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Il futuro dei settimanali diocesani è multimediale

“Chiesa di carta. Settimanali diocesani e conversione digitale” è il titolo di un interessante volume di Marco Piras pubblicato all’inizio di quest’anno dalle edizioni PassionEducativa.

Il futuro dei settimanali diocesani è multimediale

“Chiesa di carta. Settimanali diocesani e conversione digitale” è il titolo di un interessante volume di Marco Piras pubblicato all’inizio di quest’anno dalle edizioni PassionEducativa.

L’autore, che è stato direttore del settimanale di Oristano “L’Arborense” e delegato della Fisc in Sardegna, documenta l’impegno crescente dei periodici d’informazione diocesani, motivatamente restii ad abbandonare la carta stampata, per non farsi sommergere dal mare tempestoso della Rete. Dove però appaiono sempre più come delle fragili barchette di carta, come ben raffigura l’immagine scelta per la copertina del libro.

Nel contesto odierno quale futuro si intravede per i settimanali diocesani? Per rispondere Piras ripercorre il rapporto tra Chiesa e media negli ultimi anni e analizza l’attuale panorama comunicativo delle diocesi italiane. Quasi il 70 di esse di esse possiede un proprio organo ufficiale di comunicazione (con punte del 100 per cento in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Piemonte-Valle d’Aosta, Sardegna e Triveneto).

Le 170 testate censite sono in larga misura settimanali (101). Seguono i mensili (44) e i quindicinali (11). Uno di questi è un quotidiano. I rimanenti sono giornali online. Sulla rete però la presenza è più ampia: nel 60 per cento dei casi i giornali diocesani hanno sia l’edizione cartacea che il sito web, con aggiornamenti quotidiani o settimanali. La percentuale non cambia se si considera la presenza nei social network, a cominciare da Facebook. Inferiore è invece la presenza su Twitter (42 per cento) e su YouTube (31 per cento). Un terzo dei giornali, infine, possiede un’app scaricabile su smartphone e su tablet.

Nonostante le difficoltà, vecchie e nuove, la presenza comunicativa delle Chiese italiane è necessaria oggi non meno del passato. “Noi viviamo nella società della distrazione – spiega a Marco Piras don Adriano Bianchi, presidente nazionale della Fisc – i media spesso accendono le luci sulle cose che vogliono farci vedere e tengono al buio quelle che vogliono che noi non vediamo”. Per questo servono voci informative plurali, libere, a contatto con le persone, capaci di far emergere i temi e i fatti altrimenti nascosti.

“Se tutto questo in un territorio non lo fa la comunicazione diocesana – conclude don Bianchi – non lo fa nessuno. Questa è la sfida per il futuro dei giornali diocesani”. È questa anche la conclusione a cui perviene lo studio di Marco Piras: per il futuro la parola d’ordine è “integrazione”. Tra carta e internet, video e social network, radio, tv e smartphone.

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