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Studio, senbilità, esperienza. Le doti per comunicare

Un interessante volume è stato appena pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana: “ComunICare. 20 giornalisti in dialogo con il Pontefice”

Studio, senbilità, esperienza. Le doti per comunicare

«Avete lavorato, eh?». Sono le parole con cui papa Francesco, eletto tre giorni prima dai cardinali riuniti in conclave, esordì rivolgendosi ai giornalisti accreditati in Vaticano, incontrandoli per ringraziarli di quanto avevano fatto per dare la notizia a tutto il mondo.

Lo ricorda Alessandro Banfi, giornalista e autore televisivo, allora inviato per Mediaset, in un capitolo di un interessante volume appena pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana: “ComunICare. 20 giornalisti in dialogo con il Pontefice”, a cura di Vincenzo Varagona e Salvatore Di Salvo, con prefazione di Paolo Ruffini.

Il libro contiene i discorsi del Papa per le Giornate mondiali delle comunicazioni sociali, dal 2014 al 2023, commentati da alcuni noti giornalisti e direttori. Dietro le loro firme non ci sono solo testate cattoliche, anzi predominano i cosiddetti media laici.

Abbiamo ricordato qualche giorno fa l’undicesimo anniversario dell’elezione di papa Francesco ed è interessante rileggere alcune delle prime parole del suo pontificato, indirizzate ai professionisti della comunicazione. Parole che Banfi definisce una grande lezione di giornalismo. Quel primo impatto – scrive – «resta una delle pietre miliari per avere la corretta concezione di che cosa sia il giornalismo e anche quale sia il compito dell’informazione sull’attualità della Chiesa».

Nel suo discorso, Francesco ricorda che il lavoro nel mondo della comunicazione «necessita di studio, di sensibilità, di esperienza, come tante altre professioni, ma comporta una particolare attenzione nei confronti della verità, della bontà e della bellezza; e questo ci rende particolarmente vicini, perché la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la verità, la bontà, la bellezza ‘in persona’». Per parlarne, commenta Banfi, «la realtà va amata, almeno un po’, va vista con simpatia ed empatia. A volte con compassione».

Lo stesso vale per trattare le notizie sulla Chiesa. «Gli eventi ecclesiali non sono certamente più complicati di quelli politici o economici», rilevava papa Francesco. Eppure essi «rispondono a una logica che non è principalmente quella delle categorie, per così dire, mondane e proprio per questo non è facile interpretarli e comunicarli ad un pubblico vasto». Non si pretende certo un trattamento di favore da parte dei giornalisti, ma quello studio, sensibilità ed esperienza necessari in chi maneggia le notizie. Il Papa – conclude Banfi – «ci chiese di immedesimarsi nelle ragioni della Chiesa, nella sua natura, nella sua specificità».

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