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emergenza sanitaria e giovani

Coronavirus: le attese, i timori e la gioia di una laurea via web

La discussione e la festa online, con i cannelloni preparati dalla nonna tuttofare. La testimonianza del giovane Matteo Burzacchi

Matteo Burzacchi appena dichiarato dottore in Giurisprudenza festeggia con tutta la famiglia

Una laurea online. Ne abbiamo scritto ieri. Abbiamo raccontato quella di Matteo Burzacchi di Martorano di Cesena. Si è conquistato la lode in Giurisprudenza. Ha discusso la tesi da casa, attraverso il monitor del suo pc. Un'esperienza unica che ora Matteo vuole condividere con tutti i nostri lettori. Una giornata indimenticabile, come scrive lo stesso Matteo, per un'infinità di motivi, a partire dall'emergenza sanitaria che ha costretto tutti, familiari, amici e professori, a una discussione fuori sede e a festeggiamenti e brindisi da consumarsi rigorosamente a distanza. Ma non per questo meno calorosi e affettuosi. Un segno di speranza in un momento davvero difficile per tutti. 

Di seguito pubblichiamo la ricostruzione dei fatti delle ultime settimane e tutti i sentimenti vissuti, fino alla gioia di avere raggiunto un bel traguardo. Ecco il testo che Matteo Burzacchi ha scritto per noi.

E’ il 23 febbraio, quando dalla casella di posta elettronica istituzionale fornita a ogni studente dell’Università, arriva dalla segreteria la prima mail avente come oggetto: “Misure precauzionali contro la diffusione dell’infezione Coronavirus Covid-19”. Io sono ancora uno studente universitario iscritto all’ultimo anno della facoltà di Giurisprudenza a Bologna, e sono ormai in procinto di laurearmi nell’imminente sessione di marzo. Leggo velocemente la mail istituzionale, in cui il Rettore dell’Alma Mater Studiorum dispone la sospensione delle attività didattiche (lezioni, esami di profitto e sedute di lauree) per la settimana seguente. Mai mi sarei aspettato di essere di fronte al primo campanello di allarme di ciò che sarebbe accaduto di lì a qualche settimana, travolgendo prepotentemente non solo la mia vita da studente universitario, ma quella di milioni di persone.

Continuo normalmente la mia vita da laureando, tra piccoli accorgimenti alla tesi di laurea ormai ultimata, la scelta del vestito e la preparazione dei festeggiamenti con amici e parenti, pregustando uno dei giorni più attesi di ogni studente universitario. Qualche giorno dopo arriva la prima doccia fredda: l’ennesima mail da parte del rettore, che ormai aveva assunto cadenza giornaliera, dispone l’approvazione circa la possibilità di sostenere la discussione del proprio elaborato finale in modalità telematica. Panico. Le bacheche Facebook dei vari gruppi di studenti dell’università di Bologna pullulano di post che si dividono tra gli “indignati” che rifiutano l’idea di passare un giorno così importante davanti a uno schermo, e quelli invece che propongono modalità alternative rispetto a quella online, anche se poi si riveleranno tutte inattuabili per via dell’emergenza sanitaria che si stava pian piano prospettando.

Le notizie che si susseguono in quei giorni sono sempre meno rassicuranti, e gradualmente ogni laureando si rassegna all’idea che quel giorno tanto atteso non potrà svolgersi come avremmo tanto desiderato. Dopo una cena con i coinquilini con cui divido l’appartamento, in cui esprimo tutte le mie perplessità sul da farsi, appurato il divieto di spostamento e di qualsiasi forma di assembramento che il giorno seguente sarebbe diventato effettivo, scelgo di tornare a casa in auto, nella prospettiva di festeggiare “almeno” con i miei familiari.

I giorni che seguono sono difficili da definire. Si passa in rapida successione da un senso di soddisfazione per il traguardo che si sta avvicinando a un profondo rammarico per non poter trascorrere quel giorno insieme agli amici, nuovi e vecchi, che mi hanno accompagnato lungo il mio percorso. Dopo qualche piccolo inconveniente tecnico legato alle inevitabili stringenti misure volte a contenere l’emergenza sanitaria, come i pantaloni rimasti bloccati dalla sarta o la nonna costretta a improvvisarsi parrucchiera, finalmente giunge il giorno tanto atteso.

Decido, al pari di diversi miei compagni nella mia stessa situazione, di affidarmi alla diretta Instagram per permettere agli amici di assistere, seppure a distanza, al momento della discussione e soprattutto a quello della proclamazione. Dopo qualche accorgimento tecnico, necessario per potermi collegare alla piattaforma dove i componenti della commissione sono già riuniti (ciascuno rigorosamente presso la propria abitazione), comincia il mio esame di laurea. La mia sala si trasforma in un’aula magna e al mio fianco ci sono i miei familiari come spettatori. Termina la discussione e, in attesa della votazione finale, alzo gli occhi verso di loro, e non posso non accorgermi della commozione e del profondo senso di gratitudine che pervade i loro volti. Mi alzo, corro ad abbracciarli, dimenticando in un attimo settimane di dubbi e incertezze sul fatto che non mi sarei potuto godere pienamente quei momenti indescrivibili. Seguono poi il brindisi online, organizzato tramite videochiamata da Giacomo e Stefano, che davanti alla platea sempre più numerosa degli amici che mi seguono a distanza via social, riescono nella straordinaria impresa di farmi sentire tutta la loro partecipazione e vicinanza. Infine i festeggiamenti di rito, con foto, rinfresco e cena a base di cannelloni preparata dalla nonna tuttofare.

Nonostante manchino ancora il momento della proclamazione ufficiale, che l’Università organizzerà non appena l’emergenza sarà cessata, e i festeggiamenti veri e propri, quello di ieri l'altro (17 marzo) rimarrà un giorno che ricorderò con immensa commozione e gratitudine, verso tutti. Nei confronti dell’Università di Bologna, che si è adoperata fin da subito nell’arduo tentativo di permettere la continuazione delle proprie attività formative. Verso la mia famiglia che non ha mai mancato di sostenermi, soprattutto nei momenti più difficili. E verso miei amici che hanno contribuito a rendere unico un giorno, che nonostante tutto e proprio per la sua unicità, non potrò mai dimenticare.

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