Cesena
stampa

Campo della Stella

Un piccolo monastero come faro di speranza nel cuore della Siria

Palazzo del Ridotto pieno di gente, questo pomeriggio a Cesena, per la presentazione della mostra “Azer, l’impronta di Dio"

Foto PG Marini

Palazzo del Ridotto pieno di gente, questo pomeriggio a Cesena, per la presentazione della mostra “Azer, l’impronta di Dio. Un monastero nel cuore della Siria”.

L’incontro è promosso dal centro culturale “Campo della stella”, Orizzonti, scuole del Sacro cuore, La Comitiva, Avsi e con il patrocinio della Diocesi di Cesena-Sarsina, l’abbazia di Santa Maria del Monte, il Comune di Cesena e il nostro giornale.

Nel pubblico, l’abate del Monte dom Mauro Maccarinelli e l’assessore ai servizi sociali del comune di Cesena, Carmelina Labruzzo.

Giorgio Paolucci, editorialista di Avvenire, nell’introduzione cita tre parole: tradizione, bellezza e amicizia. Tre parole da incarnare in una terra difficile, nonostante tutto. «Ma quelle suore sono diventate, per tanti, “le nostre suore”. Con una parola di riconciliazione per tutti, in un luogo in cui si impara dall’amore di Dio ad amare l’altro».

«Un’apparente fragilità, la presenza di cinque suore in Siria, come la crepa attraverso cui può arrivare la luce di Dio» ha concluso Paolucci.

I lavori del pomeriggio sono coordinati da Ombretta Sternini del Campo della Stella.

Dopo Paolucci è intervenuto Alberto Mazzucchelli, curatore della mostra (visitabile a palazzo Ghini fino al 2 marzo): «Avremmo dovuto lavorare tre mesi al progetto, ci siamo fermati 14 anni. Per capire come realizzare un monastero, le monache ci dissero che dovevamo abitarci per un po’ di giorni. Al ritorno da questo viaggio Chiara, che si era fermata qualche tempo in più nel monastero in Valserena, mi chiese cinque settimane di ferie. Andò dalle monache e, al ritorno, mi disse che aveva trovato la sua strada. È passata da mio braccio destro in studio, dove siamo una quarantina, a una vita da monaca».

Per Mazzucchelli: «I monasteri sono i sassi che risuonano dei canti delle comunità monastiche. Dopo 13 anni, non sono più io che progetto il monastero ma sono i monasteri che hanno riprogettato me».

L’ultimo intervento è di suor Anastasia Panzavolta della Piccola famiglia della resurrezione: «Siamo a Cesena dal 18 maggio dello scorso anno, quando nei giorni dell’alluvione siamo stati prelevati con l’elicottero. Come comunità a Gerusalemme, ogni sabato sera, facevamo la veglia dentro il santo sepolcro. Qui, ogni sabato di quaresima facciamo delle veglie con amici e quanti vogliono essere con noi».

«Preghiera e contemplazione, un sostegno e una testimonianza della vita monastica per tutti noi», ha chiuso Ombretta Sternini ringraziando suor Anastasia.

Il tavolo dei relatori alla presentazione della mostra Azer - Foto PG Marini

Il tavolo dei relatori alla presentazione della mostra Azer - Foto PG Marini

Creative Commons - attribuzione - condividi allo stesso modo
Un piccolo monastero come faro di speranza nel cuore della Siria
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti) disabilitato.

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento