emergenza sanitaria
Chiuso all'ospedale Bufalini il reparto Covid di Medicina Interna
Una notizia che conforta: è stato chiuso ieri il reparto covid di Medicina Interna al sesto piano dell’ospedale Bufalini di Cesena. Trasformato a inizio emergenza in area Covid-19, esclusivamente dedicata alla cura e all’assistenza di malati di coronavirus, dopo circa tre mesi il reparto è pronto per tornare a poco a poco alla sua normale funzione
Una notizia che conforta: è stato chiuso ieri il reparto covid di Medicina Interna al sesto piano dell’ospedale Bufalini di Cesena. Trasformato a inizio emergenza in area Covid 19, esclusivamente dedicata alla cura e all’assistenza di malati di coronavirus, dopo circa tre mesi il reparto è pronto per tornare a poco a poco alla sua normale funzione.
Gli ultimi tre degenti Covid positivi sono stati trasferiti in Lungodegenza, attuale reparto post-acuti che rimane l’unica degenza ospedaliera Covid dedicata, con una dotazione di 40 posti letto.
Anche il reparto di Anestesia e Rianimazione si è svuotato ed è tornato alla normalità così come stanno gradualmente tornando alle loro funzioni vari reparti specialistici.
“È stata una esperienza professionale molto dura e toccante dal punto di vista umano, per tutti – commenta il dottor Beniamino Praticò direttore dell’Unità Operativa Medicina Interna -. Sento il dovere di ringraziare tutto il personale del reparto che ha svolto con grande professionalità un lavoro difficile per il quale ogni operatore ha dovuto attingere a risorse non solo professionali ma anche fisiche, umane e morali".
“Devo dire – aggiunge Praticò - che sono molto orgoglioso dei miei collaboratori perché nelle settimane di massima emergenza, sono riusciti a gestire numerosi pazienti critici in due aree sub-intensive situate su piani diversi dell’ospedale. Un ringraziamento lo rivolgo anche a tutti i colleghi delle altre unità operative che hanno collaborato con noi, senza mai lasciarci soli a combattere questa dura battaglia, in particolare ringrazio i colleghi della Terapia intensiva e del Pronto soccorso con cui abbiamo condiviso la gestione dei pazienti più gravi. In tutti è prevalso un grande senso di orgoglio legato alla consapevolezza di svolgere un lavoro importantissimo e indispensabile”.
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