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Videogiocando per il pianeta

Numerose ricerche scientifiche confermano quanto alcuni videogame (non tutti, ovviamente) possano essere utili e istruttivi rispetto all’apprendimento di alcuni tipi di informazioni e di competenze

I videogiochi come possibili alleati nell’educazione dei ragazzi e per la salvaguardia dell’ambiente. Provate a sostenere questa tesi con qualche genitore e ne uscirete con le ossa rotte.

Come è possibile che le ore passate alla Playstation o con l’Xbox One fra le mani possano giovare ai rampolli di casa, con i quali è a dir poco difficile contrattare spazi e tempi di gioco da incastrare fra i compiti e gli altri mille impegni?

Eppure numerose ricerche scientifiche confermano quanto alcuni videogame (non tutti, ovviamente) possano essere utili e istruttivi rispetto all’apprendimento di alcuni tipi di informazioni e di competenze.

L’ente americano di controllo sui medicinali ha addirittura certificato il videogioco “EndeavorRX” come cura medica prescrivibile ai piccoli iperattivi o affetti da deficit dell’attenzione.

Gli inglesi la chiamano gamification, ossia la possibilità di applicare i processi tipici del gioco a contesti di vita quali la formazione e la salute. In genere, il messaggio che contribuiscono a rafforzare è che solo mettendosi insieme per una buona causa, condividendo le proprie risorse, si può sperare di vincere le sfide globali che interpellano l’umanità.

Il caso più noto è forse quello di “Playing for the planet” (Giocare per il pianeta), l’alleanza stretta fra le Nazioni Unite e le principali aziende del settore, tra cui Sony, Microsoft, Google, Ubisoft e Twitch.

Il progetto consiste nell’inserire nei giochi alcune dinamiche che premino determinati comportamenti virtuosi da parte del giocatore, come quelli a favore dell’ambiente o di carattere solidale. I punti di forza dei videogame sono la loro natura interattiva e la possibilità di generare simulazioni di momenti di vita. Per questo - riconoscono gli stessi sviluppatori - essi hanno il potenziale di coinvolgere ed educare il pubblico in aree socialmente rilevanti.

Vi sono poi tutta una serie di azioni su cui i protagonisti del settore si stanno impegnando: raccolte di fondi tramite gli acquisti interni ai giochi, incentivi per lo sviluppo di applicazioni educative, premi per i prodotti che meglio traducono il tema della sostenibilità, sensibilizzazione degli utenti su altre cause benefiche.

Senza dimenticare un impegno anch’esso presente nel documento promosso dall’Onu e firmato da tutti: quello di far giocare insieme genitori e figli. In questo caso, però, non meravigliamoci se finisse rovesciato il pensiero diffuso secondo il quale sono i giovanissimi e non gli adulti la categoria più esposta al rischio di dipendenza da videogame.

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