nonostante questo, concludono, la tecnologia è ormai parte integrante della vita, e come tale deve essere compresa. L’impatto dei social media nelle esperienze non può essere sottovalutato dalla comunità cristiana, a cui i giovani stessi chiedono aiuto: “La Chiesa, impegnandosi in un dialogo costante con noi, dovrebbe approfondire la sua comprensione della tecnologia, così da poter aiutarci nel ponderare il suo utilizzo”

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