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Coronavirus, parla l'ex primario del "Bufalini" Augusto Biasini: "Sono i nipoti che hanno contagiato i nonni"

In Emilia-Romagna le tendenze sembrano andare un po’ meglio rispetto alla Lombardia. Per quale motivo? “Da noi ci si è attrezzati meglio grazie all’esperienza vissuta in Lombardia", dice l'esperto

L'ingresso dell'ospedale "Maurizio Bufalini" di Cesena

“Sto molto in casa, ovviamente, e collaboro alla gestione della famiglia. Do molto spazio alla preghiera e allo studio. E quando posso cerco di rendermi utile”. Si confessa così Augusto Biasini, già primario al “Bufalini” di Cesena in Pediatria e patologia neonatale, uno dei medici che si è messo a disposizione dell’ospedale, se dovesse servire. Sull’impegno nella carità aggiunge: “ovviamente con le limitazioni che tutti abbiamo”.

Biasini è impegnato da un paio di anni con il Banco di solidarietà. Ieri sera abbiamo pubblicato un servizio che i lettori possono leggere qui a fianco. Fin da subito, grazie alla sua presenza, al Banco hanno attivato i presidi di sicurezza per i volontari e per le persone cui si porta il pacco con gli alimenti.

Sulla pandemia Biasini ha opinioni da esprimere. “La scienza è come un diesel. Va piano. Ora però i lavori scientifici validati sono disponibili e dicono cose molto più chiare rispetto a qualche settimana fa. Una pandemia ha sempre una curva a campana. Di solito dura otto settimane. Fa molti ammalati, molti contagi, tanti guariti e si diffonde l’immunità di gregge”.

“Abbiamo due maniere per contenere il contagio - prosegue Biasini nelle sue tesi -. La vaccinazione, non possibile per il Covid-19, e il distanziamento sociale associato alle 10 norme dell’Oms (Organizzazione mondiale della sanità, ndr) che tutti ormai conosciamo. Adottando questa seconda opzione l’epidemia dura dalle 12 alle 14 settimane. Non di più. Un dato a mio avviso è determinante va tenuto presente: questo virus contagia molto di più i giovani ai quali dà poco fastidio e molto meno gli anziani a cui procura parecchi danni”.

Prendiamo il caso della chiusura delle scuole. “E' stato un atto dovuto per rallentare la progressione dell'epidemia. Tuttavia doveva essere affiancato a un messaggio chiaro: i nonni non dovevano stare con i giovani, visto in Italia c’è un grande rapporto tra ragazzi e anziani. Per fatto storico e culturale, ed è una bella cosa. Ma nel caso del Coronavirus è stato un elemento che ha favorito il contagio. Sono i nipoti che hanno contagiato i nonni”.

Abbiamo di certo tantissimi contagiati asintomatici nell’età che va dagli adolescenti ai trentenni. Ci vorrebbero tanti tamponi – aggiunge Biasini – per sapere esattamente quanti sono. Ma sono almeno 5-6 volte quelli conteggiati. Se non dieci volte. Seguo le vicende di un paio di pazienti Covid-19. Attorno a loro gravitano una dozzina di familiari ai quali non è stato fatto alcun test, quindi non risultano tra i contagiati, ma è molto probabile che lo siano”.

E la famosa mascherina, dottore? “Non è tanto quella che fa la differenza. Serve nei contatti con persone sospette. Servono il distanziamento sociale e le dieci regole di comportamento, come le dicevo prima. Ad ora l’unica certezza è il numero dei morti, anche se noi li contiamo in maniera diversa da Germania e Austria. La differenza tra morti con il Coronavirus e per il Coronavirus è davvero decisiva. Il commissario ad acta della nostra Regione, Sergio Venturi, ha detto che vuole vederci chiaro su questa materia”.

In Emilia-Romagna le tendenze sembrano andare un po’ meglio rispetto alla Lombardia. Per quale motivo? “Da noi ci si è attrezzati meglio grazie all’esperienza vissuta in Lombardia . Il famoso R0 del Covid-19 è 2,4. Per la normale influenza stagionale è 1,4. Per il morbillo 10. Tanti altri virus mietono vittime tra gli adulti e non tra i bambini, un po’ come questo. Sotto i dieci anni la mortalità è zero. Non passa attraverso il latte materno e la placenta. Dobbiamo tenere presente che da noi la popolazione è molto più anziana e che si vivono stretti rapporti tra le generazioni”.

Infine, allora dottore, perchè siamo tutti così in affanno? “Ciò che mette in ginocchio il sistema sanitario è la polmonite che dura 14 giorni. In Italia a oggi abbiamo 12,5 posti letto in Terapia intensiva ogni 100 mila abitanti. A causa della spending review questo rapporto è molto sceso negli ultimi dieci anni. In Germania il rapporto è doppio rispetto al nostro. Nel Regno unito è la metà. In Emilia Romagna sono stati aumentati subito i posti letto. La Lombardia è stata presa in contropiede e il sistema è andato verso il collasso. A Cesena si è lavorato ancora meglio, con diagnosi precoci. Ciò ha permesso di seguire i pazienti molto meglio e più da vicino”.

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